Si ricomincia: edizione 17, e con lei tornano le pagelle di X Factor. Questa annata 2023 sembra essere iniziata sotto una buona stella. Alcuni progetti molto interessanti, artistici e umani, spunti creativi non banali, il tavolo dei giudici è ancora disunito, ma mostra le sue potenzialità. Le donne si fanno valere, gli uomini però mostrano le due band più irresistibili. Non sarà facile scegliere per i quattro giudici che, a naso, qualche sì l’hanno detto per mettere in difficoltà gli avversari (e Ambra se n’è accorta, temendo che le lascino qualche “scartina”).
Asia Leva 10
Non abbiamo ancora capito il suo genere, che va dalla trap ai Gipsy King e lei con la sua tuta da motociclista Pokemon è a suo agio con entrambi. Lo è in tutti e 47 i generi che ha percorso in meno di due minuti, a dirla tutta. Ha 18 anni ed è così matura che riesce a citare Fedez in un gran pezzo ripensato da lei (I like it), a definirsi con un “sarò la Fedez femmina, mi odieranno quanto odiano te, tranquillo” e a mettere insieme questo pezzo che nella bocca e nel corpo di altri sarebbe stato a rischio di umorismo involontario. Lei invece ha già un’identità precisa, un carisma non comune e una voce clamorosa. Hai talento ragazza, non cadere nella tentazione di diventare la mascotte del programma.
Non puntare (solo) sulla simpatia, perché sei brava. Ma davvero.
Angelica Bove e Sara Sorrenti 9,5
Non mi ha commosso la versione de La notte di Arisa di Angelica Bove, mi è solo entrata una bruschetta nell’occhio. Una Charlotte Gainsbourg dalla voce d’angelo che rende meravigliosa una canzone che finora probabilmente non avevamo capito (e Arisa sa cantare). La vorresti abbracciare come ha fatto Ambra e proteggerla da un talent pericolosissimo per le anime candide come lei. Si faccia scudo del talento clamoroso che ha, cresciuto in una vasca da bagno.
Sara Sorrenti è la NAIP femmina. Una meravigliosa folle dentro un’ex travet che ci ha regalato un racconto, un mondo, che non è solo musica o recitazione, è pamphlet e Chomsky e una voce incredibile che per l’audizione ha inizialmente tenuto nascosta per dirci qual è la sua identità. Che è progressive, che assomiglia ai CCCP ma ancora di più ai Bluvertigo (ma Morgan ha fatto finta di non notarlo), ma che poi in realtà è soprattutto una cosa mai sentita. Il problema è che lei rappresenta alla perfezione il teorema Erio: un talento che solo con X Factor può farsi conoscere ed amare, finché X Factor non farà più danni degli effetti positivi che ha portato al talento stesso.
Matteo Pierotti e Filippo Ferro 9
“A me piace tantissimo giocare”, dice Matteo con l’entusiasmo di Zeman durante un’intervista dopo una vittoria. Ha una pettinatura beatlesiana e canta Califano. Come puoi non amarlo? Poi è capace di indossare una canzone scomodissima come Io non piango, che il cantautore romano dedicò a Piero Ciampi. Una scelta pazzesca, per un ragazzo che ha una purezza negli occhi e una vita dolorosa nella voce che fanno a botte mentre canta. In perfetta, lacerante armonia. Ha emozionato pure Fedez, che è un orsacchiotto dolcissimo quando vuole, ma ha bisogno di qualcuno che glielo ricordi. Se le fa tutte così, quest’anno si gioca per il secondo posto.
Glory Box di Filippo Ferro è l’esercizio di stile della serata: finché non inizia a cantare non gli sospetti neanche lontanamente quello spettro vocale, quel coraggio, quella personalità. In quel corpo esile, ci sono tre rocker cazzutissimi. Se sapranno andare d’accordo con lui, avremo il primo solista band. E capisci che fenomeno è dal fatto che gasa soprattutto coloro che dovrebbero viverlo come un rivale ma che si innamorano subito di quelle corde vocali.
Stunt Pilots e Astro Mare 8,5
Tre outsider veri. Tre che vorresti come migliori amici, soprattutto all’età in cui hai imparato a odiare i borghesi che di loro si vergognerebbero. Tre che suonano da dio e che ti regalano l’effetto Gigi La Trottola. Sfigati ad amplificatori spenti – almeno per quelli che non ne colgono la poesia e la bellezza -, diventano fighi, più alti e più belli appena suonano. La Kiss di Prince degli Stunt Pilots è una di quelle cose che se la senti in un locale ti dimentichi cos’hai nel bicchiere e con chi sei venuto. Al loro secondo pezzo stai già pogando con uno sconosciuto. Al terzo sei sul palco con loro a muoverti sguaiatamente e loro non sbagliano una nota comunque. Ragazzi, portatemi in tour con voi. Sarò la vostra groupie. Ma voi dovete promettermi di partire in tour con gli Astromare, perché voi cinque siete anime gemelle. E la musica è quella naturalezza nelle vostre voci, la voglia selvaggia di suonare che ti possiede, quelle bacchette usate come dita e viceversa, quel rock che hanno dentro e continua a scorrergli dentro pure quando fanno le loro citazioni nerd da Star Wars. Quando li senti, ti commuovi. Perché quell’entusiasmo è qualcosa che questo mondo decaduto e vecchio si è dimenticato.
Ci avete ricordato Michael J. Fox che suonava in Ritorno al futuro. Non cambiate mai.
Torno fra poco, vado a vendermi casa per produrvi.
Morgan 8
“Io sono venuto non per sfidare i miei giudici, non per prevalere su di loro, ma per prevalere sul mondo decaduto intorno a me. Con estrema naturalezza e umiltà penso di essere il migliore”. Abbiamo il Jep Gambardella di questo X Factor numero 17, che è tornato a fare il giudice (ricordiamolo, quello che ha vinto più volte) solo per il potere di farlo fallire questo talent. E comunque che voto vuoi mettere a uno che si (ri)presenta così, dopo aver rischiato di saltare ancora prima di cominciare, con un delirante monologo in un suo live, un po’ omofobo e un po’ Fedezofobo che gli è costato metà del cachet (devoluto, evviva, a Casa Arcobaleno: w le multe che portano felicità ad altri, abbasso le epurazioni moraliste). Dopo l’esibizione geniale e travolgente con Beatrice Quinta l’anno scorso, in cui ha quasi rischiato di romperle qualche osso, torna equilibrato, quasi accondiscendente, ma ogni tanto scatta in piedi ed è ironia, poesia, follia e sensibilità. Morgan sarebbe Beckett dentro Battiato, se solo ne avesse voglia. Per X Factor serve decisamente meno, quindi prendete i pop corn (soprattutto quando rimette a posto il solito pop boy un tanto al chilo) e godetevela.
Fedez 7,5
Il voto è soprattutto per la clamorosa puntata 127 del podcast Muschio Selvaggio con Morgan Castoldi. Gesto di classe ed è venuta benissimo. Da ascoltare dal primo all’ultimo minuto. Come sempre nelle audizioni, lui va sul sicuro: è (ancora) sereno, controllato, ha il pregio di sapere, strategicamente, già cosa lo aspetta. E quindi è severo ma raramente ingiusto. Negli anni sta affinando l’ironia, ha qualche momento persino tenero (tipo quando mostra i suoi disegni ad Ambra, tutto orgoglioso, probabilmente perché ha capito che quest’anno lei è in versione tigre), sa che quel tavolo ha bisogno di stabilità, almeno all’inizio. È quello che gareggia di più e gioca di meno. E le sue stilettate a freddo rimangono impareggiabili. I sociopatici di tutto il mondo (compreso chi scrive) si sono immedesimati nel suo (non) abbraccio ad Asia Leva. Sarà un grande amore.
Giulia Petronio e Animaux Formidabile 7
“Hai gusto”. Dice Ambra. “Sei raffinata, elegante”. Dice Morgan. “Per me è sì” Dice Dargen. “Sei intimorita, questa paura non credo te la toglierai ai live”. Sentenzia Fedez. Niente, appena c’è un po’ di delicatezza sul palco, come la voce di Giulia che accarezza la Je Veux di Zaz con stile e precisione, Federico la sopprime con il suo finto nichilismo con cui si protegge (sì, sono un fan delle due stagione di The Ferragnez). Ma la ragazza ha talento, presenza e lo stupirà. Il consiglio è scatenarsi, alla prossima tornata, con un pezzo di Stromae oppure addirittura i NOFX di Champs Elysées, per stenderlo. Con noi ci è già riuscita.
Gli Animaux hanno una bella idea, iconica e musicale, sono un progetto creativo e di vita spudoratamente figo. Questi gatti randagi che sono, incidentalmente, anche una coppia sposata nella vita sono eccitanti. In tutti i sensi.
Hanno fatto 35000 chilometri a suonare nei club negli ultimi mesi. Sarei curioso di sapere quanti li hanno invitati in altri club. Non sbagliano una parola neanche fuori dall’esibizione, mantenendosi pieni di sintomatico mistero. Fanno venir voglia di poliamore. Miao amore miao.
Ambra Angiolini 6,5
“Perché tutti si identificano con il dolore?” Chiede Morgan. “Perché a volte è il posto più comodo in cui stare”. Ecco, Ambra, è lì per quello. In mezzo a quegli ego, a quella competenza tecnica e creativa, lei è il termometro della sensibilità sotto pelle, artistica ed emotiva, del pubblico, degli appassionati. Sappiamo che sa di musica, ma conta ancora di più che lei valuti la capacità dei concorrenti di stare in scena, la forza espressiva delle loro performance, intuire quello che agli altri è precluso. Se invece, come spesso l’anno scorso, prova a giocare secondo le regole degli altri, rischia di uscirne con le ossa rotte. Ci è piaciuta invece anche nella versione grillo parlante: “Dargen te lo immaginavi nell’economia della tua squadra?”. “No”. “E allora perché volevi prenderlo? Per donarlo a noi?”. Colpito e affondato. “Sono d’accordo con te” dice Morgan. “Non sei d’accordo con me e non mi interessa” risponde lei. E andiamo.
Suggerimento: Angelica Bove, per emotività e talento, può resistere solo con lei. Anche se la piccola non lo sa, visto che la giovanissima cantante è venuta per Morgan.
Il collettivo 6
“E ti pensavo solo quando ti tradivo” è una trap frollata, come giustamente ha fatto notare Dargen (ditelo che ci state rubando il lavoro), che ci riporta ai tempi in cui la Dark Polo Gang ancora parodiava i trapper e non era convinto di esserlo diventati. Non si capisce se c’è ironia e voglia di giocare nel loro Sottone dannato oppure se sia solo un bluff ben giocato con un pezzo paracelo sotto cui c’è poco e niente.
Ma in fondo non è il dubbio che ci viene ogni volta che una band arriva a X Factor?In fondo ha ragione Agnelli quando dice che un gruppo è il posto più comodo in cui fare musica quando si è adolescenti.
Dargen D’Amico 5
Morgan sembra acuire la sua crisi d’identità. La quota surreale, provocatoria viene monopolizzata dalla new old entry e lui sta cercando il suo posto che già lo scorso anno trovava a corrente alternata. L’impressione è che non lo aiuti la regia che non sembra particolarmente interessata a lui, forse ora è all’erta in attesa di capire come lasciare un segno. Potrebbe essere il giudice perfetto, finora ha pagato il fatto che in queste due stagioni la squadra non è mai stata molto complementare, ma più quattro singoli seduti a un tavolo. Deve riuscire a ritrovare la spensieratezza delle prime puntate della scorsa stagione, ieri si è fatto asfaltare anche da un’Ambra in ottima forma.
Lucia Anna Spinosa 4
Se fai Sweet Dreams pensando che sia di Marilyn Manson e non degli Eurythmics, possiamo anche passarci sopra. Ma cantarla con la voce di Piero Pelù – Fedez, torna al tuo posto, le pagelle le facciamo noi, tu li devi solo eliminare, non rubarci le battute – è devastante. Se poi lo fai con lo sguardo cattivo da cartoon – o era miopia, ancora non è chiaro – se sembri disegnata per partecipare a La corsa più pazza del mondo, è difficile non farti diventare un meme. Un merito però ce l’ha: il numero comico di Dargen, Ambra e Morgan riposseduto che provoca non era male.
EyezXX 3
Io mi faccio schifo è una frase che m0lti di noi possono condividere, sottoscritto compreso. Anzi, per primo. Nel caso della sua canzone omonima, prima delle audizioni, però lo avevano fatto solo in 16. La caricatura di una punk con tanto di musicista che per cercare di dirle la verità su cosa sono loro due, ha scelto il nome d’arte di Simba. Un raro esempio di pezzo tutto sbagliato, di esecuzione atroce, di capacità di occupare il palco con personalità minima. Insomma una coerenza straordinaria con il titolo della canzone. Un’aderenza perfetta al suo valore.
Pietro Sinopoli – Retro 2
Avrebbero dovuto farci vedere la faccia del tecnico che è stato costretto a creargli la postazione con i suoi strumenti a tempo di record. Tipo Corrado alla Corrida, credo sarebbe stato bellissimo vederne le smorfie, scorgere la tipica faccia del “tutto ‘sto casino per questa canzone imbarazzante?”. Fai fatica a capire se quella di Retro è inconsapevolezza o provocazione o semplicemente il non avere un amico sincero. L’impressione è che alcuni musicisti gli autori li selezionino per far uscire dai giudici il bullo che è in loro. Mentre battono le mani a tempo e cantano, sapendo che lo elimineranno, Fedez guarda i suoi tre sodali con riprovazione. Forse in ricordo di quando anche lui era Retro.
Enrico Polloni 1
Come si fa a scrivere una canzone così brutta che fa il giro e diventerà la prossima hit dell’estate? Ve lo dice Enrico. L’unico problema è che 70 cammelli non è una canzone. Non si capisce bene cos’è. Potrebbe provare ad andare a Italia’s got talent e lì forse qualcuno saprà dire cos’è e cosa fa Enrico. Qui abbiamo scoperto che non è un cantante. A ora è un bravo ragazzo maschilista e con un inquietante tendenza allo stalkeraggio. Il tipico comico italiano moderno, insomma. O il nuovo Rovazzi, chissà.
Papercats 0
Chi era al primo concerto milanese dei Blink 182 ricorda perfettamente la delusione di una generazione che li credeva geni e si trovò davanti dei cialtroni incapaci di suonare con un minimo livello di decenza. 75 minuti circa che nei momenti migliori sono sembrati un soundcheck con gli strumenti starati (quello dei Blink). Loro sono degli eroi, per essere entrati nella storia della musica per un paio di pezzi (più che altro per le loro registrazioni in studio), questi ragazzi riescono a stonare un pezzo sfacciatamente semplice, eludendone persino un riff elementare. E ti chiedi perché andare fino a Milano per farselo dire, che sono scarsi. Hanno però fatto un miracolo: ridurre al silenzio Morgan che durante il resto della puntata non ha negato un commento a nessuno.
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