Seconda puntata delle audizioni, seconda tornata di pagelle per X Factor 2023. Tradizionalmente la serata più fiacca – non c’è l’entusiasmo dell’esordio, troppi cantanti e musicisti medi passano per indolenza dei giudici che non sanno dire abbastanza no – e quest’edizione numero 17 non fa eccezione, anche se due o tre concorrenti fanno la differenza. Giudici soporiferi, ma ci sta: cercano in ogni modo di non litigare, anche se qualcosa cova sotto la cenere (Mowmag ha raccontato di uno scontro feroce tra Morgan e Ambra, censurato in montaggio dopo i monologhi violenti che son costati metà del cachet al primo), e il risultato è una serenità parrocchiale al tavolo. Poco rumore per nulla, tanto che i primi ascolti sono stati tra i più bassi della storia (400.000 circa).
Fortàpasc 10 e lode
Inizia X Factor. Pubblicità. Zapping. Rai 3. Ventidue e dieci, minuto più minuto meno. Fortàpasc di Marco Risi. Impossibile tornare su SkyUno, si recupera tutto su Now più tardi. Il 23 settembre, d’altronde, è l’anniversario della morte di Giancarlo Siani ed è giusto ricordarlo. Ricordare che da quel film sentire Ogni volta di Vasco Rossi fa troppo male. Ricordare il sindaco di Torre Annunziata, Cassano, il nemico politico di quel reporter bravo e coraggioso, interpretato da Ennio Fantastichini, che non c’è più, pure. E poi c’è quella monumentale, inarrivabile interpretazione di Libero De Rienzo, maledizione Picchio quant’è difficile non piangere, lo si fa solo perché quel film va visto e rivisto col massimo dell’attenzione. Perché lì il tuo talento brilla, abbaglia, conquista. E poi Riondino, Lodovini, in ogni scena c’è un gioiello. Marco Risi alla regia, uno che ha fatto Il muro di gomma, Mary per sempre, L’ultimo capodanno, Fortàpasc. Ad altri per essere chiamato maestro e vincere premi a pioggia o un Oscar è servito pure meno. E in quel film aveva come protagonista il migliore di tutti.
Margherita Silvestrini aka Margot 10
Arriva, con le sue insicurezze – sorella, qui se tu hai incertezze sul tuo talento o su qualsiasi altra cosa che ti riguardi, noi passiamo pure nasconderci in fondo a una caverna e tagliare i ponti col mondo – ed è capace di regalarci una Carrà un po’ brit e un po’ Birkin. Davvero difficile non amarla. A far l’amore comincia tu, ma come dice Ambra, ascoltando lei “si fanno proprio i figli”. Fascino a pacchi, bella come il sole, una voce che ci porterà ovunque lei vorrà. Sì, il nostro è amore, senza se e senza ma.
Simona Bonura 9,5
Un’altra che arriva, nascosta sotto un trucco aggressivo e un look banale. Banale, almeno, rispetto a quello che succede quando inizia a cantare. Prima non riesce a stare in piedi, parla con il fiatone, si piega su se stessa per il panico. Poi canta Giuni Russo scritta da Battiato e tu dimentichi tutto, e fortunatamente pure lei lo fa. Io, Simona, che di talenti non ne ho, ti propongo uno scambio. Mi tengo il tuo stress, inglobo i tuoi attacchi di panico e tu, semplicemente, riempi ogni luogo in cui sei di quella voce incredibile, educata e selvaggia, squassante e carezzevole. Perché solo una pazza può rifare Giuni Russo. Una pazza o una maledettamente brava.
Sickteens 9
Già che ti chiami così dai tempi del Covid, perché avevi 16 anni e il mondo era Sick, malato,meriti di passare. Tre ragazzi normali, il frontman che era Billy Elliot e che giocava a basket con il chitarrista che a sua volta usciva in bici col batterista. Tre che si mettono insieme, in una band, perché a quell’età si fa, per passioni comuni, voglia di stare insieme, proteggersi insieme dal mondo. Per poi scoprire che erano fatti per condividere un palco. I due musicisti sembrano avere vent’anni di esperienza, concerti, registrazioni, jam session, il frontman ha il carisma di chi con quella voce può fare tutto, lo sa, ma ha dentro il fuoco sacro col sorriso. Uno che non sbaglia una nota, tiene la scena con cazzuta eleganza e poi, finito tutto, è un bimbo cresciuto che piange di gioia e dopo i complimenti stringe i compari come solo la purezza sa dettarti. I cattivi ragazzi andranno pure dappertutto, ma quelli bravi te li porteresti te ovunque.
Maria Tomba 8,5
La vedi e di primo acchitto sembra la cugina di Asia Leva. E in effetti si potrebbe mettere una nuova regola che potrebbe rinnovare questo talent alla grande: se alle audizioni qualcuno ti piace e lui è d’accordo e magari siete passati entrambi, si potrebbe provare a fare lo step successivo insieme. Maria e Asia vincerebbero a mani basse. Dentro questa ragazza c’è tutta un’orchestra, un sintetizzatore, i cori e almeno un altro paio di cantanti con timbri e un tiro diversi tra loro. Come Asia rischia l’effetto mascotte per il suo entusiasmo cartoonesco che quasi fa dimenticare a tutti che ha fatto eccellentemente Janis Joplin, con irrisoria felicità.
Carmelo Genovese aka Delvento e Fabio Morini aka Fabui 8
Il garbo. Sì, hanno il sapore delle parole antiche ed eterne questi due ragazzi imprigionati in due corpi particolari: il primo un colosso dolce, un Wrongonyou prima maniera (e ricordiamoli i talenti, quelli veri, vedi di tornare con un album in fretta) che sa quello che vuole quando chiude gli occhi e canta Fabio Concato, Fiore di Maggio, con la grazia decisa di chi non ha avuto paura di andare via dalla Sicilia per inseguire un sogno dormendo su un divano al nord. E così Fabio, in arte Fabui, 18 anni esile e un po’ nerd, che non si disunisce neanche davanti alla mamma che lo deposita al capolinea della corriera per Milano dicendogli che lui l’x Factor non ce l’ha. Ma lui crede in se stesso – e noi in te, bimbo – e va lì e canta con il suo ukulele azzurro, le mani che tremano, l’urgenza di dirci che lui è un Bambino Straniero (perché non fare un duo con Matteo Alieno?). Quei quattro non lo capiscono, non sanno che vuol dire quell’inferno vissuto col sorriso timido di chi è convinto di ciò che gli altri vogliono quotidianamente demolire. Era da 4 sì, fosse solo per impedire alla mamma quel maledetto, insopportabile “te l’avevo detto” che avrà pronunciato con insopportabile soddisfazione.
Felicity Lucchesi 7,5
Porti David Bowie, Heroes. La canzone perfetta, di quelle che non andrebbero toccate che poi rischi di diventare Masini che trasforma Nothing Else Matters in E chi se ne frega. Ma tu hai la luce negli occhi, il talento nelle dita e nelle corde vocali e, appunto, te ne fotti. La riarrangi, mentre la suoni su una tastiera a tracolla, come fanno i bambini quando regalano loro la prima Buontempi e se la mettono al collo, perché è più un’appendice che uno strumento. E quel modo precario e sensuale di stare con il viso verso l’alto, le mani aggrappate in basso, ti cattura, a un tratto c’è solo lei. Che fa l’amore, piano, con la sua musica. Il guaio è che, come sempre, di donne soliste ce ne sono una marea e lei, che ha qualcosa di troppo gentile per imporsi, potrebbero dimenticarsela. Sbagliando.
Ambra Angiolini 7,5
C’è una cosa che non puoi non amare di Ambra. Oddio, ce ne sarebbero diverse, ma una in particolare: lei non perde mai, impara. In tv, in teatro, al cinema. L’anno scorso, se si esclude il momento T’appartengo, sembrava un pesce fuor d’acqua, raramente era a fuoco, si è fatta mettere in mezzo e non è stata capace di trovare un suo stile, un suo modo di stare al tavolo, troppo impegnata a parare colpi e a sembrare competente, a dimostrare di poter stare su quella sedia, di averne il diritto. Questa volta se ne frega, affronta con ironia Morgan, si allea con Fedez con cui c’è una complicità che potrebbe persino sfociare in The Ferragnez 3 (i due son tenerissimi e stando lui con Chiara Ferragni si capisce quanto abbia bisogno di calore umano, seppur orgogliosamente sociopatico, siamo un popolo e siamo tutti con te, fratello), ignora Dargen se non per bacchettarlo come si fa con i pupi. Mentre gli altri dormono, lei piglia tutti i pesci. E li frigge pure.
Isobel Kara e Il solito Dandi 7
Dopo I Santi Francesi i duo che usano le loro voci come strumenti, li si ama un po’ di più. Solo che loro dimostrarono da subito di poter fare qualsiasi cosa, mentre Chiara ed Emanuele – ragazzo, è evidente che lei è innamorata cotta, ed è inspiegabile, altro che amici: non lasciartela scappare – potrebbero essere solo quell’esercizio di stile tutto gallina di peluche e armonizzazioni canore. Però un’altra loro canzone dobbiamo sentirla, non resistiamo, perché se pure dovessero essere un bluff, La gallina è già la nostra hit preferita. E la sappiamo tutti a memoria, non facciamo finta di nulla. E lei è ipnotica, sembra Enya nel corpo e nel viso di Susy Laude (quindi tipo la donna ideale di chi scrive), lui è Gollum ma meno coordinato. Quindi chi scrive.
Il solito Dandi, Fabrizio Longobardi, canta uno dei Dalla più belli come fosse Califano. E già è una gran bella roba. Certo, ha l’agilità e le reazioni sul palco che ha Francesco Paolantoni nei talent musicali per vip di Carlo Conti, ma la voce ha qualcosa di originale e spiazzante. Merita qualcuno che ne assecondi la dolce follia.
Alvaro Adrian C. Gutierrez 6.5
Shaggy nel corpo di un sosia di Michael Jackson che vincerebbe una puntata a Tale e quale che incontra un Childish Gambino ancora più coatto. L’unica è capire se è un mimo o una popstar. Poco male, sa fare entrambe le cose. Dargen ritrova se stesso e la sua ironia con lui, basterebbe questo. Scrive, taglia i capelli, balla e canta. Alv se non sei impegnato divorzio e ci sposiamo.
Fabio D’Errico aka Il Cremlino 6
Leone di Lernia si è reincarnato, ma l’hanno montato meglio. Con alcuni pezzi del Morgan dei Bluvertigo e rubando qualche arrangiamento a Gaby Ponte, sarebbe stato considerato innovativo, spiritoso, audace a una Festa dell’Unità, quando era ancora veramente la Festa dell’Unità. Uno di quelli che per una stagione qualche capriccioso intellettuale con la pashmina avrebbe adottato per poi dimenticarlo. E lui avrebbe campato sulla Siae di quel piccolo successo in cui diceva di voler ballare la dance, provando a replicarla. Detto questo, una seconda prova la merita. Perché magari sotto quell’apparenza da impiegato eccentrico si nasconde un Simone Cristicchi con le intuizioni di Elio. Ci speriamo, senza crederci troppo.
Fifth Town 5,5
La copia di mille riassunti. Scritti anche male, sciattamente, con qualche errore rosso, ma di quelli irritanti. Band in vitro a cui non credi mai, con un frontman che fai fatica a riconoscere già un attimo dopo che si è presentato. Pensano di essere alternative rock perché cantano male e in modo piatto Lucio Battisti. Allora io sono punk perché quando mi spacco il mignolo del piede contro il piede del divano urlo così tanto che i Clash risorgono e ballano per me. Faresti fatica a ricordarteli pure alla fine del saggio della loro stessa scuola di musica.
Vittoria Spina 5
Arriva col suo tubicino nero esplosivo (anzi già esploso), bona e infantilmente arrogante. Morgan la sfotte, Fedez ci prova. A prenderla in giro, intendiamoci, non è il suo tipo. Lei inizialmente ti stupisce con un timbro della voce ottimo. Poi prende sicurezza e stona. E l’orgoglio, suo, lascia spazio al pregiudizio, il nostro. Peccato. Dà delle risposte meravigliose e demenziali a domande dirette, però: va capito se è ironia o è una mente di una semplicità talmente improbabile da risultare irresistibile. In ogni caso in tv potrebbe starci comoda, ha il piglio della Letteronza, ma cantare non è cosa sua.
I Manifesto 4,5
“Mi piaci perché sei una zecca”. Una di quelle strofe che solo a X Factor possono scambiare per trasgressiva. Fuori tempo. (massimo) e infatti Fedez ha la faccia di chi sullo schermo del proprio pc legge la parola virus. Scomodare Gaber per spiegare la loro furbizia senza fascino è un delitto quasi peggiore che dar loro un palco.
Babols 4
I Teletubbies riposseduti. Testo ridicolo, ma mai quanto quella coreografia che interpretano con impegno, una citazione involontaria dei Bulgari di Aldo, Giovanni e Giacomo, mentre tu spettatore nella parte di Anatolia li guardi e dici atono “rabbrividiamo, brrrr”. Hanno un merito, però: guardandoli, rivaluti i Me contro te. No, non è vero. Rivaluti l’ipotesi del confino per entrambe le coppie, poi continui a guardarli cercando in loro una traccia di umanità. Inutilmente.
Jacopo Martini 3
Il suo gorgheggiare su Il cielo in una stanza – a questo punto meglio la suoneria di Zerocalcare nel capolavoro Questo mondo non mi renderà cattivo (per la cronaca Per Elisa fatta con i peti) – è così irritante da causare eritemi, reazioni allergiche e quando sei convinto di aver appena sentito un singhiozzo armonico innestato su una forma lieve, ma non troppo, di Sindrome di Tourette, può sopravvenire lo shock anafilattico. Ma tutto questo andrebbe ancora bene se non si ostinasse a cantare Gino Paoli e a misurarsi con l’interpretazione di Mina come se stesse cantando male, in un piano bar, Tintarella di Luna.
Filippo Fattorini aka Cream 2
Fa trap su base e ritmi rubati a Polka di Rosa Chemical (ha ragione da vendere Fedez), scrive e si muove e rosica come un wannabe Fabri Fibra, ha però un nonno meraviglioso e tenerissimo di cui ora moriamo dalla voglia di leggere le poesie. Perché a qualcuno dobbiamo pur dare la colpa, in caso. Siamo però convinti che Fuckboy non sia il titolo del singolo del buon Filippo ma l’imprecazione che il simpatico vecchietto ha lanciato quando ha sentito il nipote cantare.
Poneta 1
Venire a fare il Licitra stonato e un po’ tonto lo scorso anno, ci poteva anche stare. Tornare per farsi bullizzare così tanto da ottenere una seconda chance perché la casella “concorrente da sfottere senza pietà” non era stata ancora riempita è un perseverare che va oltre il diabolico. Passi Poneta il poeta che ride ed esulta, che è felice così, ma la dancing school di Garbagnate Monastero (a giudicare dalle recensioni, di ottimo valore, deve esserci andato di domenica, quando sono chiusi) e il maestro di canto lirico di Bergamo dovrebbero essere denunciati per direttissima per circonvenzione d’incapace. Oppure fermiamo tutto e facciamolo diventare il protagonista di un Florence al maschile al cinema.
Lino Raiano aka Santiago 0
La parte migliore della sua esibizione è quando fa parlare Fedez in spagnolo. La sua hit Blì Blò, che non scorderemo mai perché l’orrore, quello vero, rimane negli incubi e nell’inconscio per sempre, è così brutta, ma così brutta, che non riesce nemmeno a fare il giro e diventare uno stracult. Il guaio è che quando dice “pazienza che non sia loro piaciuta, tanto piace a tutto il resto d’Italia” potrebbe anche avere ragione. In fondo in questo paese ci innamoriamo anche di qualcuno e qualcosa di ben peggiore. Pure rimanendo solo nell’ambito musicale: a Sanremo ha vinto Povia. A proposito, Blì Blò è il verso che fanno i deretani quando lui li guarda e ci parla (per fortuna solo telepaticamente). Ci si chiede per quale motivo abbia un nome d’arte se, visti i contenuti della sua canzone bastava il suo cognome: Rai Ano. Ma forse non sarebbe stato apprezzato dalle parti di Viale Mazzini a Roma. Ce lo immaginiamo metà San Francesco metà Mel Gibson parlare con i sederi. E sentirsi cool, ovviamente (ok, chiudo le pagelle qui, questa può essere giustificata solo perché la scrittura di questo articolo si è conclusa a tarda notte)
Fedez, Dargen, Morgan n.p
Li avevano drogati, è chiaro. Dargen si sveglia, e non del tutto, solo se il concorrente è più surreale dei suoi pensieri. Il massimo del contributo che dà è farci sapere che il suo culo fa Didò. Morgan si dice abbia aggredito verbalmente Ambra, ma che a Sky non vogliano mostrare le immagini. Di sicuro dopo averlo salvato per il rotto della cuffia, stanno prendendo le registrazioni delle audition (risalenti a giugno, quindi prima del fattaccio che lo ha portato a rischiare il ruolo di giudice di X Factor 2023) e le stanno montando per mostrarci un Castoldi versione ecumenica, una sorta di santo laico buonista che si limita a fare battute fiacche ad Ambra perché provocato. Alla prima puntata poteva farci effetto, alla seconda il Morgan versione Nonna Papera è già insopportabile. Fedez nella prima puntata disegnava, ora parlotta con la sua vicina di tavolo come un bambino in castigo. Anzi, peggio, all’ultimo banco, a un passo dall’addormentarsi. Forza ragazzi, non vogliamo il sangue. Ma almeno sudate.
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