Le puntate tematiche, a X Factor 2023, sono sempre le migliori, le pagelle di questo terzo live sono lunghe e appassionate anche per questo. Sono le più belle perché svegliano i giudici, che a volte si fanno prendere dal torpore della routine, perché a livello competitivo immettono regole e ostacoli nuovi nella gara. Alcuni ne sono favoriti, altri incredibilmente penalizzati.
E questo crea sovvertimenti nelle classifiche di gradimento, e pure in quelle di godimento, ma anche sorprese belle. Ti aiuta a scoprire il vero talento di questi ragazzi. L’unico che non è stato ribelle – era la musica ribelle il tema, anche se Finardi poi non l’ha scelto nessuno – è il solito stylist di Francesca Michielin. Che per sua fortuna è brava e bella di suo – pure in questa puntata in cui fa la gaffe definitiva – e in fondo non fa niente se sul latex le mettono una sopratenda della nonna di quelle di velluto bordeaux che l’ultima volta che le abbiamo viste erano nei cinema porno e nelle case di tolleranza.
Ormai è situazionismo puro, come la scelta degli occhiali di Dargen che li compra direttamente nei negozi di giocattoli.
Il solito dandy 10
È giusto ricordare i propri errori, fosse solo per scaramanzia e per portare fortuna a questo ragazzo. Il solito dandy non l’avevo capito. E ora che mi sento squassato da Antonello Venditti come non mi succedeva da un paio di decenni, devo ringraziare questo cantautore che riesce a riscrivere capolavori altrui senza aggiungere una sola parola (e questo sia d’insegnamento a dei suoi avversari che invece inseriscono barre un po’ a caso nell’ansia di darsi un’identità).
Lui prende le parole, la melodia, le sente, le mastica, le vive. Poi con rispetto lacera il pezzo e i nostri cuori. Gentile come è lui, ma impietoso. Compagno di scuola nella sua interpretazione diventa un pezzo di teatro, un monologo, che acquista melodia pian piano che sale insieme alla temperatura emotiva, intima e sì, anche politica. E così diventa parte del Dandy, obbedendo con irriverente libertà allo spirito profondo del pezzo.
Ecco perché, ragazzo, non farti sedurre da concerti banali. Canta, recita, interpreta come se fossi sempre in un teatro, in un luogo che abbia una personalità immensa, come te. Detto questo, ora voglio sentirti cantare Un’estate italiana. Perché c’è un cazzaro dietro quegli occhiali, profondo almeno quanto l’intellettuale che sa ridare meraviglia alla bellezza. Già mi immagino piangere commosso mentre lui declama solenne “un’avventura un gol”.
Ah, vibro ancora per come ha urlato piano “Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito”. E l’ho capita, la strofa, solo in questa esibizione.
Angelica Bove 9,5
Non avevo fatto caso alla sua voce non in scena. Roca, piena, vibrante, profonda. Sembra la protagonista di un film di Caligari, ma con il viso di Juliette Binoche quando era l’interprete di un cinema francese che si dibatteva tra la fine di un mito e l’inizio di una normalità varia e sperimentale, anche nel commerciale (ci piaccia o no sono quegli anni ’90 ad aver rinnovato i generi del dramma e del melò in Europa, sempre che sia un merito), passando per Kieslowski. Quando il suo viso era rottura e dolcezza.
La sua Generale piena di rigore prima e di dolore poi, con quell’urlo che è teso, poi rotto, poi disperato, è una prova di recitazione prima ancora che musicale. Non ha paura neanche di essere bella mentre canta Francesco De Gregori e fa commuovere persino Fedez (che poi è un orsacchiotto e lo sappiamo, ma fa finta di essere Ted).
Voglio sentirla duettare con Il solito dandy. Anzi no, che poi si innamorano e sono geloso. Peraltro in questa puntata, lei ricorda a tutti che può fare qualsiasi cosa e che non devi darla per scontata, perché se lo fai lei la puntata successiva ti terremota il cuore, l’anima, pure l’intestino tenue.
Matteo Alieno 9
Nove. E sapete che Sua Maestà per il sottoscritto dovrebbe essere intoccabile. Ma quanto è bravo questo ragazzo che sembra uscito da un film di Wes Anderson senza la voglia di rientrarci subito. Ci avete pensato che Ambra ha fatto un casting di attori, prima che di cantanti? A me l’ha fatto notare un giovane geniale regista che dovrebbe fare il giudice a X Factor e ci divertiremmo da pazzi con lui ma non posso dire chi, pena il perdere il privilegio dei suoi audio su whatsapp sulla puntata del giovedì; meglio di ogni podcast.
Non ha paura di niente e nessuno, prende un capolavoro di Manuel Agnelli, degli Afterhours, Non è per sempre e lo tratta con grazia ma senza timore reverenziale. E si capisce che l’ha presa su di sé, l’ha compresa e bravissima Ambra che ha saputo accompagnarlo nota per nota, parola per parola, movimento per movimento.
Colapesce Dimartino 8,5
Ma perché devono dividersi, fanno venir voglia di tornare indietro nel tempo e opporsi al divorzio. Antonio, Lorenzo, non ripensateci. Perché siete fighi per questo, perché non vi fate problemi a cantare con i concorrenti del talent che vi ospita, dando veramente qualcosa al programma e non solo predandolo come molti altri. Dovrebbe essere una regola ferrea: vuoi venire? Canta con loro.
Bastava vederli, tutti, a loro agio con le loro canzoni e con la musica cantata solo per il gusto di divertirsi. E che belli loro che entrano cantando. E poi rientrano cantando. Non avremmo mai smesso di vederli uscire dalle quinte ogni due minuti. Sono così bravi che non te ne accorgi, come quando li canti e lo capisci con un minuto di ritardo che quella musica leggerissima ti sta lavorando dentro e mentre sorridi ti ha già fottuto. Ti ha fatto pensare.
Non ho voglia di niente, ho voglia di Colapesce Dimartino. Nel hi-fi, al cinema, in uno stadio. Ovunque. E infatti pure in puntata, tornano verso la metà. Fargli fare da ospiti fissi? I resident di X Factor. Insieme a Gigi & Ross (la loro versione di Musica leggerissima è stellare: quando arrivano a Ghali rischio l’aneurisma).
P.S.: ma quanto è bello e spudoratamente libero Lux Aeterna Beach, il loro album appena uscito? Ora scusate, torno a ballare sulle note di Sesso e architettura. Che spero sia il titolo del loro prossimo film.
Morgan e Ambra 8
Ecco, quando ci siamo fisicamente eccitati perché tornava a X Factor, pensavamo a una puntata così. Dove parla in libertà – non nel senso di offendere qualcuno o distrarsi – e si diverte a insegnare musica, storia, a dare giudizi fregandosene di tempi televisivi e di chi è in squadra con chi.
E ancora Rebel Rebel che diventa l’esame di maturità dei Sickteens, con tanto di psicologia inversa ma anche di passione con cui dice loro di sfogarsi e gli mostra come dirlo, prima ancora di cantarlo quel Rebel. Per poi spaccare tutto, microfono compreso, con il giusto gusto della messa in scena per mettere lui, da giudice, quella ticchia di rock che mancava ai ragazzi. Così come difende come un leone Selmi, perché nessuno dei suoi (tranne gli Astromare) rimanga indietro. Ci ha messo un po’, ma ora che ha carburato ne vedremo delle belle.
Maestro vero quando ai suoi pupilli dice “ora dovete completare l’opera: ribellatevi, ragazzi. Ma a me”. E poi Storia su Bowie e punk. Grazie prof. Castoldi.
Ambra è la sorella che tutti vorremmo. La sorella gnocca, come dice Angelica. L’abnegazione con cui si dona ai ragazzi viene ripagata da ottime performance e dalla voglia di andare sempre un metro più avanti di quanto potrebbero. Persino Gaetano, eliminato, per 17-18 secondi riesce ad aprire un piccolo varco nel suo vero io grazie a lei che nei giorni di prove tira fuori le canzoni dall’anima dei suoi anche con le pinze se necessario. Se solo cambiasse occhiali.
Sarafine 7,5
Va fatta subito una confessione: quando al daily abbiamo capito che era Marley e quel Bob Marley la sua assegnazione, Get up Stand Up, ci aspettavamo un fallimento. Terrorizzati. Lei invece ha una consapevolezza della sua arte così salda, una tale coscienza dei suoi mezzi e talenti da riuscire a prendere quella canzone, ormai abusata, e renderla nuova e bella e diversa.
Lei non è un’allieva di Fedez, lei parla con lei da pari a pari, sta ferma sul palco e nel frattempo sa occuparlo con un carisma speciale, con quello sguardo magnetico, con quella voce e i movimenti altrui, che ha voluto e cercato e immaginato. Sarafine non è solo un artista, ma come abbiamo detto fin dall’inizio, è un progetto. Anzi, un manifesto.
Sickteens 7
Vedi sopra. Facessero una statua in marzapane a Morgan che ha rischiato con loro e ha fatto bene. Dopo averli pungolati in ogni modo, fino a farli incazzare. Rebel Rebel di David Bowie che serenamente virano con un pop rock diligente per poi farsi contaminare, trovando una performance a orologeria – il punk ce lo mette il buon Castoldi in versione cubista esagitato – li valorizza al meglio. Cantante compreso, anzi soprattutto, che sorprendentemente trova nella difficilissima tonalità del Duca Bianco quasi una comfort zone. Ottimo Fedez che mi ruba il lavoro con la definizione geniale “sembrava Bowie cantato dai Finley”.
Stunt Pilots 6,5
Nessuno mi può giudicare la fanno bene, poi ci mettono parole loro e non lo fanno bene, né a livello armonico, né di contenuto. Peccato, perché il pezzo lo hanno pure indossato bene, se non si fossero concentrati su quell’innesto potevano persino divertirsi a farla più cattiva, che a dispetto di quel genio di Caterina Caselli che nella sua perfezione d’esecuzione la portava a livelli altissimi, ce l’ha nella natura profonda il rock quella canzone.
Poi tornano a Kiss di Prince per salvarsi, il primo pezzo che abbiamo sentito da loro ed è proprio quello che ti aspetti quando li vedi imbracciare gli strumenti e prender posto sul palco.
Passano perché loro se la spassano sul palco, senza troppe paranoie. Gaetano, no. Il batterista abruzzese, Farina, poi, è uno stand-up comedian inconsapevole. Credo di amarli. Soprattutto a chiappe in fuori, va detto.
Settembre 6
La sua Cindy Lauper non era da sufficienza. Ma sta migliorando e se la gioca, prova a sentirla dentro, la sua barra è terribile ma ha il pregio di essere brevissima, alla fine è una performance che può andare per quel che serve, non essere il peggiore. Che nei primi live è l’unica cosa che conta.
Non era facile non esserlo con quell’outfit, ma lui ce la fa. La verità è che la sufficienza gliela si dà perché il nostro animo Temptation Island vuole che non venga eliminato perché il corteggiamento di Maria Tomba deve andare a buon fine.
Mi sono già dimenticato i difetti della sua esibizione, ma non lo sguardo malandrino con cui divertito la spizza, finalmente consapevole dell’amore. E poi Settembre diventerà Aprile, l’autunno primavera e si sposeranno sulle note di September Rain (no questa volta non è un errore, ma una battuta).
Maria just want to have fun.
Astromare 5
È contraddittorio dare 8 a un giudice che dà due assegnazioni suicide su tre a dei concorrenti. E gli Astromare hanno la scomoda posizione di chi è stato ripescato a dispetto di chi doveva tenerli in squadra. Lui voleva Anna Castiglia. E li punisce, li vuole far eliminare o scoprire due fenomeni. O entrambe le cose. Invece non è successa nessuna delle due e loro si son presi i Genesis addosso con il dolore di chi non riesce a capirli, di chi ne ha paura ma non si arrende.
Sono scolastici, sembrano quasi guardarsi le dita mentre suonano, ma un’insufficienza grave non sarebbe giusto dargliela. Perché per la prima volta si trovano a essere altro da ciò che sono sempre stati, per gioco e per amore, e perché Morgan è stato ferocissimo. D’altronde quest’ultimo è stato capace di tirare una frecciata in diretta ai Sickteens. E sono nella sua squadra, pensa se erano avversari.
“Se elimini gli Astromare non torna la Castiglia” lo avverte Dargen, nella sua unica battuta degna di nota della puntata. Deve farci pace con questa cosa, il nostro giudice preferito. Perché peraltro, agli home visit, l’ha fatta fuori proprio lui. Dopo che insieme avevano fatto un De André da infarto. Della tua stronzata, ragazzo (preferirle gli Animaux Formidables), non devono rimanere vittime loro. Ma, a naso, finirà per suonarci insieme. Strani amori.
Gaetano De Caro 4
Sembra una persecuzione e invece il ragazzo è simpatico, volenteroso, rigoroso. Ma poi va su quel palco e pur avendo una gran voce – non così straordinaria come vogliono farci credere, ma è peculiare e interessante – non riesci a credergli neanche provandoci disperatamente. E giuro di averci provato, perché il ragazzo ha ammiratori civili e affezionati, con cui ho parlato in DM a lungo e che lamentavano un mio atteggiamento pregiudiziale.
Insomma, ero nel mio salotto a ripromettermi di trovarlo credibile anche se avesse rifatto la sigla dei Puffi sulle note di una taranta. E poi ho capito: dovrebbe farlo, dovrebbe cercare dentro di sé quello che canta sotto la doccia quando è sicuro di non essere ascoltato, quando Gaetano non vuole sembrare più grande, più figo, diverso dalla provincia che combatte dentro se stesso, soprattutto.
Ha 17 anni, ha molto ma non quello che di solito si ha in quegli anni: voglia di divertirsi, di sbagliare, di rovesciare il tavolo. Quando si avvicina ai giudici, con la faccia grintosa, tu ti aspetti che poi tiri fuori un fazzoletto e strofini via un alone di polvere. Gaetano, liberati. Fregatene. Facci la sigla di Pollon punk. Anche se al secondo ballottaggio, su alcuni momenti di Pensiero stupendo, ha mostrato qualcosa di sé.
C’era quasi, negli occhi, pure la rabbia di chi pensa di stare lì ingiustamente. Rosica Tanino, che ti fa bene. Senza vergognartene.
Selmi 3
La libertà di Giorgio Gaber più che un’assegnazione è un colpo basso, è killeraggio È vero che bisogna uscire dalla propria comfort zone e dimostrarsi eclettici a X Factor, ma dandogli un pezzo tanto emblematico quanto difficile persino per chi l’ha reso famoso (nel bellissimo Io, noi e Gaber scopriamo che in fondo i due autori non volevano proprio dire quello che noi abbiamo cantato e cantiamo da sempre con entusiasmo pure eccessivo), è un’impresa oltre le fragili forze piene di qualità di questo ragazzo.
Negli ultimi due live ci siamo persi il cantante che ti entrava sottopelle, che ti smuoveva emozioni che facevi fatica a riconoscere persino tu che le provavi. Lui non è solo un esecutore, non è solo una voce, è l’ombra dolente che si fa intonazione. Se lo metti troppo fuori contesto è solo un concorrente qualunque di un talent tv.
Maria Tomba 2
Fare gli Skiantos come Claudia Mori farebbe Buonasera dottore se le avessero detto di provare a farla punk, non è proprio un’idea di arrangiamento straordinaria. Tanto che alla fine si butta sull’apparato scenografico con tanto di battaglia di cuscini finale. Ridere sempre e andare sul palco in pigiama non ti rende una ribelle e probabilmente non è quello che vuole e può essere.
Apprezzabile l’impegno, anche fisico, ma gli Skiantos sono una cosa maledettamente seria. Sono l’anima anarchica e folle di questo paese, la capacità di andare oltre, l’incoscienza di farlo alla faccia di tutti. Maria non può saperlo e non può rappresentarlo. Sarafine, ecco, forse sì. Federico, hai solo sbagliato concorrente a cui assegnare il pezzo.
Francesca Michielin 1
Di solito è la numero 1. Davvero, perché dobbiamo ricordarlo che fare la conduttrice di un talent così, è difficilissimo. Ci riusciva Cattelan – e nell’ultima edizione neanche lui, che è un fuoriclasse – ma diventare un elemento decorativo e pleonastico è un attimo. Lei no, tiene alto il ritmo, fa la padrona di casa, sa come prendere i ragazzi, non potresti farne a meno. Ma in questo terzo live non era proprio in forma.
E la gaffe “com’è stato lavorare con lui?” chiesto a Colapesce e Di Martino, riferito al “trietto” con Ivan Graziani, morto 26 anni fa, è l’incubo che tutti vivono almeno una volta nella vita. Lei sa anche farla passare in scioltezza, pure grazie al garbo squisito dei due che fanno di tutto per salvarla. Capita Fra, la stanchezza a volte spegne per qualche secondo il cervello e il pilota automatico è il nemico di ogni intervista, ma il nostro amore per te è intatto. Anzi, di più.
Un giorno ti racconterò della mia gaffe con Valeria Golino. Che ancora, miracolosamente, mi parla.
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