Sei puntate, dodici concorrenti. La lunga maratona verso i live di X Factor 2023 si è conclusa, pure gli home visit fanno un po’ troppe vittime tra quelli più bravi. Per fortuna due o tre sono rimasti e di sicuro ci daranno soddisfazione, anche se sarà difficile fare a meno di Anna Castiglia. Non sto piangendo per la sua eliminazione, comunque, ho solo una bruschetta nell’occhio.
Angelica Bove 10
Ok, Janis Joplin si è reincarnata in questa ragazza, che prende Iron Sky di Paolo Nutini e rischia di fargli venire una crisi d’identità. Il modo con cui si descrive, inciampando nelle parole “immenso dolore” con quel pudore che ti fa scrutare la crepa da cui esce quella voce così potente, piena, unica, ti lascia comprendere che abbiamo visto solo un pezzo di un mondo artistico e umano straordinario. Un talento, il suo, che non va domato, ma cavalcato, senza sella, provando a portarlo dove non immagina di andare. E poi andarci con lei.
Uno dei talenti più cristallini mai passati da queste parti.
Niccolò Selmi e Anna Castiglia 9,5
Niccolò ormai non ci stupisce più, quello sguardo perso e profondo è esattamente lo specchio di una voce che riesce ogni volta a sorprenderti, pure con gli stessi ingredienti. Tanto che verrebbe voglia di capire se potrà mai essere leggero e pop. O almeno, che so, cantare Jannacci. Che bello però saperlo ai live. Che brutto, invece, che proprio Morgan non abbia capito quel talento e quanta maturità ci fosse dentro. Si è dimenticato persin0 di quanto lui stesso si fosse emozionato per come ha cantato Fabrizio De André, il Cantico dei drogati, mentre lui stesso suonava. Meritava la finale, fa male vederla fuori.
Matteo Alieno 9
Se la gioca benissimo, ha qualcosa di prezioso dentro, una forza tranquilla che lui, a naso, non ha capito neanche un po’. E affascina questo di un ragazzo la cui inconsapevolezza e il placido incedere si interrompe bruscamente quando vede un microfono, parte la musica e diventa Gigi La Trottola. Da joker buffo ad adone talentuoso. Difficile capire se sboccerà o con quella flemma si farà schiacciare salutando con un sorriso malinconico. Con lui, tutto potrebbe essere. Sarà fondamentale insegnargli la continuità e un po’ di cazzimma.
Il solito Dandy e i Manifesto 8,5
L’ho trattato male in passato, ma la 1950 di Fabrizio Longobardi è notevole. Rifare Minghi nella sua canzone più bella, profonda, ambiziosa (almeno nella scrittura, quasi dalliana) era difficile, soprattutto per uno con il suo stile, la sua voce, la sua personalità. La fa sua, non piegandola a sé: risulta così capace e originale, cosa che finora ci aveva fatto immaginare ma non aveva dimostrato. Si guadagna il passaggio ai live all’home visit, di tutti i concorrenti è quello che probabilmente ha sfruttato meglio la trasferta nel “castello”.
I Manifesto sono i miei nuovi Bengala Fire. Il gruppo su cui ho inizialmente sbagliato pesantemente e che, per bravura loro e autobastiancontrarismo, ora amo follemente. Sembrano essersi liberati, diversamente da tanti avversari, e ora dal modo di suonare a quello di vestire riescono ad essere perfettamente armonici al loro sound e alla voce particolarissima del cantante. Peccato non possano rifarsi ai live.
Dargen 8
Il suo home visit, un po’ campo scuola, un po’ percorso avventura, è il più divertente e probabilmente anche il più funzionale a una reale conoscenza dei ragazzi: tra biliardo e una battuta di pesca è difficile mentire su e a se stessi. Lui sembra sempre un po’ imballato ma fuori da quel tavolo e in piedi invece che seduto è decisamente più performante. Di sicuro è quello che fa le scelte più giuste (almeno valutando i 5 che si era portato fin qui) e l’unico che ha saputo anche essere crudele, quando necessario. Ha fatto un po’ di sana e piacevole drammaturgia televisiva.
Morgan 7,5
Era difficile sbagliare, ma lui ci riesce. Si lascia scappare Anna Castiglia, insieme ad Angelica Bove l’artista migliore che ci sia capitata in questa edizione di X Factor. Per furbizia, esperienza o solo pigrizia il buon Castoldi fa le scelte più facili, lasciandosi scappare una perla rara.
Se ne renderà conto quando Anna vincerà la sua prima targa Tenco scippandola proprio a lui. Per il resto, è chiaro che vuole vincere. Il 7,5 però è soprattutto per la presenza scenica, legittima e reale, per la partita a tennis col papillon, per i colloqui in giardino, per il suo ‘O sole mio con l’ukulele. Classe vera, forse per questo si è fatto fregare dagli Animaux formidables. D’altronde sono troppo eccitanti per non portarseli ai live. Ma se ne pentirà. Noi lo perdoneremo solo se comporrà tutta la preghiera che ha accennato prima di cena e ci parlerà di Luigi Tenco per ore. No, non lo perdonerò, sto mentendo.
Ambra e Maria Tomba 7
Un bel sette perché Matteo Alieno l’ha capito prima e meglio degli altri e portarsi a casa Angelica Bove, per sorte e lungimiranza, è un’ipoteca sulla vittoria. Gaetano De Caro era una scelta inevitabile, vista la sua, la loro emotività e sensibilità, ma scegliendolo replica errori già fatti in passato. Detto questo, probabilmente si trova tra le mani il team più plasmabile e universale. Ovviamente non la perdoneremo mai per aver eliminato gli Isobel Kara, che si son giocati tutti con la meditazione e la risata killer di Jacopo.
Nel caso di Maria, scelta non a lei congeniale i Linkin’ Park, il pezzo la fa “giocare” male. Si salva perché in due passaggi della canzone fa capire di che pasta sia fatta.
Stunt Pilots e Asia Leva 6,5
Molto maturi e intelligenti. Sapevano di essere piaciuti molto a Dargen e che agli home visit avrebbero potuto solo far danni. E allora hanno fatto una scelta di conservazione – se si esclude una Penso positivo audace e poco riuscita, ma non così da farli rimanere fuori -, non hanno sbagliato, hanno tenuto una qualità medio alta così da non creare dubbi in Dargen. Scelta tattica e giusta.
Asia Leva all’home visit sta ancora rosicando per il dissing con Alice B (che sappiamo tutti essere migliore di lei). Ma se la gioca bene, con un look con cui Lara Croft andrebbe in palestra, e ha dalla sua un genere che si sposa con il giudice che ha davanti. Andrà anche avanti, ha personalità, il suo futuro è nelle mani di Fedez. Se ci crede, ne vedremo delle belle.
Sarafine e Sickteens 6
Non ha dato il meglio, per tensione o più probabilmente per eccesso di consapevolezza. Lo dice nell’intervista: “porto il progetto più identitario, se dovesse andare male r0sicherei ma proseguirei sulla mia strada”. Fedez però in lei ha creduto subito, la quota “progetto” lui non se la nega mai – vedi lo scorso anno Dadà. Sembra quasi che tutta questa voglia di andare ai live non ce l’avesse, quasi a voler usare X Factor per farsi conoscere ma non troppo. Di sicuro ci divertiremo con lei: il suo giudice, però, nelle scelte non dovrà sbagliare un colpo.
I Sickteens da quando hanno iniziato l’avventura qui hanno giocato più in difesa, quasi un catenaccio che li porta dentro per un soffio. Devono però ricordarsi che non sono fatti per vincere 1-0, loro sono per il gioco spettacolare e schemi sempre nuovi. Non sono tipi da contropiede.
Jacopo Martini e Isobel Kara 5,5
Probabilmente sono solo invidioso del fatto che abbia condiviso una piscina con Ambra. Però Jacopo è di quelli che ti fa rabbia, di quelli che sono intelligenti ma non si applicano, di quelli che con più ambizione la sua giudice la intortava, che i bellocci di qualità come lui li adora. Peccato, anche se temo che fosse più simpatico che bravo.
Bravi e simpatici – a modo loro – gli Isobel Kara, così riconoscibili e con un’identità così forte e particolare, che avrebbero dovuto sparigliare le carte, rovesciare il tavolo e prodursi in una performance del tipo “e ora qualcosa di completamente diverso”. Direte che vale pure per gli Animaux Formidables, ma forse le maschere sono più attrattive di una camicia aperta sul petto villoso e di un viso dolcissimo e luminoso. Non diciamo di fare gli Eurythmics ma almeno Arbore e Banfi in Barlett Barlett sì.
Animaux Formidables e Lorenzo Bonfanti 5
Bisogna resistere, quando si parla di loro, al desiderio forte di diventare uno scambista guardandoli. Però ascoltandoli ad occhi chiusi, ti chiedi se quel sound e quella distorsione vocale se li porteranno anche a letto come le maschere. L’impressione è che siano stati l’abbaglio di Morgan, ma mentre uno lo scrive spera di essere smentito. Va loro detto però che l’effetto maschera è passato: ora dovranno sorprenderci di nuovo. E più spesso.
Lorenzo, di fatto, non ha più saputo farlo. Partito bene, è rimasto bloccato in un loop performativo, quasi avesse paura di mostrarsi di più o semplicemente di sbagliare. Ha perso smalto e mostrato di non avere troppi colori nella sua tavolozza.
Giulia Petronio e Andrea Settembre 4,5
Devono capire, le cantantesse tutte intensità e tecnica ed emozione un po’ conformista, che ne sono passate davvero troppe, come loro, in 17 edizioni. E così è più difficile spiccare, sembrare altro, dare l’impressione di poter andare ovunque con voce, testa e intenzione. Giulia è brava, ha una sua presenza scenica, ma probabilmente Fedez non ha mai pensato di portarsela ai live. Gli home visit sono stati un premio, non un punto di partenza.
Andrea Settembre è un mistero: sembra pure avere qualche qualità di scrittura e in alcuni passaggi sa conquistarti, ma sembra di quelli che non elimini perché ti fa troppa tenerezza e alla fine te lo ritrovi ai live e non sai come è successo. Ancora adesso è difficile darne una definizione e dopo pochi minuti la sua prova è persa nella memoria. Rimane solo la sua voce nasale, anche se non ha cantato male. Ma questo, se vogliamo, è persino peggio.
Fedez 4
Magari ha ragione lui, ma prosegue gli sbagli fatti nel boot camp, finendo per portarsi a casa due che si pesteranno i piedi (Maria Tomba e Asia Leva, anche se è comprensibile che per lui una rapper fosse una tentazione troppo grossa), si è portato all’home visit la squadra già fatta, a Lorenzo Bonfanti e Giulia Petronio non ha mai davvero dato una possibilità. Tre donne, tre proposte difficili da stanare dalla loro comfort zone, ha fatto una squadra rischiosa e potenzialmente perdente precocemente.
Gaetano De Caro 3
Troppo vorrei ma non posso. O potrei ma non voglio, bisogna ancora capirlo. Sa cantare, ma ha scelto un personaggio in cui sta scomodo, d’altronde a 17 anni chi non l’ha fatto?
Il punto è che sarà pure bravo (ma non bravissimo), ma su un palco quanto saprà starci, quanto ci metterà a capire che non è quello che si è messo in testa di (voler) essere? Troppe poche puntate davanti per scoprirlo, ma non per Ambra che ama scegliere chi verrà eliminato per primo.
Fabio D’Errico (o Cremlino che dir si voglia) 2
I suoi inediti sono fondamentalmente bruttini. E mentre lo senti cantare ti chiedi come sia andato così avanti. Ecco, il suo merito è proprio crederci a dispetto delle evidenze, essere il famoso calabrone che non potrebbe volare ma non lo sa e vola lo stesso. Che poi è una bufala: non è il calabrone che non avrebbe le necessarie proporzioni tra corpo e apertura alare, ma il bombo. Che poi è una bufala pure per quanto riguarda il bombo perché a differenza degli altri insetti non ha le ali lisce ma increspate e così creano e sfruttano microturbolenze che gli consente di volare. Ecco, Fabio non è un bombo e non ha le ali increspate: non è abbastanza sbagliato, né abbastanza giusto per essere speciale.
Edoardo Brogi 1
Bella voce, ma sotto le corde vocali niente. Si è seduto, sicuro di sé, perché alle audition Dargen era stato entusiasta di lui. Pensava di essersela portata da casa e, a quel punto, di dover solo aspettare i live. E si è praticamente fermato, non è migliorato, non ha rischiato. Ha pure sbagliato quasi tutte le canzoni e nell’ultimo pezzo ha nascosto la voce, che non è male quando si impegna.
Va detto pure che ha sbagliato talent, ad Amici finiva al serale sicuro.
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