Le pagelle del sesto live di X Factor 2023, una delle peggiori semifinali della storia del talent non sono così facili. Poi vedi Emma (6,5) al tavolo, ti senti improvvisamente più giovane e allo stesso tempo è un trauma.
Per un attimo nel pagellista è subentrato il terrore di un attacco proditorio in diretta, poi ho aspettato che dicesse almeno una volta la parola sincerità, che dichiarasse ai suoi concorrenti preferiti “mi sei arrivato”, che cercasse l’aurea (così la chiamava lei ai bei tempi) di uno di loro. Fortunatamente era sobria come il bomberino copiato da Settembre (o viceversa), tanto da scomparire o quasi. Anzi, su Sarafine dà il giudizio più bello della serata e involontariamente dà l’assist per la battuta più divertente di Dargen di tutta questa edizione.
Per il resto, è lutto. Hanno eliminato la migliore, nulla ha più senso. X Factor Italia si sta suicidando piano piano, poi non ditemi che il 17 (questa è la diciassettesima edizione della versione italiana del talent) non porta sfiga.
Angelica Bove 10
La migliore, l’abbiamo già detto? Dopo un paio di puntate in surplace, ci fa aggrovigliare le budella (cit.) con Sally di Vasco Rossi – Blasco, ti prego, esprimiti come merita – e poi ci regala L’inverno, probabilmente il più bell’inedito sentito in questo live (che bravo, Tananai). Nel daily, saputo della tripla eliminazione (il ballottaggio di giovedì scorso l’ha messa di fronte alla consapevolezza di essere insensatamente debole al televoto), ha detto “è il tempo di tirare fuori la cazzimma”.
Lo fa, surclassa tutti, ma sul pubblico, almeno quello televotante di X Factor, lo abbiamo già detto, ha ragione da vendere Nanni Moretti in Sogni d’oro. Al momento dell’annuncio della sua estromissione a un passo dalla finale, ho messo il mio costume da pinguino e sono corso in strado urlando disperato.
Angelica Bove, io ti amo.
Senza se e senza ma.
Quando ascolto le tue canzoni o leggo i tuoi status su Instagram, pure quando sei con Sebastiano (amo anche te Seba, ma trattamela bene), ti amo con una giacca nera o un top bianco, se sento che Sally sei tu o L’inverno ti corteggia provando a congelarti l’anima.
Angelica Bove, io maledico chi ti ha eliminato, ma in questo mondo sono i mediocri a occupare i posti migliori. Convinti di aver capito tutto, di essere Lamborghini fiammanti lanciate verso l’infinito. E tu, Angelica Bove, con quel talento ti senti un’utilitaria.
Io pretendo che tu entro poco riempi gli stadi e le sale cinematografiche. Perché tu sei una, Angelica, e trina: la nuova Gianna Nannini, una rediviva Jane Birkin e una Juliette Binoche italiana.
E sì, “ho preso a pugni lo specchio” anch’io.
Sarafine 9,5
Il suo inedito, nonostante il montaggio folle che rischiava di creare un’epidemia di crisi epilettiche, è incredibile. Un pezzo di teatro canzone 4.0, un’arringa, un inno, una produzione pazzesca in cui il senso profondo della musica viene destrutturato e ricostruito in modo altro e alternativo. Malati di gioia è prog, è uno Skiantos di pezzo, è sperimentazione e rimane popolare. Ti viene voglia di recitarlo e ricitarlo.
Potremmo, poi, parlare anche di No Diggity di Blackstreet feat. Dr. Dre ripensato e riproposto da lei nella manche orchestrale. Performance bellissima, ma quell’inedito occupa tutti i nostri neuroni e ormoni. Dovrebbe vincere lei, quindi arriverà terza.
Dario Sorrenti 9
Capello corto e baffetto simpatico e sexy, è l’urlatore pazzo che da settimane entra in chilometri fissati a decine di metri di distanza. Il modo con cui incita la sorella Sara Sorrenti è bello, pulito, totale. Come quell’urlo quasi ancestrale, gli occhi sorridenti che accendono la felicità anche di Sarafine, emozionata e divertita, sono impagabili.
Grazie Dario, perché quell’entusiasmo è così puro e potente che il vostro amore fraterno è contagioso.
Maria Tomba 8
Dopo puntate e puntate in cui le chiedevamo in ginocchio di smettere di fare la Joker, che poi tra una che vuole fare la simpa a tutti i costi e una potenziale serial killer il passo è breve e quello spazio l’ha già occupato Beatrice Quinta, finalmente prova a mostrare fragilità, qualcosa di diverso, non marcette urlate e bidimensionali, ma un pezzo cazzuto, duro, commovente.
Always di Bon Jovi la mette alla prova sia a livello canoro – è uno di quei pezzi che sembra facile, ma non lo è -, sia nel farla uscire da quel guscio di espressività sovradimensionata per portarla in un posto più sincero. Quello delle sue lacrime, un po’ bamboleggianti, ma vere. Perché quella è una ballad che ti spacca il cuore con una furbizia rara (peraltro a proposito di musica leggera tossica, il video è un raro esempio di maschilismo autocelebrativo), ma lo fa.
Persino la costumista si accorge che è cambiato qualcosa e al pigiama (rosso, dell’inedito) preferisce un’elegantissima vestaglia alla Virna Lisi di Sapore di mare.
Crush, il suo inedito, è un pezzo così brutto che fa il giro e finirà per farci ballare ai Torretta, se esistono ancora. Nel suo genere – quale? non lo so – può persino piacere, con quel tocco di ironia pesante che piace anche a noi boomer. Probabilmente per apprezzarlo devi guardare cartoni animati Hanna & Barbera sotto acidi, ma in fondo chi non l’ha fatto?
Non ci resta che il crimine 7,5
Evviva chi prova a promuovere un film o una serie, come in questo caso, con fantasia. Giallini, Morelli, Tognazzi e Max Bruno (attore e regista) che occupano il tavolo dei giudici fingendosi catapultati lì dal 1970, coinvolgendo anche Francesca Michielin (6,5 come attrice), funzionano e divertono. E ti fanno venir voglia di vedere la serie su Sky, a sua volta ispirata dalla trilogia cinematografica.
Bravi tutti e bravo Max Bruno che capì prima di tutti e meglio le potenzialità di Paola Cortellesi al cinema, con Nessuno mi può giudicare. D’altronde sono Cose che capitano, come lo spettacolo teatrale del 1998 che lui scrisse per lei.
Il solito Dandy 7
I giardini di marzo, in semifinale, non è una scelta banale. Anzi, diciamocela tutta, ci vogliono le palle per sperimentarsi ed essere insoliti proprio quando tutti cercano certezze. Peraltro lui ne esce pure vivo. Quando invece si dovrebbe andare senza rete, tira fuori il suo inedito, Solo tu, che sembra una canzone di Sanremo di un duetto tra Gianni Togni e Umberto Tozzi che ti dà tanto l’impressione di già sentito.
Infine arriva il ballottaggio e fa quella versione di 1950 che ti strappa a morsi l’anima.
Non ti abbandona l’idea che sia un personaggio di Non ci resta che il crimine rimasto incastrato tra il 1976 e il 1984, uno che si sente davvero a suo agio in quel frangente musicale che va dalla A di Amedeo Minghi alla Z di Zero Renato, passando per Rino Gaetano e Antonello Venditti. Che, sia chiaro, mica è tanto male.
E poi la verità è che lo vorresti come migliore amico, quindi chi se ne frega dei suoi limiti, c’è sempre tempo per migliorare.
Stunt Pilots 6
Nella prima parte cercano una performance pulita, lineare, senza sbavature di 7 years di Lukas Graham. Una scelta intelligente: non tanto la canzone (perché la difficile e sfaccettata 7 years se si voleva fare una prova di questo tipo?), quanto il momento. Contava non essere eliminati per arrivare all’inedito e la manche orchestrale, per un gruppo, soprattutto così coeso e con un sound così definito da rasentare la perfezione, rischia di essere un trappolone. Tanto che pure il cantante si tiene a bada, un’ottava sotto, per tenere tutto e tutti sotto controllo.
Prova matura, ma senza guizzi, con un inedito, Imma Stunt, non brutto, ma dimenticabile e che farà passare questo loro live come la loro puntata meno brillante.
Però sono in finale e ora senza Angelica devono pure vincerla, altrimenti chiedo al Codacons di fare causa pure su questo.
Detto questo, Farina ormai ha definitivamente messo in crisi la mia eterosessualità.
Fedez 5
Se ti metti di traverso e togli al talent il suo uomo di punta, l’Howard Stern musitelevisivo per cui tutti rimangono davanti alla tv per vedere dove andrà a parare, poi ti devi caricare il programma sulle spalle. Soprattutto se lo hai colonizzato. E invece sta là, faccia scazzata come se l’avessero obbligato a fare il giudice, risponde a Morgan e alle sue dichiarazioni con un moccolo incazzatello e un po’ rosicone, e l’ha pure letto (sebbene alzare il tiro verso Meloni e Sgarbi ha per lo meno un po’ movimentato il tutto, persino Francesca Michielin ha avuto una vibrazione). In ogni caso quell’atteggiamento di superiorità distratta, anche meno. Non sei Umberto Eco, rassegnati.
Il bel momento, quasi tenero, è quello con Il solito Dandy, in cui sulle “amicizie a termine” è persino autoironico. Chissà, forse lo era anche l’accenno al suo avvocato, un modo di salutare e provare a fare pace con Luis Sal magari.
Il momento più cringe? Mamamamamaria Tomba.
Ambra Angiolini 4
Arriva in finale senza concorrenti (i finalisti se li sono divisi equamente Fedez e Dargen), pur rimanendo solo tre giudici ed avendo lei i due cantanti migliori. Qualcosa deve aver sbagliato, probabilmente aver accettato il regolamento con il televoto. Il 4, in realtà, è per un’edizione di X Factor che è riuscita a sbagliare quasi tutto.
La vicinanza con Emma, per fortuna, la porta a evitare metafore barocche e ardite o giochi di parole improbabili. Cosa che salva noi, ma spegne un po’ lei. Certo l’intervista impossibile di Ante Factor non deve averla aiutata (il giorno che questo talent “azzeccherà” le appendici sarà sempre troppo tardi, quanta nostalgia di Pilar Fogliati e Achille Lauro e del loro Extra Factor).
Gli ospiti 3
Ora, giovedì scorso c’era Max Pezzali. Quindi c’era Dio. E non dovrei lamentarmi. Ma un tempo venivano Coldplay, Ed Sheeran, i Muse, quando c’era lui (Cattelan) pure i duetti erano con nomi clamorosi. In finale in questo 2023 invece ci sarà Gianni Morandi. Nelle passate puntate Elodie, Laura Pausini e Annalisa. E questa sera Emma, che almeno abbiamo scoperto, limona uno diverso ogni live.
Però, a questo punto, perché non far venire Pio e Amedeo allora? Diciamo che in futuro X Factor 17 sarà il sinonimo dell’espressione “tirare i remi in barca”. O la chiameremo semplicemente l’edizione Rudi Garcia.
Astromare 2
Ci proviamo ad arrivare alla sufficienza. Però. Però loro sono proprio i centometristi da audizione. Quelli di cui vedi un paio, massimo tre esibizioni, sapendo che sanno fare alla grande quelle due cose che ti fanno impazzire. Per la cui mancata scelta fingi di indignarti, ma in realtà tiri un sospiro di sollievo per loro.
Dovevano fermarsi e fermarli lì, prima che scoprissimo il bluff di due ragazzetti volenterosi che con il ripescaggio sono stati sballottati tra due giudici e varie puntate attraversate grazie al dadaismo di una fanbase affezionata che li aveva già portati a “rieliminare” Anna Castiglia. Passeranno alla storia per gli unici capaci di essere eliminati due volte nella stessa edizione da X Factor. Un record a cui tengono molto, peraltro.
Potevamo rimpiangerli, abbiamo finito per sopportarli. Che poi è quello che hanno sempre provato tutte le donne che mi hanno frequentato. Comprese le parenti.
Settembre 1
Il suo inedito è di una bruttezza rara. Lacrime non è il titolo, ma ciò che provoca mentre lo ascolti. E non è commozione. Anzi lo è, ma cerebrale, perché sbatti la testa contro il muro urlando “basta!”. Prima aveva almeno fatto una scelta coraggiosa, sulla carta: Bohemian Rapsody. Nella manche orchestrale. Come se il sottoscritto facesse i pezzi un tempo scritti da Gianni Mura.
Peccato che non l’abbiamo mai sentita, Bohemian Rapsody, quello che ha cantato lui era evidentemente un altro pezzo. D’altronde parliamo di uno convinto che il suo cavallo di battaglia sia Fabri Fibra, quindi non è che ci abbia mai capito parecchio.
Detto questo qualcuno ha visto il fantasma di Freddie Mercury infuriato cercare uno con la brutta imitazione dei costumi de Il signore degli anelli per dargli in testa l’asta del microfono.
L’eliminazione è la beffa finale, alla fine la sua fanbase con evidenti problemi di udito è servita solo a far fuori Angelica, troppo brava per avere masse di persone che la votano. Noi tutti siamo troppo impegnati ad amarla per distrarci con un’attività prosaica come il pigiare tasti di diversi device per farla andare in finale (ho riscoperto gli sms per te, mia adorata).
Tutti noi angelichers eravamo convinti che fosse impossibile che non vincesse. Ma questo non è un mondo perfetto, il ballottaggio della scorsa settimana doveva farci riflettere. Che sia l’ultimo complotto di Henry Kissinger?
O tempora o mores, passare da Novembre di Giusy Ferreri a Settembre è qualcosa che non ci meritavamo.
Morgan 0
Solo perché sono molto amareggiato dal non essere stato incluso nel suo gruppo whatsapp “Rassegna stampa”.
Mi consolo con altri gruppi: “GiuLia di qualità”, “Fantaricominciamo” e “Ogni maledetto Fantacalcio”. Nel primo si commenta sapidamente X Factor (e a volte mi faccio ispirare dai pareri dei giulati), negli altri due la cosa più importante della vita di un maschio italiano, il fantacalcio.
E poi c’è la chat con il regista di fama, che ieri non mi ha scritto. Sicuramente in lutto come me per Angelica.
Una storia insensata e amara, fratello.
L’ho già detto che amo Angelica Bove?
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma