Non è che ci siamo innamorati della nostra idea. Ma, prima di leggere le pagelle, immaginate Arisa a Belve e Antonio Conte da Cattelan. E pure Dimarco e Ranucci torchiati da Francesca Fagnani non avrebbero deluso, così come uno sketch camp Riccobono-Cattelan. Ma la Rai non è pronta per questo scambismo di ospiti, per trasmissioni promiscue, anche se le mette una dopo l’altra. Ma un giorno ci arriveremo, fino a una serata Avengers dove Fazio, Fagnani, Cattelan, Marzullo, Venier si intervistano all’ultimo sangue (peraltro Cattelan-Fagnani è già avvenuto e non è stato neanche male) in una sorta di I-Factor. I sta per intervista, naturalmente. Giudici Giovanni Minoli, Malcom Pagani, Pierluigi Pardo, Serena Bortone.
Eva Riccobono 10
Il modo in cui entra nello studio e si siede è l’eleganza incarnata. Persino Francesca Fagnani ammirata e quasi intimidita – lei, che diciamolo, si trova a disagio pure quando deve stare solo in piedi e ferma in uno studio – le rende omaggio con un “è regale” ripetuto tre volte. Sembra raffinata anche quando cita un proverbio siciliano un po’ coatto, figuriamoci quando ci dice cosa farebbe con il pene (spoiler deludente, la pipì in piedi e lo ha fatto). Scopriamo che era brutta – quindi anche chi scrive ha qualche speranza -, che è stata bullizzata in ogni modo (in Sicilia sono poco lungimiranti, chiamano Miriam Leone Elio per le sopracciglia) e lei di contro ha reagito con un’ironia feroce, un’arguzia appuntita, uno sguardo affilato, forgiando un carattere e un carisma tutto suo, spudorati nella loro disarmante e seducente sincerità.
Sì, è impossibile non amarla, soprattutto per l’aneddoto per la festa in cui si è vestita da trans e la battuta a freddo sulla fisicità della conduttrice, che per un attimo si trova dalla parte dello studio “sbagliata”. L’aneddoto sulle modelle sporche e ladre ci fa volare. Poi con “Eva ha sempre la minchia in bocca” fa cadere tutti dal divano. Perché il suo difetto è dire parolacce ma ha il talento di ruttare a comando.
Matteo Ceccarini, sei il nostro eroe lo sai vero?
Frase della serata “Bello posare per Playboy, in quel momento ti senti gnocca. Poi non pensi allo sguardo degli uomini nei bagni. Tipo Postalmarket”. E poi “sono più sado che maso”. Bravo pure Andrea Scarpa, che la prima intervista bestiale a Eva l’ha fatta lui (e Fagnani l’ha giustamente citato, come sempre fa con i colleghi meritevoli).
L’unica cosa è che vorremmo tanto vedere la versione integrale, l’impressione è che ci siano parecchi tagli in montaggio (forse per le intemperanze verbali, turpiloquiesche, dell’ospite?). E poi ci piacerebbe capire se quella scintilla di reciproca seduzione, a metà intervista, era vera o solo un pensiero stupendo su due donne intelligenti che si sono confrontate alla grande.
Ivana Spagna 9
“Ho tanti amici etero” è una frase meravigliosa. Primo dubbio: la sua voce parlante e non cantante ci fa venire il sospetto che la chirurgia estetica consegni la stessa intonazione a tutte. Chiudendo gli occhi sembra arrivare alle nostre orecchie un’imitazione abbastanza ben riuscita di Patty Pravo. La parte sulle sue “doppie” (anzi triple, sono tre) ti fa fantasticare che qualcuno organizzi un concorso per sosia di Ivana Spagna e che Ivana Spagna arrivi terza.
Gattara eccessivamente sensibile, sembra uscita dall’ultimo film di Roman Polanski The Palace, ma ha un modo di raccontarsi che ti conquista. Il racconto del suo tentativo suicida – “avevo preparato tutto, avevo pulito casa” – è stato notevole, per la naturalezza serena con cui l’ha descritto. La stessa con cui, irresistibilmente, ha detto “tranne le orecchie, mi sono rifatta tutta la faccia. Mi piaccio ora dopo tutte le casette che ho fatto. In vent’anni ho rifatto il cappotto”. E senza superbonus, peraltro. Altro che Patty che nello stesso studio ha detto “dovrei fare un lifting ma non ho tempo”. C’è spazio pure per l’horror della rinoplastica senza anestesia a 16 anni “perché se non stai bene con te stessa stai male”. Certo forse pure le orecchie andavano rifatte. Scambia “seno” per “segno”, un paio di volte non sente e Francesca Fagnani deve ripeterle la domanda. Ma pure Conte, saranno troppo lontani gli sgabelli? Va bene tenere le distanze, dare del lei, ma non si starà esagerando?
Francesca Fagnani 8
Un giorno capiremo perché a Zerocalcare rinfacciano la dizione e a Francesca Fagnani no. Invece un particolare notato solo in questa puntata fa capire perché le interviste le riescono bene (oltre al fatto che insieme a lei autori e redattori si devono fare un notevole mazzo per farle riempire quell’agenda rossa che sfoglierei volentieri, sperando di trovarci una foto di Gary Barlow dei Take That). Perché è una che si annoia facilmente e questo fa sì che tenti sempre qualcosa di nuovo, per divertire prima di tutto se stessa e poi gli altri. Qual è il dettaglio? Il modo in cui chiede a Ivana Spagna che belva è, che insieme a “mi racconti una sua belvata” e tra le poche domande che ricorrono in ogni chiacchierata (insieme a “si dia un voto estetico”, “pregio e difetto” e “chi riporterebbe in vita per due minuti e cosa le o gli direbbe”).
Lo fa quasi scocciata, esasperata, appunto un po’ annoiata dal suono della sua stessa voce che ripete il mantra. Persino del suo marchio di fabbrica riesce ad annoiarsi.. Il che denota poco ego, o meglio non abbastanza da oscurare il ritratto che farà dell’ospite. Ma abbastanza dal pretendere (da qui anche l’eccessiva durata di ogni “duello”) di fare il suo lavoro meglio di chiunque altro. Sulla battuta sul seno piccolo che la Riccobono le rivolge, in una sorta di mal comune mezzo gaudio (quale, poi?), rosica con grazia, il “nun ce capiscono” rivolto a Conte sulla comune passione per l’ossessione (e viceversa) è commedia all’italiana (per una battuta rinuncerebbe anche a uno scoop, pure per questo la amiamo).
Quando trova la stessa frequenza con l’intervistato, è impareggiabile.
Antonio Conte 7
Non perde, possiamo rassicurarlo. Se la cava bene, anche se come sempre mette su il 3-5-2 e al momento giusto fa catenaccio, in un paio di occasioni simula, in altro spende il fallo tattico e a volte ti dà l’idea di mettersi in mostra per l’estate prossima non chiudendosi un po’ troppe porte (il pentimento per aver lasciato la Juventus, Napoli e Roma come piazze desiderate, il ribadire che a 54 anni è ancora giovane: anche meno, Antò). Interessante come un tempo Allegri andasse da Caressa da disoccupato, qualcuno da Buffa, ora si va dalla Fagnani se si è un top coach. Il momento dell’aneddoto da giovanissimo servitore di messa – “volevo portare la candela grossa perché volevo essere protagonista, gli altri erano semplici chierichetti” – dice tanto dell’uomo, dell’allenatore, dell’irresistibile pazzo che è (sì, da tifoso del Napoli lo volevo sulla panchina azzurra, provo a persuaderlo con i complimenti). Il momento sul sesso passivo del calciatore prima della partita per non bruciare troppo energie, così come farlo con la propria moglie per evitare l’ansia, lo stress da prestazione sono perle alla Oronzo Canà. Ma ribadirle “le ho sperimentate da calciatore, le trasferisco ora a loro” è poesia pura. E subito uno pensa subito a cosa direbbe Guardiola in merito.
Bloopers 6
Sono meravigliosi i fuori onda. Scelti con cura, divertenti. “Siamo tornati, e ‘sti cazzi!” e Madame Fagnani è servita, così come Riccobono con la gag della banana e Conte dal baffo sudato. E allora ti dici, visto che fanno ridere, teniamoci le eterobasiche – ma solo perché le capisco poco e credo di essere cretino io, non poco divertenti loro – e gli intervalli inzeppiamoli di fuori onda. Dieci per la qualità del montaggio e delle scelte, ma due per l’averli relegati in fondo, a ridosso della mezzanotte.
Carmine Del Grosso 5
Non fa ridere, ma per un comico di Belve sembra essere una conditio sine qua non. La maga non riesce a far ridere neanche la poveretta del pubblico che le siede accanto, lui qualche sorriso stiracchiato lo suscita. Ma con la sua gag sin troppo lunga, ci fa scoprire soprattutto il talento del maturo Mario Benedetti che non sbaglia un tempo comico, una battuta, un gesto. Quindi comico mediocre, ma nel caso in cui le battute a Mario le abbia scritto lui, almeno un buon autore. Che con quello che passa il convento, lo fa diventare Totò.
La durata delle interviste 4
Lo capiamo bene, la Rai vuole trasmissione lunghe da ammortizzare meglio (e pure lo share così è più benevolo), ma allora o si trovano comici decenti, o ci si inventa intervalli di qualità, o si aumentano le interviste. Ma quando l’ultima chiacchierata, quella con Antonio Conte, dura quanto un tempo di una partita di calcio, più cospicuo recupero, qualcosa non funziona. E per quanto sia uno dei migliori allenatori italiani, probabilmente neanche la moglie riuscirebbe ad ascoltarlo per così tanto tempo. Al massimo Andrea Pirlo, per gratitudine,
Va pure detto che sul finire, forse per stanchezza, trova persino qualcosa che lui stesso non sospettava di avere: l’autoironia. E parla persino, a fondo, dei suoi capelli e del “rinfoltimento” artificiale che tanto ha dato da parlare ai tifosi avversari. Che perdendo spesso, in qualche modo si sono dovuti sfogare. Alla fine il rischio è che abbia ragione Belve. Il punto è deve prendere per stanchezza gli intervistati, non gli spettatori.
Anne Lavange 3
Era meglio quando imitava Maria Nazionale, Maria De Filippi e, ovviamente, Francesca Fagnani. La sua maga cafona ha però un pregio, rende simpatico e brillante persino l’atarassico Dario Fabbri, uno che potrebbe parlare di una strage senza muovere un muscolo (forse lo ha già fatto) della faccia. Lui ha solo dimenticato di ricordare ai puntuti censori del web che non ha preso una laurea – eppure questo non toglie nulla alla qualità delle sue analisi e a Domino -, ma ora per espiare la colpa di questa omissione bianca (come quella di Ivana Spagna sull’età) lo sottopongono alla tortura di uno sketch con il personaggio comico più irritante degli ultimi 20 anni. Aridatece la signora Coriandoli (e qualcuno, anche in fretta, si proponga alla redazione di Belve come selezionatore o selezionatrice di comici: lei, li sbaglia quasi tutti).
Però il pensiero che Vincenzo De Lucia abbia vinto il premio Alighiero Noschese ci fa sperare in un Pallone d’Oro per Federico Baschirotto.
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