Dopo lo sciopero, la Writers Guild of America East, la divisione est del sindacato degli sceneggiatori e autori statunitense, torna a parlare di intelligenza artificiale (IA). Natasha Lyonne, Adam McKay, Robert Carlock e più di 1000 membri hanno firmato una petizione, resa pubblica lunedì 30 ottobre, che chiede alle aziende di media digitali di stabilire le linee guida dell’uso dell’intelligenza artificiale.
Il gruppo di firmatari nella dichiarazione chiede anche che le aziende dei media digitali “si impegnino pubblicamente a non sostituire mai un lavoratore umano con uno strumento di intelligenza artificiale” e “si impegnino in negoziati immediati e in buona fede sull’intelligenza artificiale al di fuori delle contrattazioni contrattuali programmate”.
Nella petizione inoltre i firmatari spiegano che l’intelligenza artificiale potrebbe essere uno strumento utile per i giornalisti, ma anche che “questa tecnologia potrebbe introdurre errori fattuali, perpetuare pregiudizi razzisti, compromettere la privacy dei dati e diminuire la fiducia dei nostri lettori”. I membri della WGA sottolineano a questo proposito anche i recenti “errori imbarazzanti”, tra cui un articolo su Star Wars con numerosi errori, prodotto dall’IA e pubblicato su Gizmodo.
Sara David, vicepresidente della WGA est per i media online, ha commentato così la petizione: “L’implementazione dell’IA generativa nella scrittura e nel giornalismo è una minaccia diretta ai posti di lavoro degli scrittori che si impegnano duramente”. E ha aggiunto: “Non possiamo permettere che l’intelligenza artificiale cannibalizzi il nostro duro lavoro”.
IA e tutela degli autori
“Noi, membri della Writers Guild of America est, riconosciamo che le aziende di media digitali sono ansiose di impiegare strumenti di intelligenza artificiale generativa (IA) in tutto il nostro settore. Riconosciamo che l’IA può essere di supporto al nostro lavoro, ma sappiamo anche che questa tecnologia può introdurre errori fattuali, perpetuare pregiudizi razzisti, compromettere la privacy dei dati e diminuire la fiducia dei lettori. Abbiamo già visto testate giornalistiche commettere errori imbarazzanti pubblicando frettolosamente contenuti generati dall’IA, con conseguenti danni alla reputazione e alla fiducia dei lettori.
Noi, i lavoratori che creano le storie, l’arte, i video e i podcast che il nostro pubblico ama, siamo in una posizione unica per aiutare a identificare gli usi positivi dell’IA generativa nel nostro settore e segnalare i potenziali problemi. Nello spirito di collaborazione per preservare l’integrità giornalistica del nostro lavoro, chiediamo ai nostri datori di lavoro di: Lavorare in modo congiunto con noi dipendenti prima di implementare gli strumenti di IA nei nostri luoghi di lavoro. Impegnarsi a discutere con i dipendenti le nuove tecnologie emergenti per garantire che siano applicate in modo etico ed equo.
Impegnarsi pubblicamente a non sostituire mai un lavoratore umano con uno strumento di IA, una promessa che aiuterebbe a ripristinare la fiducia sia dei lavoratori che si sentono minacciati dall’emergere dell’IA nei loro luoghi di lavoro, sia dei lettori che si sentono a disagio di fronte ai contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale. Impegnarsi in trattative immediate e in buona fede sull’IA al di fuori delle contrattazioni contrattuali programmate e garantire le tutele in futuro”.
Traduzione di Pietro Cecioni
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