Così i Depeche Mode hanno giocato con la morte, talvolta perdendo: ora sono live in Italia

Dopo il successo come ospiti speciali alla finalissima di Sanremo 2023, la band porterà il Memento Mori Tour all'Olimpico di Roma il 12 luglio, il 14 a San Siro a Milano e il 16 allo Stadio Dell'Ara di Bologna. "Ci siamo evoluti sopravvivendo": parola di David Gahan

I Depeche Mode hanno spesso giocato con la morte. Talvolta hanno vinto e talvolta hanno perso, in un gioco che – forse inconsapevolmente  – ha creato e trasformato la loro arte. Proprio l’anno scorso, il gruppo ha pianto la scomparsa dello storico tastierista Andrew Fletcher. Una perdita che però non è bastata a fermare la band, che si prepara ad affrontare una nuova tournée nel ricordo dell’amico e collega scomparso.

Dave Gahan e Martin Gore, i due superstiti del gruppo, sono pronti a (ri)esibirsi in Italia. Dopo il successo come ospiti speciali alla finalissima di Sanremo 2023, porteranno il Memento Mori Tour all’Olimpico di Roma il 12 luglio, il 14 a San Siro a Milano e il 16 allo Stadio Dell’Ara di Bologna. Pochi biglietti rimasti per la prima data e due sold out per le altre: certo non sorprendente, dato il successo quarantennale di una band che ha rivoluzionato il synth-pop britannico e la musica elettronica mondiale.

Reach out and touch faith

Martin Gore e Dave Gahan in concerto

Martin Gore e Dave Gahan in concerto

La svolta, agli albori, avviene nel 1984, col singolo People are People, primo successo radiofonico in apertura all’album Some Great Reward. Nato come un brano contro i pregiudizi razziali, rapidamente è diventato un inno di rappresentanza per la comunità LGBTQIA+. Elettronica, new wave e tendenze rock mischiate ad una profonda volontà di uguaglianza e inclusione, in un esperimento di grande successo in cui neanche gli stessi autori forse credevano davvero.

A partire da qui, la band diventa il punto di riferimento per gli emarginati e gli incompresi. Il successo è iniziato e non sembra essere intenzionato a cessare. A fine anni Ottanta esce Violator, l’album-caso discografico che fa raggiungere l’apice ai Depeche Mode. All’interno, due nuovi esempi di musica elettronica riadattata in chiave rock: le hit globali Enjoy the silence e Personal Jesus.

Un testo equivoco e volutamente ambiguo, quello di quest’ultima: “Reach out and touch faith” incita provocatoriamente Dave Gahan. Praticamente tutti cadono nella trappola Depeche Mode: il brano è un successo sin da subito, e i grandi della musica realizzano cover e reinterpretazioni personali. Marilyn Manson ne fa un eccentrico riadattamento metal, Johnny Cash la canta in chiave matura, praticamente un blues riflessivo con l’ausilio della chitarra di John Frusciante, ma anche la reginetta Disney Hilary Duff decide di adeguare la canzone al suo repertorio adolescenziale.

Sopravvivere a tutto, anche alla morte

I Depeche Mode nel 1987

I Depeche Mode nel 1987

Il 26 maggio 2022 l’annuncio della scomparsa – a soli sessant’anni – del tastierista della band, Andrew Fletcher. La morte del musicista butta ovviamente giù il gruppo e i suoi componenti. Ma poco dopo arriva Momento Mori – più che un album, un’era -, che della morte fa il suo centro e il suo punto di partenza, senza troppi fronzoli o giri di parole.

Sulla copertina due ali di angelo fatte di rose e fiori, evidentemente a richiamare delle corone funebri. Sul retro del disco, due sedie vuote e un teschio poggiato su un tavolo. Il titolo è l’espressione latina “Ricordati che devi morire”, ammonimento lapalissiano ma, in qualche modo, necessario. “Mi piace l’idea che la frase memento mori assuma un senso positivo, tipo: vivi al meglio ogni giorno che ti è concesso di stare sulla terra” aveva spiegato la band a Rolling Stone.

Il concept alla base è la sopravvivenza. Quella insita nel vivere stesso, ma anche quella di una morte scampata, come quella sperimentata in prima persona da Gahan. Che dopo un’overdose perse conoscenza per due minuti e rasentò il decesso. “Ci siamo evoluti sopravvivendo. A volte il cambiamento è naturale, a volte viene imposto, e ciò che è successo con Andy ne è un esempio lampante. Una parte dei Depeche Mode si è persa e non tornerà mai più. Pur rimanendo sempre insostituibile, siamo costretti a reagire, a pensarci in un modo diverso”, hanno dichiarato i due componenti al New York Times.

Forse è proprio questo ideale di reazione pacifica, di arresa davanti all’inesorabile cambiamento, che rende i Depeche Mode così attuali dopo quarant’anni. In grado di resistere (e persistere) a tutto, ma proprio tutto: trasformazioni sociali e personali, perdite e vittorie, batoste e benedizioni e, forse, anche davanti alla morte.

I Depeche Mode torneranno in Italia anche l’anno prossimo, con tre appuntamenti previsti per la primavera 2024: il 23 marzo saranno al Pala Alpitour di Torino e il 28 e il 30 marzo al Mediolanum Forum di Milano.