Fiera presa di posizione del compagno Amadeus e del compagno Marco Mengoni al festival dell’Unità del Popolo della canzone italiana. Su incitamento di un noto provocatore del capitale – tale Enrico Lucci, inviato della trasmissione padronale Striscia la notizia – il conduttore romagnolo ed il cantante originario di Ronciglione, nel Viterbese, hanno intonato Bella Ciao, il canto della Resistenza italiana (sommessamente e stonando un pochino, va detto), e alla domanda “siete antifascisti” hanno risposto all’unisono: “Sì!”. Incoraggiato a dimostrare la solidità della propria fede antifascista, il direttore artistico della gara canora più amata dal popolo ha ricordato un edificante episodio: “All’epoca del Covid, si ammalarono due interpreti della Casa di carta: li contattai per venire a Sanremo a cantare Bella Ciao“.
Amadeus aspetta Ercolina
Sì, anche questa è Sanremolo. Un luogo dell’immaginario favoloso dove frulla tutto e il contrario tutto. Mentre la mucca Ercolina 2 – non è uno scherzo, esiste davvero – si sta muovendo alla volta del Teatro Ariston affiancando i trattori furenti “quale simbolo più simpatico della nostra protesta” (come non manca di sottolineare con orgoglio Filippo Goglio, portavoce del presidio degli agricoltori), di fronte all’esercito di giornalisti accreditati nella sala stampa dell’Ariston e in diretta streaming – compresi ben cinquanta inviati della stampa mondiale, ci sono anche l’autorevole settimanale tedesco Die Zeit ed il francese Le Monde, più Bbc, Ard e France3 – il sommo leader Amedeo Umberto Rita detto Amadeus mostra di non battere ciglio dinnanzi alla provocazione del Lucci e rinnova, dinnanzi alla raffica di domande incalzanti dei reporter, il suo indomito sostegno alla lotta dei trattori contro lo strapotere dei padronato.
“Ho aperto le porte, e non torno indietro. Se ci sarà qualcuno che avrà piacere di esserci, lo accolgo. Non c’è nessun cambio di idea rispetto a ieri da parte mia”, ribadisce il presentatore rinnovando la disponibilità a dare spazio alla protesta sul palco dell’Ariston”. Il lavoro della terra fa parte del suo bagaglio, dice: “Io ho fatto l’istituto agrario, mi hanno detto ‘vai a zappare la terra’ e ho zappato davvero, e so anche guidare il trattore. La terra è estremamente importante, ci sono tanti lavoratori, non ne faccio una questione politica, ma è la politica che a volte sposa le cause. C’è gente che ha una difficoltà enorme e io sono a favore delle persone”.
Addirittura s’infervora l’Amadeus Palmiro: “Da conduttore e direttore artistico, siccome è un problema serio, che riguarda anche l’Europa, alla domanda se gli accoglierei se avessero voglia di venire, rispondo di sì. E rimango di questa idea”. Salvo poi precisare che certo, “c’è una fase successiva, se qualcuno contatterà la Rai e farà sapere chi sono le persone che hanno desiderio di essere presenti”. Quando? “Magari mercoledì, giovedì, venerdì, non lo so, ho aperto le porte e basta”.
“Sanremo unisce l’Italia”
Niente da fare, Sanremo proprio non riesce a rinunciare ai toni da salvatori della patria. E’ anche un modo per mettere avanti le mani, è ovvio, di fronte alle cosiddette polemiche che sono nutrimento e delizia del festival. Sottolinea con una certa gravità, per esempio, la presidente della Rai Marinella Soldi che “Sanremo ha tanti significati, Sanremo unisce. E oggi dell’unione, dell’insieme, c’è sempre più bisogno. Anche la Rai ha bisogno di unità, perché è nel lavoro di squadra che mostra tutte le sue meraviglie, che fa brillare la forza dei suoi talenti, a tutti i livelli. Sanremo ce lo dimostra”.
Ispiratissima, Marinella Soldi: “Sanremo unisce aspetti che all’apparenza potrebbero sembrare opposti. Unisce le generazioni: piace ai nonni e ai nipoti perché sia i più grandi che i giovanissimi trovano a Sanremo la musica che ascoltano davvero. Il festival è servizio pubblico, ma ha anche grande valore per le aziende che in Sanremo investono. Sanremo unisce anche la tradizione e il futuro della Rai: il legame che si crea a Sanremo dobbiamo mantenerlo e coltivarlo, per costruire con tutti i nostri utenti la Rai del futuro”. Evviva.
Dalla Georgia all’Albania. E i russi?
Non solo Italia, in questi giorni l’Ariston è l’ombelico di (quasi) tutto il mondo: mezzo centinaio di giornalisti accreditati tra radio, televisioni e testate cartacee e web. I compagni della televisione di Stato ci ricordano che oltre alle testate già citate ci sono “i reporter dello Stato transcaucasico della Georgia”, ma anche dell’emittente serba Rts, della croata Hrt, della romena Tvr e della svizzera Rsi.
“Tutte le cinque serate del festival – riferisce un’accigliata nota – vengono trasmesse in diretta dalle Tv pubbliche di Albania (Alrtv), Moldavia (Mdtrm), Montenegro (Merctg), Romania (Totvr), mentre la Rtve spagnola proporrà in diretta la serata finale. Le cinque serate del festival 2024, poi, saranno trasmesse in differita dalle emittenti canadesi Rogers e Ici Tv Quebec”.
Anche la tv ucraina darà la finale del festival, mentre al Roof dell’Ariston manca l’affollata delegazione dei cronisti russi che fino a pochi anni fa costituivano un segmento cruciale nella copertura dell’epifania sanremese: contrappassi della storia. Che dire? In compenso ci sarà la mucca Ercolina 2, novello simbolo della lotta di classe.
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