“Ho detto, per una questione di rispetto, per non essere categorico: ‘Facciamo la settimana del festival e poi ci sediamo e capiamo’. L’intenzione è di fermarmi a cinque consecutivi, già aver raggiunto questo traguardo è un onore”. Ormai è risaputo, la 74a edizione di Sanremo sarà l’ultima presentata da Amadeus. Quella del 2024 sarà la quinta per lo showman veronese, che ha eguagliato il primato di cinque conduzioni consecutive fin ora appartenente ai soli Pippo Baudo e Mike Bongiorno.
Dopo aver esordito con un’edizione un po’ sottotono nel 2020, vinta da Diodato con Fai rumore, brano diventato inno ufficiale dell’Italia pandemica, Amadeus ha condotto e trainato una serie di episodi memorabili della storia della kermesse. Dall’eliminazione coatta di Morgan e Bugo al primo step verso la scalata mondiale dei Maneskin, passando per vari momenti che hanno plasmato la tv e i costumi italiani. Che piaccia o meno, insomma, ai Festival di Amadeus va riconosciuta una certa lungimiranza cha ha favorito un rilancio internazionale dello show di Sanremo, reduce da vari anni non particolarmente felici. Né dal punto di vista musicale né tanto meno da quello folkloristico.
Dov’è Bugo?
Le brutte intenzioni, la maleducazione. La tua brutta figura di ieri sera. Parole ormai ben più note dell’Inno d’Italia. È l’una e cinquantadue minuti dell’8 febbraio 2020. La catastrofe prima della pandemia, che di lì a pochi giorni avrebbe inchiodato tutta Italia dentro casa. Un ambiguo sodalizio formato da Bugo e Morgan si esibisce sul palco con la canzone Sincero (il cui testo originale è praticamente sconosciuto ai più) durante la semifinale della kermesse. Castoldi, di tutto punto, inizia a cantare una sua versione del brano, fatta di frecciatine – per nulla velate – al compagno di duo. In risposta, Bugo si nasconde sconcertato dietro le quinte dell’Ariston, e rifiuta di commentare l’accaduto. Morgan mette in scena una reazione finta sorpresa allo stop della base in sottofondo. “Che succede?” chiede attonito ad un Amadeus evidentemente provato che esordisce con la domanda ormai cult “Dov’è Bugo?”. I due cantanti, dopo essere stati squalificati, proseguiranno la disputa per tanto tempo, e anche durante concerti singoli e occasioni di incontro col pubblico non perderanno l’occasione per riesumare un momento altissimo della tv italiana.
Elettra Lamborghini: il twerk a Sanremo 2020
Tute intere rivestite di paillettes, maniche fatte di pennacchi e strass nel trucco e sul microfono, sempre in quella famosa edizione pre-pandemica del 2020. Elettra Lamborghini, reduce dal successo della sua hit reggaeton Pem Pem, coglie la palla al balzo e accetta l’invito di Amadeus a gareggiare tra i Big del Festival. Sale sul palco con la sua Musica (e il resto scompare), orecchiabile canzone dai suoni spagnoleggianti, con una punta di flamenco. Lamborghini butta in tavola tutte le sue carte, e si esibisce nella disciplina in cui lei stessa ammette di eccellere, il twerking, giunto per la prima volta sul palco dell’Ariston. La cantante regalerà poi una serie di momenti inaspettati alla kermesse, giunta alla sua 70° edizione. Tra questi, una sorta di karaoke onirico e non proprio intonato in coppia con la riot girl dell’elettronica italiana Myss Keta, nell’inno di Claudia Mori Non succederà più. Le stesse parole pronunciate dalla gran parte della sala stampa dopo quel duetto.
Il ritorno di Grignani
Durante la serata di cover e duetti di Sanremo 2022, Irama, uno dei favoriti di quell’edizione, porta con sé sul palco Gianluca Grignani. È la prima volta dopo otto anni per il cantante milanese sul palco dell’Ariston. L’insolita (ma neanche troppo) coppia si esibisce ne La mia storia tra le dita, facendo prendere vita ad uno dei momenti più strani e confusionari dell’era Amadeus a Sanremo. Grignani, evidentemente provato (forse dall’emozione nel varcare di nuovo quel palco) e con notevole ritardo rispetto ai tempi stabiliti, ha cantato in maniera non del tutto impeccabile la sua hit che, quasi vent’anni prima, aveva presentato proprio nello stesso luogo. Dopo quell’episodio, si iniziò a vociferare di un’ipotetica sfuriata di Irama, rimasto male dell’insuccesso della serata. “I giornali hanno scritto che io e Irama abbiamo fatto a botte dietro le quinte”, aveva smentito il cantante di Destinazione paradiso. Nessuno scontro, perciò, piuttosto “dopo l’esibizione io sono andato a mangiare una bistecca in hotel”.
Achille Lauro e il battesimo
Torso nudo, pantaloni neri di pelle e capelli biondo platino. Tutto sommato, un outfit misurato per Achille Lauro, che ha fatto parlare di sé e del suo vestiario alla kermesse più e più volte. Punta sul minimale per Sanremo 2022, per quella che il cantante definisce una vera e propria rinascita artistica, spirituale e personale. E come tale, in effetti va sancita. L’eclettico artista fa da sé, e durante un’esibizione della sua Domenica, con tanto di apposito recipiente e acqua santa, si auto-battezza. Nei giorni seguenti, il vescovo Antonio Suetta criticherà aspramente la performance. La definirà penosa e accuserà Lauro di aver profanato la fede cattolica in un contesto insulso e dissacrante. È solo l’ennesima delle provocazioni più o meno riuscite dell’artista in ambito sanremese. Dalla denudazione sul palco, passando per l’interpretazione di un San Francesco dei giorni nostri, fino al bacio (nel suo piccolo, precursore di una tendenza) col collega e amico Boss Doms. E chi più ne ha più ne metta.
Le rose di Blanco
Un mistero ancora irrisolto, quello per cui Blanco, ospite speciale della prima serata della 74° edizione di Sanremo, abbia deciso di calciare centinaia di fiori sanremesi sul palco del Festival. Il giovane artista, in un’esibizione della sua, non a caso, L’isola delle rose, interrompe la performance canora a metà per sfogarsi con la scenografia floreale, composta da centinaia di rose rosse. Poco dopo, per ridimensionare i fischi del pubblico e le critiche della stampa, Gianni Morandi, co-conduttore della serata, impugna scopa e paletta, e spazza via i petali sul palco. Per i vari detrattori, Blanco avrebbe reagito così per l’impossibilità di sentire la sua stessa voce in cuffia durante l’esibizione. Per gli addetti ai lavori, invece, sarebbe stato tutto organizzato, come atto organico del videoclip del brano, in cui il cantante bresciano metteva in atto una scena similare. Circa vent’anni prima, l’Ariston era stato teatro di un siparietto simile, con i Placebo, che la loro ira però la sfogarono sui loro strumenti. Unico elemento comune: in entrambi i casi, il pubblico sanremese non l’ha presa molto bene.
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