Maschere bianche dal vago sapore horror coprono i loro volti, per conquistare il futuro ululano con voce roca che sono pronti a “scavalcare i cadaveri”. Il palcoscenico è immerso nell’oscurità, a ritmo di chitarre raspanti gridano che la Germania “sta andando a sbattere contro un muro”, si intuisce che ciò dipende da una politica flaccida che svenderebbe l’identità germanica.
Loro stessi, sempre nelle canzoni, sono “lupi” che lottano contro i “ratti”, intesi come “luce” contro “ombra”: una metafora utilizzata sovente nel Terzo Reich, quello vero, per dire degli ariani contro gli ebrei. “Riprendetevi la strada, pietra su pietra”, picchiano ancora. Dove si capisce che le pietre sono destinate ad essere lanciate, non sappiamo se contro gli agenti di polizia o simbolicamente per aria.
I Weimar e il gioco delle identità segrete
Benvenuti nel cupo mondo dei Weimar, il gruppo rock dei misteri in Germania: le identità dei suoi membri sono segrete, i loro look predilige il nero, le loro canzoni risuonano spesso ai comizi dei “Querdenker”, galassia multiforme formata da cospirazionisti vari e assortiti, tendenzialmente vicini al mondo dell’estrema destra tedesca.
Soprattutto, il loro ultimo album è schizzato in cima alle classifiche in Germania, al quinto posto. Un successo che porta anche il marchio dell’Universal, “il maggiore colosso musicale del mondo”, come sintetizza l’autorevole settimanale amburghese Der Spiegel. Che si chiede: “Perché una compagnia multimiliardaria porta alle vette un gruppo che canta canzoni ostili alla democrazia, tendenti alla violenza e poco velatamente antisemite?”
Ombre nere in Turingia
Domanda a cui segue una seconda domanda: quella sull’identità nascosta del gruppo, identità non solo coperta dalle maschere ma anche da pseudonimi. Il settimanale non ha dubbi: diversi membri della band provengono dalla scena neonazista tedesca. Per la precisione, della Turingia, il Land orientale dove stando agli ultimi sondaggi la prima forza è l’Afd, il partito dell’ultradestra, qui guidata dal controverso Bjorn Hoecke, “attenzionato” nientemeno che dai servizi segreti – giusto per capire l’aria che tira in questo pezzo dell’ex Ddr.
Uno dei musicisti della band, secondo lo Spiegel, sarebbe tal Konstantin P. (nella band risponde al nome di Till Schneider), 45 anni, che stando agli atti della polizia tedesca alla fine degli anni novanta faceva parte dei Dragoner, una band “nazirock” anch’essa finita nel mirino di polizia e intelligence: tanto per gradire, nei loro testi capitava di sentire passaggi in cui l’Olocausto veniva definito “la bugia dei sei milioni”, dove non meglio precisati “traditori” dovrebbero essere “giustiziati”, mentre la democrazia non sarebbe altro che una “dittatura” e ogni sforzo nobile andrebbe riservato “al puro sangue bianco”.
Possesso illegale di armi
E ancora: un altro membro dei Weimar, Steffen P., è considerato vicino a tal Christian P., 37 anni, che a sua volta è stato notato dalle forze dell’ordine per possesso illegale di armi e per aver diffuso propaganda di stampo neonazista. Addirittura, afferma il settimanale in base agli atti degli inquirenti, costui avrebbe tentato di formare “gruppi armati” e avrebbe militato nella formazione chiamato “Resistenza nazionale Weimar” che a sua volta sosteneva l’organizzazione nera “Blood & Honour”, dichiarata illegale.
Nel 2002 Christian P. aveva inciso un cd dal titolo Murder Squad, sulla cui copertina campeggiava una svastica e nelle cui canzoni si udivano versi come “i campi di concentramenti non esistevano, se li è inventati l’ebreo”.
Ebbene, Christian P. secondo lo Spiegel è uno dei cantanti dei Weimar, nom de plum “Richard Wegner” (evidente l’assonanza con il nome del compositore della “Cavalcata delle Valchirie”, Richard Wagner).
Imbarazzo in casa Universal
Di fronte alle rivelazioni la compagnia discografica ha mostrato di essere in grande imbarazzo. Da una parte è emerso che il contratto con i Weimar sarebbe stato perfezionato tramite la casa discografica indipendente Rookies & Kings. Che aveva registrato il dominio weimar.site già nel 2016, di cui uno dei responsabili risultava il manager di un altro gruppo di stampo ultradestra, i Frei.Wild.
Dall’altra, la Universal ha reagito parlando di una “situazione assolutamente inaccettabile”, che “contraddice i valori” della società. La quale tempo fa ha messo subito fine ad ogni rapporto con la band e fermato la promozione dell’album.
“Sulla base di quel che sappiamo oggi ovviamente non avremmo mai pubblicato il disco”, ha detto una portavoce di Universal allo Spiegel, mentre sui siti ufficiali della compagnia sono stati cancellati i video e le canzoni del gruppo.
Ma oramai la bomba è scoppiata: nel tentativo di calmare le acque, Tom Bohne, presidente del dipartimento musica tedesca di Universal Germania, tempo fa ha diffuso una mail a tutti i collaboratori della società nella quale afferma che le notizie emerse sono “sconvolgenti”. Pertanto si studiano “passi legali” nei confronti dei Weimar, dai quali la società si sente “ingannata e tradita”. Ma la rabbia è grande, dentro Universal: molti si chiedono come sia stato possibile che sia stato messo sotto contratto un gruppo di nazirock. Nessuno ha fatto le necessarie verifiche?
I Weimar cavalieri dell’apocalisse nera
Alla fine, dopo giorni di truce silenzio, hanno preso la parola gli stessi Weimar: Christian P. e Konstantin P. in effetti confermano di aver fatto parte della “scena di estrema destra in Turingia”, ma anche che si dispiacciono “di non aver comunicato con chiarezza quel è che è stato il nostro passato”. Non solo: oggi la band, dicono, “prende le distanze da ogni possibile forma di violenza, estremismo, xenofobia, razzismo e omofobia”. Ma ripetono anche che l’arte “deve essere critica, chi non lo capisce non comprende l’alto valore della democrazia”.
Peccato che molti loro fan, nei commenti sui social, ritengano che la Germania “sia una dittatura”, che chiunque critica il sistema “viene diffamato come nazista” e che i media sono nient’altro che “puttane”.
Così, mentre i Weimar, cavalieri dell’apocalisse in salsa nera, cercano di correre ai ripari, nei video che ancora dominano il loro sito c’è un profluvio di personaggi che alzano il dito medio. L’appuntamento è con la prossima top ten.
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