Bong Joon-ho e altri registi coreani chiedono un’indagine sulle circostanze della morte di Lee Sun-kyun, star di Parasite

Personalità autorevoli ed esponenti del mondo dell’arte terranno venerdì 12 gennaio a Seoul un evento mediatico per chiedere alle autorità di riaprire il caso

Autorevoli registi ed esponenti del mondo dell’arte coreani terranno venerdì 12 gennaio a Seoul un evento mediatico per chiedere alle autorità di aprire un’indagine sulle circostanze che hanno portato al decesso della star di Parasite Lee Sun-kyun, morto il mese scorso all’età di 48 anni per un apparente suicidio.

Prima della sua morte, Lee era stato indagato dalla polizia per diverse settimane per sospetto uso di droghe, accuse che aveva strenuamente negato. L’attore sosteneva di essere vittima di un ricatto e che, se aveva consumato droghe, era perché era stato ingannato. La polizia sudcoreana aveva dichiarato che Lee aveva superato diversi test antidroga ed era stato sottoposto a lunghe sessioni di interrogatorio, tra cui una maratona di 19 ore, alcuni giorni prima della sua morte.

I suoi avvocati hanno dichiarato ai media locali che l’attore era sconvolto dal modo in cui la polizia stava gestendo l’indagine e da come i dettagli erano trapelati alla stampa, danneggiando la sua carriera e la sua reputazione. Martedì 9 gennaio, una nuova organizzazione, chiamata “Associazione di Solidarietà tra gli Artisti Culturali”, ha rilasciato una dichiarazione in cui annuncia la sua formazione e sollecita i media coreani e le autorità locali a collaborare per evitare che tragedie come il caso di Lee si ripetano.

L’evento, i fatti e le domande

I membri dell’associazione comprendono 29 gruppi artistici e culturali di spicco, tra cui il principale evento cinematografico della Corea del Sud, il Busan International Film Festival, e la Korea Entertainment Producer’s Association. “Dopo aver affrontato la tragica morte dell’attore Lee Sun-kyun, ci siamo riuniti con la ferma convinzione che un simile incidente non debba mai più accadere”, ha dichiarato l’organizzazione nel suo comunicato.

“Chiederemo un’indagine per scoprire la verità sul caso di Lee, chiederemo ai media di cancellare gli articoli che non svolgono la loro funzione giornalistica, e solleciteremo le autorità a rivedere la legge per proteggere i diritti umani degli artisti”. Il gruppo ha dichiarato che venerdì 12 gennaio terrà una conferenza stampa a Seoul alla quale parteciperanno personalità come il regista premio Oscar di Parasite Bong Joon-ho, il regista Lee Won-tae (The Gangster, The Cop, The Devil), l’attore Choi Deok-moon (che appare nel K-drama della Disney Moving – Una famiglia in fuga) e Choi Jeong-hwa, capo della Korean Producers Guild.

Il caso di Lee ha acceso i riflettori internazionali sulle leggi antidroga della Corea del Sud, notoriamente molto severe, che possono comportare pene detentive fino a 14 anni e vengono applicate anche se i cittadini coreani fanno uso di droghe al di fuori del Paese. Alla fine del 2022, il presidente coreano di destra Yoon Suk Yeol ha dichiarato una “guerra alla droga” che ha portato a un’impennata di arresti e a un aumento dello stigma sociale per i consumatori e i tossicodipendenti. Secondo l’Agenzia nazionale di polizia coreana, nel 2023 sono state arrestate oltre 17.000 persone accusate di reati legati alla droga, rispetto alle 10.400 stimate nel 2019.

Lee Sun-kyun, il lavoro con Bong Joon-ho e un caso ancora discusso

La morte di Lee ha anche riacceso il dibattito sulla salute mentale e sulle profonde pressioni sociali che i popolari artisti coreani devono affrontare. Negli ultimi anni sono morte per suicidio diverse star di alto profilo, tra cui il cantante Kim Jong-hyun nel 2017, le star del K-pop Sulli e Goo Hara nel 2019 e il cantante Moon Bin nel 2023. La Corea del Sud ha uno dei tassi di suicidio più alti tra le nazioni sviluppate. Nel 2021, il tasso di suicidi nel Paese era di 26 su 100.000 persone, contro un tasso di 15,7 su 100.000 persone in Giappone e di 14,1 su 100.000 negli Stati Uniti.

Soprannominato “The Voice” dai suoi fan in patria per la sua caratteristica voce baritonale, Lee era noto al pubblico occidentale soprattutto per aver interpretato Park Dong-ik, il patriarca della ricca famiglia al centro della commedia nera Parasite di Bong Joon-ho del 2019. Quell’anno Lee aveva ricevuto uno Screen Actors Guild Award insieme al resto del cast del film.

Nel 2022, Lee aveva ricevuto una nomination come miglior attore agli Emmy internazionali per il suo ruolo nella prima serie originale coreana di Apple TV+, Dr. Brain, un thriller fantascientifico. E proprio l’anno scorso era tornato al Festival di Cannes – dove Parasite era entrato nella storia nel 2019 vincendo la Palma d’Oro – come protagonista nel film horror drammatico Sleep del regista coreano Jason Yu.

Soomee Park ha contribuito a questo reportage da Seoul.

Traduzione di Nadia Cazzaniga