Donald Trump è stato arrestato. Cinque parole che sono state sventolate come speranza o spauracchio da settimane e che i commentatori e i cronisti profetizzavano per il caso Stormy Daniels, pagata per il suo silenzio nel 2016 riguardo alla loro relazione, avvenuta 10 anni prima: la somma di 130.000 dollari sarebbe stata distratta dal suo avvocato dai fondi della campagna elettorale. Sembrava questo caso giudiziario quello che avrebbe portato dietro le sbarre l’ex presidente, è invece un insieme di 37 ipotesi di reato federali, sette capi d’accusa corroborati dalle perquisizioni dell’FBI nella sua immensa e lussuosa tenuta a Mar-A-Lago a far sì che molti organi di stampa l’abbiano diffuse, prematuramente. Donald Trump, infatti, non è stato arrestato. Non ancora, almeno.
Si è invece ripetuto, anche per le reazioni isteriche dell’entourage dell’imprenditore, ciò che è avvenuto per il caso Daniels a Manhattan: la custodia temporanea in tribunale dovuta all’espletamento di tutte le formalità del caso (tra cui NON ci sono né foto segnaletiche, né raccolta delle impronte digitali e neanche lo svuotamento delle tasche, sebbene la CNN ha sostenuto che questo fosse avvenuto e non ha ancora smentito), prima dell’udienza davanti al magistrato Jonathan Goodmnan.
Decine di migliaia di documenti top secret, legati al nucleare come alla sicurezza nazionale, sono stati trovati ovunque nella magione della famiglia Trump, persino nei servizi sanitari. Documenti che mai avrebbero dovuto lasciare la Casa Bianca. Per ora, però, l’arresto non è ancora stato effettuato, il tycoon è “solo” temporaneamente in custodia presso il tribunale di Miami. Arrivato con il suo aereo personale, ieri, in Florida, alle 15 locali (le 21) qui da noi deve partecipare a un’udienza, al seguito del quale lo stato di fermo dovrebbe cessare.
Si temono comunque scontri fuori dal tribunale federale – molti i sostenitori, ora in corteo, e i contestatori di Trump fermi invece nella zona antistante la struttura – e nel resto del paese in caso le voci del possibile arresto diventassero realtà. Per ora, con il “personal recognize” – l’assicurazione personale di presentarsi alle prossime udienze – dovrebbe evitare che il fermo si protragga per questa notte.
Il timore di poter finire dietro le sbarre non ha fermato Trump nell’insultare a mezzo stampa il procuratore speciale nominato dal Dipartimento di Giustizia e dal Ministro Merrick Garland in persona per indagare sia sui documenti nascosti nella casa di villeggiatura (e che Trump ha negato fossero lì dopo espressa domanda dei funzionari che l’hanno richiesti) che sull’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Definito da molti “mastino” e “cacciatore di corrotti”, su Truth, il suo social personale, l’ex presidente lo ha definito “delinquente” dicendo che il Dipartimento di Giustizia “è corrotto”.
Ricordiamo che Donald Trump ha già un triste record: è il primo ex presidente finito davanti al Gran Giury di New York così come il primo a essere incriminato per reati federali connessi alla sicurezza nazionale.
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