L’Expo 2030 a Roma è stato un sogno durato pochissimo. Solo 17 i voti per la candidatura italiana. La 173ª assemblea generale del Bureau international des expositions, l’organizzazione intergovernativa che gestisce le Esposizioni universali e internazionali – si è infatti riunita, con i suoi 182 delegati, al Palazzo dei congressi di Issy-les-Moulineaux, alle porte di Parigi, per il voto finale di Expo 2030. L’incontro, dalle 15 alle 17 di martedì 28 novembre ha visto tre città contendersi l’assegnazione del grande progetto: Roma, Riyad (Arabia Saudita) e Busan (Corea del Sud).
La vittoria di Riyad era quasi preannunciata ma la candidatura di Roma, secondo le stime de Il sole 24 ore, ha proposto un progetto che in totale sarebbe valso oltre 50 miliardi di euro, con la creazione di 11 mila nuove aziende e 300 mila nuovi posti di lavoro. Per questo, seppur non favorita dalle previsioni, l’Italia ha cercato di essere il più possibile presente agli eventi di sponsorizzazione, fino all’ultimo, poche ore prima dell’annuncio ufficiale.
La delegazione guidata dal sindaco della capitale Roberto Gualtieri, infatti, è entrata al Palazzo dei congressi parigino intorno alle 14.00 del 28 novembre. Insieme al primo cittadino, che si è definito ottimista e determinato, anche il ministro dello sport Andrea Abodi, in rappresentanza del governo.
Le tre testimonial italiane
Accanto alla delegazione politica sono state tre le donne testimonial a cui è stata affidata “l’arringa finale” della candidatura romana: Sabrina Impacciatore, Bebe Vio e Trudie Styler, regista, produttrice e imprenditrice (oltre che moglie di Sting). Tre scelte, ovviamente, non casuali, a partire dalla rappresentazione di genere (già Roma ha dedicato un ciclo di incontri al ruolo delle donne nell’Expo 2030, WomenLands). Oltre a Impacciatore – simbolo di una Roma verace da poco reso celebre oltreoceano dalla serie The White Lotus – e Vio, campionessa paralimpica, Styler rappresenta lo spirito internazionale della candidatura romana, vivendo da oltre vent’anni in Italia. Nel suo intervento Styler ha ricordato infatti, che Roma è stata la città che per prima l’ha accolta, quando la sua carriera da attrice è iniziata a Cinecittà, prima ancora di andare a vivere in Toscana negli ultimi due decenni. “Roma mi ha aperto occhi e mente”, ha affermato. “E adesso non vede l’ora di ospitare l’Expo con speranza e con le sue braccia amorevoli”.
Anche Impacciatore affida il suo discorso all’immaginario cinematografico, ma anziché gli Studios di Fellini cita la Mamma Roma di Anna Magnani: una Roma madre di tutti, che non appartiene soltanto ai suoi cittadini e in cui il passato abbraccia il futuro. Bebe Vio ha concluso infine l’intervento italiano, intorno alle 16.00, affermando che soprattutto riguardo il tema dell’inclusione, ci si innamora di Roma perché è in grado di far sentire tutti parte della vita della città.
Come funziona il voto dell’Expo
I delegati del Bureau hanno diritto ad almeno a due fasi di voto: se nella prima fase si raggiunge la maggioranza qualificata dei due terzi (121 voti su 182 presenti) l’assegnazione è diretta. In altro caso si procede al ballottaggio. Le previsioni davano Riyad come probabile vincitrice al primo turno, con una più remota possibilità di scontro tra Roma e Busan per il secondo posto del ballottaggio. Al momento della votazione la candidatura dell’Italia poteva contare già sull’appoggio ufficiale del Brasile di Lula e dello Stato di Israele oltre che sul probabile sostegno – in caso di ballottaggio con Busan – dei delegati già pubblicamente schierati per Riyad, come la Francia: oltre 130 secondo le stime del ministro saudita Faisal bin Farhan.
Il risultato finale è stato solo di poco inferiore alle aspettative, ma la capitale saudita non ha mai davvero dubitato di perdere l’Expo 2030, con 119 solidissimi voti al primo turno.
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