Dopo essersi scusata per le dichiarazioni rilasciate in seguito all’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre, Maha Dakhil, co-responsabile del dipartimento cinematografico della Creative artists agency (Caa), rinuncia alla suo ruolo di leadership nella divisione. Inoltre, si dimette dal consiglio di amministrazione interno dell’agenzia con sede a Century City.
Dakhil, tra i cui clienti figurano Tom Cruise, Natalie Portman, Reese Witherspoon, Anne Hathaway e altri ancora, è finita nel mirino per un post su Instagram molto critico nei confronti di Israele e che faceva riferimento a un “genocidio”. Il post è stato successivamente cancellato e l’agente si è scusata per i commenti.
Le dichiarazioni
“Ho commesso un errore nel postare un messaggio nella mia storia di Instagram, che utilizzava un linguaggio offensivo”, ha scritto Dakhil in una dichiarazione del 19 ottobre. “Come molti di noi, sono stata colpita dal dolore. Sono orgogliosa di essere dalla parte dell’umanità e della pace. Sono molto grata ad amici e colleghi ebrei che mi hanno fatto notare le implicazioni e mi hanno istruita ulteriormente. Ho immediatamente rimosso il repost. Mi dispiace per il dolore che ho causato”.
In seguito post incriminato, l’agenzia gestita da Bryan Lourd è stata oggetto di numerosi titoli di giornale. L’attenzione per questa vicenda ha portato alla decisione di non far dirigere il reparto cinematografico a Dakhil, che però potrà continuare a lavorare con i suoi clienti.
Hollywood e le guerre sui social media
La scossa riflette l’ambiente difficile dei social media nelle settimane successive all’attacco, di Hamas contro Israele, che ha ucciso più di 1.400 persone, e alla risposta del paese con gli attacchi aerei a Gaza. Leader come Jonathan Greenblatt, che dirige l’Anti-defamation league (Adl), hanno incoraggiato le voci di Hollywood a esprimersi con fermezza a favore di Israele, sostenendo che “alla luce di quanto gli algoritmi dei social media possano distorcere il mondo, è ancora più importante che queste voci si facciano sentire”. All’inizio di quest’anno, l’Adl ha pubblicato un rapporto in cui si afferma che nel 2022 a Los Angeles si è registrato un numero “record” di episodi di antisemitismo (tra cui molestie e vandalismo).
Ma mentre i principali Studios – tra cui Disney, Paramount e Comcast – hanno effettuato donazioni a organizzazioni umanitarie dopo l’attacco e dirigenti come Bob Iger e Shari Redstone hanno condannato le azioni di Hamas, a Hollywood si è registrata un’ondata di attenzione da parte degli attivisti per la percepita mancanza di un simile sostegno al popolo palestinese.
Nei giorni successivi all’attacco, è circolata una petizione con oltre 700 nomi dell’industria dell’intrattenimento che hanno firmato una lettera aperta a sostegno di Israele, tra cui le firme dei massimi dirigenti della Caa, compreso Lourd e i co-presidenti Richard Lovett e Kevin Huvane. “La lettera aperta invita la comunità dello spettacolo ad esprimersi con forza contro Hamas e a sostenere Israele”, si legge nella nota.
Poco dopo, un gruppo di almeno 57 star ha firmato una lettera indirizzata al Presidente Biden per chiedere un cessate il fuoco a Gaza. “Crediamo che tutta la vita sia sacra, indipendentemente dalla fede o dall’etnia, e condanniamo l’uccisione di civili palestinesi e israeliani”, si leggeva nella lettera.
Il conflitto ha sollevato un dibattito su quando e come le aziende di Hollywood debbano intervenire in una questione divisiva che ha spaccato l’opinione dei dirigenti e dei talenti, tipicamente di orientamento liberale. Mentre la Directors Guild (sindacato dei registi) e la SAG-AFTRA (sindacato degli attori) hanno rilasciato dichiarazioni l’11 e il 13 ottobre deplorando l’attacco iniziale di Hamas, la Writers Guild of America si è astenuta dal commentare, poiché il consiglio direttivo era diviso sulla risposta da dare e alla fine non ha rilasciato alcuna dichiarazione.
Traduzione di Pietro Cecioni
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