Che il tax credit per il cinema sarà modificato è certo, ora, stando alla bozza della nuova legge di bilancio, si vede in che modo: la percentuale di spesa su cui applicare l’agevolazione per le opere cinematografiche è al 40% ma l’aliquota può scendere secondo nuovi criteri.
“Ritengo che il tax credit sia uno strumento indispensabile, da cui non si può prescindere, ma al contempo sono convinta che il suo impianto abbia bisogno di aggiustamenti”. Così parlava la sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni nei giorni in cui si rincorrevano missive e dichiarazioni tra il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano – le voci circolate la settimana scorsa parlavano 200 milioni di euro di tagli complessivi all’industria cinematografica su un arco di due anni – e quello dell’economia Giancarlo Giorgetti, che quasi lasciava intendere che non ce ne fosse bisogno.
Stando alla bozza in circolazione, infatti, al relativo capitolo, la legge di bilancio interviene con “gli aggiustamenti”. L’articolo prevede che l’agevolazione possa essere rimodulata “per esigenze di bilancio” o “in relazione alle dimensioni di impresa o gruppi di imprese nonché “in relazione a determinati costi eleggibili o soglie di costo eleggibile, ferma rimanendo la misura massima del 40 per cento”. Chi presenterà delle dichiarazioni infedeli sarà punito con multe da 10 a 50mila euro.
La norma, ha detto Borgonzoni, “serve a poter inserire uno strumento, discusso e in valutazione con tutte le associazioni del comparto audiovisivo, per rendere il sistema più efficiente: un descalator legato agli investimenti”. Una sorta di scala, si intende, che inquadri la collocazione dei fondi. “La valutazione parte dal fatto che un film da 30 milioni non può beneficiare di un 40% come uno da 10”, ha continuato. L’obiettivo sarebbe quindi “inserire un parametro decrescente senza creare problemi al settore e lasciandolo competitivo rispetto ai mercati nostri diretti competitor”.
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