John Oliver si è preso un momento per condividere i suoi pensieri sulla guerra tra Israele e Hamas all’inizio di Last Week Tonight sulla Hbo. Con una mossa insolita, il conduttore si è rivolto al pubblico prima della messa in onda della sequenza iniziale dello show di domenica 15 ottobre.
“Senza la musica, le luci e, almeno in teoria, le risate, volevo parlarvi brevemente di quella che è stata chiaramente una settimana terribile”, ha esordito. “L’immensa sofferenza in Israele e a Gaza è stata ripugnante da guardare, e non la tratteremo nel corpo principale del nostro show stasera per un paio di ragioni. Primo, è orribile. Non ho voglia di raccontare barzellette sulla carneficina in questo momento, e sono abbastanza sicuro che voi non vogliate sentirle. In secondo luogo, lo stiamo registrando sabato pomeriggio e lo guarderete domenica sera o lunedì mattina attraverso una VPN illegale. So con chi sto parlando”, ha ironizzato.
Ha poi precisato che, a causa della tempistica delle registrazioni, “molte cose potevano cambiare” tra quel momento e la messa in onda.
Il commento di John Oliver
“Ma ho alcuni pensieri generali che penso siano ancora validi e che hanno a che fare con il dolore, la paura e la rabbia”, ha detto. “Il dolore è il primo e più forte sentimento, le immagini che abbiamo visto questa settimana, da sabato 8 ottobre in poi, sono state assolutamente strazianti: migliaia di morti in Israele e a Gaza. Sarebbe devastante, non solo per gli abitanti della regione, ma anche per le comunità della diaspora in tutto il mondo. Qualunque opinione si abbia sulla storia di questa regione o sullo stato attuale delle cose dovrebbe essere impossibile vedere famiglie in lutto e non commuoversi. Questa settimana c’è stato dolore, molto dolore, ma anche paura: paura comprensibile di ulteriori attacchi in Israele e per coloro che sono stati presi in ostaggio e paura di ciò che accadrà a Gaza, dato che i leader israeliani sembrano intenzionati a intraprendere una campagna di bombardamenti senza sosta, sfollamenti di massa e una potenziale invasione via terra”.
Facendo notare ancora una volta l’intervallo di tempo che intercorre tra la registrazione del programma e la sua messa in onda, ha proseguito: “Non so a che punto sia la situazione a Gaza mentre state guardando questo programma. Ma tutti i segnali sembrano puntare verso una catastrofe umanitaria. I funzionari israeliani hanno annunciato piani per tagliare cibo, acqua, carburante ed elettricità. Gli ospedali funzionano con i generatori. Tutto questo ha l’aria di una punizione collettiva, che è un crimine di guerra. Credo che molti israeliani e palestinesi provino una rabbia giustificata in questo momento, non solo nei confronti di Hamas, i cui atti terroristici assolutamente efferati hanno dato il via agli eventi di questa settimana, ma anche nei confronti dei fanatici e degli estremisti che hanno costantemente ostacolato i tentativi di pace nel corso degli anni. Israeliani e palestinesi sono rimasti delusi dai propri leader più e più volte. E non ho molta fiducia nei leader attualmente in carica per guidarci verso la pace”.
La necessità di pace
Oliver ha detto di avere ancora qualche speranza, visto il numero di cittadini comuni, sia israeliani che palestinesi, che questa settimana “hanno chiesto moderazione e non vendetta”.
Ha fatto ascoltare un’intervista tra Jake Tapper della CNN e Noi Katzman, il cui fratello Chaim è stato ucciso lo scorso fine settimana negli attacchi terroristici di Hamas. Katzman ha concluso l’intervista dicendo che non vuole che la morte del fratello “venga usata per uccidere persone innocenti. … Non voglio che alla gente di Gaza accada nulla di simile a quello che è successo a mio fratello, e sono sicuro che nemmeno lui lo vorrebbe. Quindi questo è il mio appello al mio governo affinché smetta di uccidere persone innocenti. Non è questo il modo di portare pace e sicurezza alle persone in Israele”. Oliver si è detto d’accordo.
“La gente vuole e ha diritto alla pace, e non ho intenzione di dire a nessuna delle due parti come ottenerla – certamente non con questo accento britannico, che francamente ha fatto abbastanza danni in quella particolare regione da durare una fottuta vita”, ha detto. “Ma sappiate che a lungo termine tutte le persone che vogliono vivere in quella regione continueranno a viverci. Quindi la pace non è facoltativa e richiederà alcune decisioni difficili. Non posso dire dove finisca un processo di pace, ma deve iniziare con la capacità di riconoscere la nostra comune umanità”.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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