Roma, il caso Officina Pasolini: studenti e artisti uniti contro lo sfratto. E contro i tagli alla cultura

Centinaia di universitari hanno alzato la voce, numerosi esponenti del mondo della cultura hanno firmato un appello rivolto alla Farnesina. L'obiettivo è impedire la trasformazione della palazzina che ospita il teatro e la scuola di alta formazione in uno spazio per uffici e parcheggi

Da giorni l’Officina Pasolini è al centro di un dibattito molto acceso. Al centro di tutto c’è la cessione e dismissione di un intero complesso edilizio ospitante il teatro Eduardo De Filippo (una sala dalla capienza di 200 posti), uno studentato da 400 posti letto (l’ex Civis – che dagli anni Settanta ha dato alloggio a migliaia di universitari fuori sede), e il laboratorio teatrale Officina Pasolini, scuola di alta formazione artistica, pubblica e gratuita, frequentata da circa 100 studenti. Al loro posto sarebbe stata disposta l’istituzione di nuovi uffici e parcheggi per auto blu di proprietà del ministero degli esteri.

Il tutto è sancito da un accordo datato marzo 2022, ereditato dall’attuale ministro degli affari esteri Antonio Tajani e firmato dall’allora ministro Luigi Di Maio con l’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti. L’obiettivo sarebbe quello di “valorizzare un ampio spazio demaniale, oggi sottoutilizzato e fatiscente, e realizzare una sede definitiva per l’agenzia per la cooperazione”.

Era il 1990 quando il ministero degli esteri, il Coni e l’ente regionale per il diritto allo studio (Lazio DiSCo) firmarono un accordo che concedeva alla regione Lazio 60 miliardi di lire, destinate alla costruzione di un immobile residenziale per gli universitari. La quota venne disposta per la costruzione iniziale di due palazzine (nominate A e B), di cui la prima venne assegnata in uso gratuito all’ente DiSCo nel 2016, mentre la seconda passò in parte al Coni e in parte al ministero degli esteri.

“La regione Lazio per conto di DiSCo provvede al definitivo rilascio della porzione della Palazzina A non più necessaria al Laboratorio Teatrale contestualmente alla riallocazione dello stesso negli spazi che saranno appositamente allestiti nell’ambito della ristrutturazione nell’area della Palazzina B”, recita un bollettino ufficiale (consultabile nell’amministrazione trasparente) della regione Lazio datato 29 marzo 2022. In altre parole, la palazzina inizialmente destinata all’Officina Pasolini verrà messa a disposizione esclusiva del ministero degli esteri, per gli uffici e i parcheggi sopraccitati. La palazzina B, che attualmente verte in condizioni del tutto fatiscenti, sarà concessa ad uso esclusivo di Sport e Salute S.p.A, che si impegnerà a trovare un’area deputata al laboratorio artistico. Nessuna ricollocazione disposta per il teatro De Filippo, che presumibilmente sarà smantellato.

La mobilitazione studentesca e artistica

Centinaia di studenti hanno alzato la voce, mobilitandosi per una causa ai danni dell’arte e delle nuove generazioni, motori del futuro. A partire da un’inchiesta portata avanti dalla testata Generazione, numerosi esponenti del mondo della cultura hanno firmato un appello diretto al ministro Tajani, chiedendo di porre fine alla suddetta mozione. Tra questi Massimiliano Bruno, Concita De Gregorio, Paolo Calabresi, Noemi e Edoardo Ferrario.

“L’intero progetto rappresenta una importante opportunità per la Città di Roma, per riqualificare una vasta area di fatto integrata al Foro Italico”, fa notare la Farnesina. “Nessuno ha intenzione di interrompere l’attività formativa che svolge l’Officina Pasolini nel complesso ex Civis, di fronte al ministero degli esteri. Anzi al termine dei lavori di riqualificazione degli spazi, dove la Farnesina trasferirà gli uffici della Cooperazione alla sviluppo, Officina Pasolini avrà a disposizione uno spazio più grande e funzionale. Tutto ciò nonostante l’accordo siglato da Zingaretti e Di Maio ne avesse messo in pericolo la sua attività. Quindi nessuno sgombero, nessun nuovo mega parcheggio”, aggiunge Tajani, accennando una rassicurazione sui suoi profili social in data 11 dicembre.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Antonio Tajani (@antoniotajani)

Una rassicurazione parziale, che sposta il focus del discorso sulla sola questione-Pasolini e non tiene conto delle altre parti coinvolte – ed egualmente necessarie – in questo sfratto.

“Nel momento in cui sono uscite fuori le personalità, i personaggi, il ministro ha fatto un po’ il suo compitino, ma significa ben poco per questa vicenda”, commenta Sergio Andrei, del collettivo Flowers in Power. Già il 30 novembre, il collettivo di ex studenti del laboratorio di cui fa parte, gli studenti di Officina Pasolini, la redazione della rivista Scomodo, Unione degli universitari, Primavera degli studenti e la testata online Generazione avevano occupato per alcune ore l’ex studentato, rifiutando fermamente di scendere a compromessi con il ministero.

“Ci è sembrata da subito un’occasione per cui doversi schierare, un punto di partenza. A partire dalle domande che si sono palesate vogliamo tentare di unire la scena emergente e puntare la luce pubblica sulle cose che non vanno”, continua Andrei, sottintendendo a problematiche di natura non solo etica, ma anche finanziaria. “Le rassicurazioni della Farnesina non ci convincono affatto. L’accordo per Officina c’è, ma va finanziato economicamente. Anche perché se l’altra palazzina rimane fatiscente, risulta impossibile spostare tutto lì”, spiega Simone Agutoli dell’Unione degli universitari.

L'occupazione del 30 novembre

L’occupazione del 30 novembre – foto di Lorenzo Pagano

Lo ribadisce in un commento al post di Tajani anche Daniele Silvestri, tra i maggiori sostenitori della battaglia. “Nello stesso spazio c’è una seconda palazzina, la Palazzina B, totalmente in disuso, e di dimensioni simili alla palazzina che ospita Civis e Pasolini. La domanda sorge spontanea: perché non rientrare in completo possesso di quella e destinarla agli utilizzi che servono alla Farnesina? Non sarebbe tutto più logico, più semplice e perfino illuminato?”, domanda, senza ricevere risposte.

Cosa ne sarà delle strutture?

Quella degli alloggi per gli studenti nel territorio romano è da tempo una battaglia nevralgica. Negli ultimi anni non si dispone di posti letto sufficienti a contenere detentori di borse di studio, aventi diritto e richiedenti. A maggior ragione oggi, dopo gli ultimi mesi di proteste studentesche, in un periodo di piena crisi abitativa, in cui gli sfratti sono aumentati del 218%, i canoni di locazione aumentano a dismisura e la legge di bilancio ha previsto soli 151 milioni di euro destinati alla realizzazione e al rinnovo di alloggi per universitari. “A Roma ci sono 2000 posti letto totali destinati al diritto allo studio. Se già risulta difficile recuperare strutture e immobili adeguati e ben collegati per situare gli studenti, perché cercare luoghi ulteriori quando ce n’è già uno adibito? È un luogo sprecato in un momento di crisi abitativa”, dice Agutoli.

Il rendering di Officina Pasolini

Il rendering di Officina Pasolini

Lo studentato, secondo quanto scritto sul sopraccitato documento della regione Lazio, potrebbe essere dislocato presso uno o più padiglioni nel complesso del Santa Maria della Pietà, nel quartiere Monte Mario. “Lo studentato era chiuso da 10 anni perché inagibile. Con le norme attuali si potrebbero ricavare 80 posti. Ma la regione ha piani per altri edifici con circa 400 posti, quindi spostano tutto lì. Non solo l’Officina Pasolini non perderà la possibilità di lavorare nel complesso in cui opera, ma alla fine della ristrutturazione potrà lavorare in un nuovo spazio più moderno e funzionale, e avrà maggiore visibilità e centralità anche grazie alla riqualificazione dell’area”, assicura la Farnesina.

La palazzina A

La palazzina A

Tuttavia, il laboratorio artistico dispone di bandi biennali, e la paura è che i ritardi dovuti alla questione possano contribuire a far slittare alcune annualità. “Oltre che all’importante valore storico e culturale, gli studenti di Officina Pasolini hanno paura che un trasferimento possa compromettere la funzionalità del luogo”, precisa Agutoli.

“Ci appelliamo a Rocca, Tajani e Bernini. È una responsabilità congiunta di parlamento, consiglio e regione che co-finanzia. Lo stato non può sottrarsi”, continua Agutoli. “Il nostro è un paese che ha scelto una strada di sviluppo economico e non culturale, basato sul lavoro sottopagato e sul precariato”.

Censurare l’arte e privarla di fondi e infrastrutture fondamentali non è di certo la risposta alla crisi in atto, secondo i ragazzi dell’Officina. Un’azione simile avrà indubbiamente ripercussioni a lungo termine sulle nuove generazioni, sulla cultura e sulla situazione universitaria degli anni a venire. “Gli spazi collettivi e di coesione servono proprio a questo, a raccontarsi a vicenda e a vivere meglio. Se tagliamo ancora sul sociale, diventerà tutto sempre più individuale, effimero e violento”, ribadisce Andrei. Citando un video Instagram di Tosca, direttrice creativa di Officina Pasolini, ospite a Propaganda Live: “Chi non pensa al futuro di questi ragazzi non pensa al futuro del nostro paese”.