Gennaro Sangiuliano non smentisce e non conferma la diffida che avrebbe mandato a Radio 1 per le troppe prese in giro. Anzi sceglie proprio questo microfono per conversare del suo lavoro da ministro della cultura, anche nel settore del cinema. “Stiamo lavorando per alzare la qualità, limitare un po’ la quantità e mettere regole molto chiare”, ha assicurato il ministro ospite a Giù la maschera, il programma della mattina di Marcello Foa. Eppure secondo il Fatto quotidiano, primo a dare la notizia, il ministro avrebbe messo in guardia il programma satirico della stessa radio, Un giorno da pecora, condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, dal continuare a fare battute su di lui.
Con Foa invece il ministro chiacchiera per un’ora intera, quasi a volersi scusare per aver più volte rimandato l’invito, come ricordato all’inizio della puntata, a causa dei molteplici impegni. Parla così dei progetti futuri, della prima del Teatro alla Scala, degli scontri con Vittorio Sgarbi (“con lui nessun problema”), dell’imitazione di Maurizio Crozza (“mi piace”), e dispensa anche qualche consiglio per chi lavora nel cinema, facendo riferimento ai finanziamenti pubblici concessi o negati alle produzioni dei film. “Dobbiamo finanziare giustamente chi non ha mai fatto un film in vita sua e magari poi si rivela un genio della cinematografia”, spiega. “Ma se arrivato al terzo film hai fatto 14 spettatori, forse nella tua vita devi un po’ rivedere le tue propensioni”.
L’ironia di Fiorello
Mentre Sangiuliano si lascia andare a queste raccomandazioni e prosegue nell’avvincente racconto della sua esperienza da ministro, definito dagli astanti come un “ruolo micidiale”, perché “è difficile in Italia fare il ministro della cultura senza essere di sinistra”, qualcun altro ironizza sulla presunta diffida. Fiorello nel suo Viva Rai2! avvisa i conduttori sotto scacco: “Geppi, Lauro, voi non avete idea di chi sia Sangiuliano… Ha cazziato perfino i tedeschi! Noi non ci permettiamo di prenderlo in giro, è una persona veramente terribile”. E con tanto di (finto) collegamento con la casa del ministro, sulle note della colonna sonora di Rocky, ha rincarato la dose: “Però c’è da dire che è preparatissimo, mia figlia va a lezione di greco da lui. Pensate che il tutto è cominciato quando Geppi presentò il Premio Strega – dove, tra l’altro, io non entrai per poco con un mio libro di cui nessuno sa niente – e lo colse in castagna. Ma, d’altronde, non è che una persona come lui può andare lì e, con tutti gli impegni che ha, leggersi per forza 5 libri! State attenti, comunque, è pericolosissimo”.
Un dubbio però tormenta Fiorello: “Ora che lo abbiamo preso in giro, rischiamo qualcosa? Si sa che lui è permaloso”. Potrebbe infatti mandare una lettera anche a Viva Rai2!, d’altronde il ministro sembra essere a suo agio con le missive.
La vicenda dei tagli
Le polemiche sui tagli al cinema inclusi nella nuova legge di bilancio sono iniziate proprio così, durante le ultime settimane di ottobre. Sangiuliano aveva inviato una lettera al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti in cui parlava di un taglio all’industria cinematografica di 200 milioni di euro complessivi in due anni. La risposta di Giorgetti sembrava poi far intendere che non ce ne fosse bisogno. Sangiuliano però, nonostante le proteste del mondo dello spettacolo, tra registi come Paolo Sorrentino, associazioni come 100autori, ANAC e WGI, preoccupate per la diminuzione del tax credit, e anche il presidente dell’Anica Francesco Rutelli, ha sempre difeso la sua posizione.
Addirittura si era sentito “crocifisso”, attaccato da una ricca casta. “Sono stato crocifisso sui giornali da una casta molto, molto ricca, solo perché mi sono permesso di dire che ci sono cose sospette che ti fanno riflettere, film che ricevono milioni e milioni di contributi pubblici e vengono visti da pochissime persone, solo perché mi sono permesso di toccare questo santuario di potere”, si era difeso il ministro.
I sacrifici secondo Sangiuliano
Non si smuove quindi nello studio di Radio 1. “Ci sono stati degli sprechi, film che non sono andati né in sala né sulle piattaforme o che in sala hanno incassato pochissimo”, spiega a Foa. “Dobbiamo finanziare anche opere che possono imporsi nel tempo, ma bisogna limitare gli sprechi e alzare la qualità”. Il taglio al tax credit, assicura, “è compatibile con il taglio generale fatto in tutti i ministeri con una manovra molto ponderata: circa 50 milioni, ma noi eravamo passati da 400 milioni del 2019 a oltre 850 milioni”. A Sangiuliano risparmiare 50 milioni non sembra un grande sacrificio: “In un momento in cui tutti gli italiani sono chiamati a fare uno sforzo, anche un regista che per un’opera guadagna un milione e mezzo di euro, può vivere bene anche guadagnandone 500mila”.
Il ministro infine esorta i lavoratori dello spettacolo non solo a “rivedere le proprie propensioni” se un film non ha successo ma ad avere “uno spirito positivo”, soprattutto sull’indennità di discontinuità, “che veniva richiesta da anni”, sottolinea. Al via dal 1 gennaio 2024 non è stata però accolta con favore da tutti i lavoratori che chiedevano interventi più radicali.
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