“Ecco, guardate – dice Alessandro Onorato, assessore ai grandi eventi, sport, turismo e moda di Roma Capitale, lanciando un’occhiata al cellulare e un sorriso malizioso agli astanti – hanno appena parlato del concerto alla CNN. Ovviamente lo raccontano come un evento clamoroso, un fatto storico. Mica come qua. Tutte queste proteste mi sembrano snob e folli”.
Oggi l’assessore può permettersi frecciatine velenose contro i suoi detrattori: che piaccia o meno, il concerto di Travis Scott al Circo Massimo di lunedì 7 agosto è stato un successo, uno spettacolo di altissimo livello organizzato in soli sei giorni, un tempo record. Ma basta guadare oltre le apparenze – e lui, 43 anni anche se non si direbbe, camicia che più bianco non si può, capello pettinato all’indietro con ciuffo ricadente, è uno che di apparenza ne sa qualcosa – per comprendere quanto, attorno al concerto, l’assessore si sia giocato un bel pezzo di credibilità politica. “Non ho dormito per giorni – mette in chiaro Onorato, che è passato a farsi una chiacchierata con la direttrice e la redazione di THR Roma – Se si fosse fatto male un solo ragazzo io mi sarei dovuto dimettere il giorno dopo”.
Onorato ci tiene a sgonfiare alcune delle polemiche che hanno più acceso il day after – tra un po’ si parlerà di week after – Travis Scott. A partire dall’ormai notorio incidente dello spray al peperoncino che, secondo alcune ricostruzioni basate sui video postati dalla controversa pagina di porno-degrado Welcome to Favelas, sarebbe stato spruzzato da una presunta quanto famigerata “banda” nel bel mezzo del concerto. “La storia non è come l’hanno raccontata – precisa l’assessore -. Si è trattato di tre ragazzi, tre criminali direi, che hanno tentato di assaltare la cassa del bar che stava al centro del Circo Massimo, utilizzando lo spray al peperoncino come arma. Il furto è stato scongiurato dalla sicurezza, soprattutto grazie all’impegno di aziende come The Base, guidata da Sergio Giuliani. I tre si sono dileguati ma la nube ha infastidito le persone attorno. Ora la polizia ha aperto un’indagine, ma per quanto riguarda il concerto e la sua gestione, non ci sono stati problemi né incidenti. Referti medici: zero”.
Si è parlato di “sisma” provocato dai salti all’unisono dei fan.
Nulla di vero: basta controllare il sito dell’istituto di Geofisica e Vulcanologia per scoprire che non c’è stata una singola scossa sismica in quei giorni a Roma.
La direttrice del Colosseo, Alfonsina Russo, ha dichiarato “Basta concerti rock al Circo Massimo”, sottolineando la pericolosità delle vibrazioni causate dai salti dei fan, e sostenendo che dovrebbe essere utilizzato solo per lirica e balletto.
Russo ha dato l’ok a tutti i concerti previsti questa estate al Circo Massimo, e non c’era nessuna prescrizione sul genere musicale. L’unica prescrizione, che io ho definito subito surreale facendo muro contro muro, è che gli organizzatori, per evitare vibrazioni del terreno, avrebbero dovuto far presente agli artisti di evitare di sollecitare i movimenti del pubblico, in particolare i salti in simultanea. Ma capite bene che si tratta di una pretesa assurda, sembra quasi uno scherzo. E comunque non è che i fan non abbiano saltato in altri concerti che si sono tenuti al Circo Massimo.
Si è chiesto il perché di questo vespaio di polemiche, adesso?
È una forma di pregiudizio che nasce dall’ignoranza delle generazioni che precedono quella dei giovanissimi. E parlo già della mia generazione: anche io personalmente non sono un grande fan della musica di Travis Scott, ma chi ha un ruolo istituzionale non può dare giudizi di questo tipo. Non sta a noi decidere quale musica vada bene e quale no, nemmeno durante il fascismo avveniva una cosa del genere. Mi fa male sentir parlare di “rumore”, questa è musica. E la musica è cultura, è relazione, è socialità.
Quindi reputa che ci sia un problema legato alla musica della Gen Z?
Osservo il dato che non si sono levate queste polemiche con gli altri gruppi che si sono esibiti questa estate. L’unico altro grande concerto a ricevere forti critiche fu quello del Maneskin (l’assessore si riferisce a quello dell’estate 2022, sempre al Circo Massimo, ndr), in quel caso le preoccupazioni erano legate ai contagi Covid. Ben vengano le discussioni sulla tutela, ma il rischio è discriminare un’intera fascia generazionale. Siamo i primi a voler tutelare il nostro patrimonio archeologico e monumentale, ma addirittura avventurarsi a dire che al Circo Massimo si può fare soltanto l’opera e il balletto vuol dire negare la natura stessa del luogo. Non serve essere un archeologo o un esperto di storia romana per capire che il Circo – lo dice anche il nome – nasce come luogo di grande aggregazione sociale. Pur rispettando i monumenti e la loro vocazione storica, trovo sia giusto viverli invece che lasciarli impolverare. A Roma abbiamo già provato la “decrescita felice”, e non ha avuto successo.
A livello economico qual è il valore di un evento come il concerto di Travis Scott?
Il Circo Massimo, per un evento da 60mila persone, ha un costo da corrispondere all’amministrazione capitolina di circa 350mila euro, denaro vincolato alla Soprintendenza Capitolina, che viene utilizzato per la tutela dei beni archeologici della città, Circo Massimo incluso. Parliamo di uno dei siti più costosi d’Europa. Roma quest’anno, con la sua stagione di concerti, arriverà a toccare quota 3 milioni di biglietti venduti. Per il secondo anno superiamo Milano. Dopo anni di silenzio ora i più grandi artisti del mondo ci chiedono di suonare qui. Ma non vogliono lo stadio: vogliono il Circo Massimo, che è un simbolo.
Perché, a suo avviso, Roma ha bisogno di grandi eventi?
I grandi eventi hanno un doppio ruolo: da una parte arricchiscono le casse cittadine, dall’altro differenziano i flussi turistici creando nuovi punti di interesse. Una sfida fondamentale a Roma, dal momento che si parla di necessità di destagionalizzare e di combattere il turismo “mordi e fuggi”, concentrato sempre negli stessi luoghi. Con queste iniziative stiamo sfatando il mito che fare grandi eventi a Roma è troppo complicato, e che si possono superare gli scogli apparentemente insormontabili della burocrazia. C’è un evento che, a mio avviso, ha segnato questo nuovo inizio.
Quale?
La sfilata di Valentino del 2022. Pierpaolo Piccioli, che nel campo della moda è un illuminato, un uomo fuori dal mondo in senso positivo, si presentò al Comune di Roma, in pieno Covid, in un momento in cui non succedeva assolutamente nulla in città, proponendoci questa sfilata monumentale che da piazza Mignanelli sarebbe arrivata a Piazza di Spagna, con 750 metri lineari di passerella. Un’idea visionaria. Ci hanno preso per pazzi, ricordo ancora la conferenza dei servizi con le soprintendenze collegate in videoconferenza. Eppure l’impossibile è diventato realtà.
Da romani, però, non possiamo nemmeno negare che insistano ancora grossi problemi: i mezzi pubblici, la gestione dei rifiuti. Come pensa che verranno superati?
Sicuramente dal punto di vista delle infrastrutture a Roma c’è ancora lavoro da fare. Ma c’è una differenza sostanziale con la “Roma dei no” del passato. Oggi sono tornati gli investitori. Prima le aziende scappavano da Roma, oggi sono in corso investimenti enormi. Pensiamo al mondo dell’hotellerie: avevamo un terzo dei posti letto 5 stelle rispetto a Milano. In tre anni avremo il 30% in più e in cinque il doppio. Anche se la mobilità non è il mio ambito, posso dire che nel giro di un anno verrà aperta la fermata Colosseo della Metro C, e da qui a tre anni vedremo grandi cambiamenti in meglio, a Roma.
Per concludere: c’è un artista che sognerebbe di far venire a Roma?
Beh, per quanto riguarda i concerti mi piacerebbe immaginare un’artista come Taylor Swift a Roma. Considerato il genere di musica che fa, potrebbe anche rientrare nei “canoni oscurantisti” di alcuni (ride, ndr).
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