L’annuncio delle nomination agli Emmy 2023 si è svolto in gran parte come ci si aspettava. A parte alcuni grandi esclusi: Harrison Ford per la serie drammatica 1923 di Paramount+ insieme a Helen Mirren e per la serie comica Shrinking di Apple TV+.
O Steve Martin per la serie comica Only Murders in the Building di Hulu e per il programma di varietà Saturday Night Live della NBC. Rachel Weisz per la serie limitata Inseparabili di Amazon Prime, Imelda Staunton per la serie drammatica di Netflix The Crown e Carol Burnett per la serie drammatica Better Call Saul di AMC.
Nonché i riconoscimenti inaspettati per la serie comica Jury Duty di Amazon Freevee, per Sharon Horgan per la commedia Bad Sisters di Apple TV+ e per quattro interpreti associati alla serie limitata Ecco a voi i Chippendales di Hulu (Kumail Nanjiani, Murray Bartlett, Juliette Lewis e Annaleigh Ashford).
Le serie trionfanti
Il grande jolly delle votazioni di quest’anno era il cambiamento delle regole attuato dopo le votazioni del 2022. C’era da capire se questo avrebbe impedito a pochi show di dominare ancora una volta in modo assoluto le nomination per la recitazione, così come era accaduto dopo il 2017 – anno in cui l’Academy della televisione ha smesso di emettere schede di nomination con un numero fisso di slot per categoria e ha invece iniziato a nominare in ogni categoria tutti i candidati “degni di una nomination”.
L’obiettivo della rivoluzione delle regole era quello di rendere le candidature per la recitazione più rappresentative dell’era del “picco televisivo”, piuttosto che continuare a far dominare un numero ristretto di show.
Ha funzionato? Non proprio. Tutti gli otto slot della categoria attori non protagonisti sono andati a interpreti di due sole serie: quattro della drammatica Succession di HBO/Max e quattro della serie drammatica The White Lotus di HBO/Max. Scendendo più nello specifico, Succession ha ottenuto 14 nomination per la recitazione, battendo il suo stesso record stabilito l’anno scorso. Parallelamente, con nove nomination per la recitazione ciascuna, abbiamo Ted Lasso, serie comica di Apple TV+, in calo di una nomination rispetto all’anno scorso, The White Lotus, con una nomination in più rispetto all’anno scorso e la serie drammatica The Last of Us di HBO/Max.
Le piattaforme vincitrici agli Emmy
Il fatto che un numero così elevato di nomination per la recitazione riguardi un numero così esiguo di prodotti è certamente degno di nota, ma, d’altra parte, le serie con grandi cast come quelli appena citati hanno sempre ottenuto ottimi risultati agli Emmy.
Le serie vincitrici avrebbero avuto un risultato ancora migliore con il sistema di voto precedente? Non lo sapremo mai con certezza, è difficile immaginarlo: solo pochi attori di queste serie che avevano una reale possibilità di essere nominati non sono stati selezionati (si vedano, in particolare, Haley Lu Richardson, Tom Hollander, Beatrice Grannò e Jon Gries di The White Lotus).
Un altro modo per capire se i membri della tv Academy stiano o meno facendo un’adeguata valutazione è quello di guardare la ripartizione delle nomination per piattaforma. Sì, il solito colosso HBO/Max ha chiaramente avuto un’annata di successo. Grazie a Succession, The White Lotus e The Last of Us ha ottenuto più nomination (127) di qualsiasi altro servizio (Netflix si è piazzato al secondo posto con un formidabile 103) ed è diventata la prima piattaforma in 31 anni a ottenere quattro nomination per una serie drammatica.
Ci sono anche indizi incoraggianti che suggeriscono che i votanti stiano dando una possibilità ad altre piattaforme meno prestigiose. Amazon Freevee, con la commedia Jury Duty, ha ottenuto per la prima volta una nomination. Peacock, con l’attrice di Poker Face Natasha Lyonne, è riuscito a entrare nella competizione. Il canale Roku, grazie al film Weird: The Al Yankovic Story e alla serie shortform Die Hart 2: Die Harter, ha ottenuto 12 nomination, una in più rispetto alla rete tv Fox.
La diversità come valore delle nomination
Un’area in cui la tv Academy sembra aver fatto un buon lavoro è il riconoscimento di produzioni e persone che rappresentano la diversità. Sebbene molti degli show più importanti dell’anno fossero molto bianchi (si vedano Succession, The White Lotus, Better Call Saul, The Crown, la serie comica di Prime Video La fantastica signora Maisel e la serie limitata/antologica di FX Fleishman a pezzi), un numero considerevole di interpreti di colore ha comunque ricevuto una nomination.
È vero, molti di questi nominati provengono da una manciata di show: The Last of Us (Pedro Pascal, nominato anche per il SNL, Storm Reid, Lamar Johnson e Keivonn Montreal Woodard), la serie comica Abbott Elementary della ABC (Quinta Brunson, nominata anche per il SNL, Tyler James Williams, Sheryl Lee Ralph, Janelle James e Taraji P. Henson), la serie antologica Lo scontro di Netflix (Steven Yeun, Ali Wong, Young Mazino e Joseph Lee) e Ted Lasso (Sam Richardson e Sarah Niles).
Anche altri interpreti di colore sono stati nominati per show non particolarmente grandi, come Ayo Edibiri per The Bear di FX, Jenna Ortega per Mercoledì di Netflix, Jessica Williams per Shrinking, Niecy Nash-Betts per Dahmer di Netflix e Dominique Fishback per Sciame di Amazon Prime. Gli interpreti di origine mediorientale hanno avuto un’ottima visibilità, come Hiam Abbass e Arian Moayed di Succession e Nanjiani di Ecco a voi i Chippendales. Per la prima volta, una persona che si identifica come non binaria – Bella Ramsey di The Last of Us – ha ricevuto una nomination come protagonista.
Diego Luna di Andor, Selena Gomez di Only Murders in the Building e Giancarlo Esposito di Better Call Saul sono altre delle star non bianche di show che in precedenza hanno ricevuto delle nomination.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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