“Questa quarta stagione è ancora più bella della terza. Vuole guardare avanti, oltre le sbarre che circondano i personaggi”. Esordisce così Ivan Silvestrini, regista di Mare Fuori, spiegando gli intenti della nuovo capitolo in uscita. “Questa nuova serie offrirà ai ragazzi delle prospettive inedite che ovviamente non tutti sapranno cogliere. I giovani sono stati chiusi tre anni dietro le sbarre, ed è ora che queste comincino ad aprirsi per alcuni di loro. D’altronde è questo il senso dell’IPM”.
La nuova stagione della serie italiana da record parlerà di crescita e di cambiamento. Di ragazzi messi a dura prova ma volenterosi di riprendere le loro vite e di vivere finalmente la loro adolescenza in libertà. “Mare Fuori 4 parla di separazione, del saper lasciare andare un pezzo di noi per riuscire a crescere”, ribadisce Silvestrini, preannunciando una storia che coinvolgerà – in questa stagione più che mai – giovani personaggi cambiati, maturati e talvolta pentiti.
A proposito, Matteo Paolillo, interprete del giovane detenuto Edoardo, interviene: “Quest’estate ho incontrato Massimiliano Caiazzo (che nella serie veste i panni di Carmine, ndr) e guardandoci ci siamo detti: ‘Siamo diventati grandi’. Nella quarta stagione, infatti i nostri personaggi sono chiamati a fare delle scelte molto importanti, in un’età in cui non dovrebbero essere costretti a farle”.
I detenuti dell’IPM di Napoli si troveranno faccia a faccia con con le loro scelte, rendendosi conto, per la prima volta, di essere gli unici artefici di un futuro che credevano già scritto. Una metamorfosi che parte dai giovani protagonisti come Edoardo, Carmine e Rosa – interpretata da Maria Esposito, che spiega che la quarta stagione costituirà per la ragazza il pretesto per “iniziare a ragionare con la propria testa senza farsi condizionare” – ma passa anche per i personaggi adulti.
“Sofia è un personaggio odioso, ma non va giudicato per questo”, commenta Lucrezia Guidone, che interpreta la nuova direttrice dell’istituto penitenziario. “E in questa stagione potremo capire tanto delle ragioni che l’hanno resa così”.
Mare Fuori, un caso da studio
Centotrentacinque milioni di visualizzazioni solo della terza serie, 225 milioni di visioni complessive degli episodi precedenti, un seguito e un apprezzamento sui social network mai registrati prima da un prodotto Rai: che Mare Fuori sia un caso di studi è ormai incontestabile. “Le prime tre stagioni sono state comprate da vari paesi europei. Il gruppo di distribuzione internazionale Betafilm sta trattando la possibilità di avere un adattamento con quattro paesi, tra cui gli Stati Uniti”, spiega Roberto Sessa, Ceo di Picomedia. Dati inconsueti per un prodotto tutto italiano e, soprattutto, recitato interamente in dialetto napoletano. Sintomo dunque, di un’universalità di storie, vite e intrecci, create da Ivan Silvestrini e messe in atto con la dovuta attenzione da tutti i partecipanti al progetto.
“Il cast parla un linguaggio universale e incarna un modo nuovo di fare l’attore. Non solo questi ragazzi hanno inventato una modalità di stare sulla scena, ma vivono il loro ruolo in un modo nuovo, che hanno inventato loro. E tutto questo, insieme ad una grande scrittura, ha portato a creare un fenomeno, un caso di studio”, commenta Maria Pia Ammirati, che preannuncia dati confortanti anche per questo nuovo capitolo. “Sappiamo già che questa quarta stagione sarà un grande successo”.
In progetto, per quello che ormai è a tutti gli effetti un franchise transmediale (esistono uova di Pasqua targate Mare Fuori e Poste Italiane ha creato un francobollo speciale per celebrare la serie), ci sono già diverse trasposizioni. Oltre al possibile remake statunitense, anche un musical (attualmente in giro per i teatri d’Italia) e una quinta stagione, già in lavorazione e presumibilmente disponibile da febbraio 2025. Tra le idee più attese dalla fanbase della serie, poi, il film ufficiale, idea nata negli ultimi mesi e resa sempre più concreta dagli addetti ai lavori. “Ci stiamo lavorando, verrà collocato al momento giusto”, rassicura Sessa. “La serie prima. Il resto è secondario”.
Una realtà da raccontare con cura
Mare Fuori racconta le fragili esistenze di chi ha compiuto scelte scorrette e di chi – per tradizione familiare o per l’ingenuo desiderio di crescere troppo in fretta – si è ritrovato in mezzo ad ambienti sbagliati. Parla di malavita, di camorra, di redenzione e di una riabilitazione sociale che, in alcuni casi, può anche non arrivare. Raffigura il marcio di certi ambienti e l’impossibilità di uscirne, a maggior ragione quando la criminalità è di casa e l’unico scenario plausibile per sopravvivere a una vita violenta sembra la delinquenza.
“Chi paragona Mare Fuori a Gomorra non ha mai visto Mare Fuori”, spiega Vincenzo Ferrera, che nella serie veste i panni della guardia Beppe. Due serie rispettabili, simili per alcuni intrecci narrativi, ma “con finalità diverse”, argomenta Sessa, fermamente contrario al paragone con la serie ispirata al romanzo di Roberto Saviano.
“Raccontiamo una storia all’interno di un carcere: bisogna mostrare l’ombra per spiegare cosa è la luce”, aggiunge Caiazzo, spiegando la necessità di andare fino in fondo nella narrazione di tematiche delicate come quelle trattate dalla serie. “Non raccontare ciò che avviene nelle mura del carcere sarebbe una paraculata. Rimarremmo in superficie senza avere un dialogo sincero su quello che è effettivamente un problema sociale”.
E ancora, sul bisogno di preparare il pubblico a certe scene, Paolillo dice la sua: “Penso sia necessaria un’educazione alla visione di Mare Fuori, ma non è compito nostro, che stiamo raccontando la verità in maniera fedele. Penso che il mondo stia man mano diventando più violento, ma se guardi una serie e ti viene voglia di spaccare la testa a qualcuno, il problema è tuo. Non della serie”.
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