“Non penso riguarderò le puntate. Almeno non a breve. Tanto lo so già, non mi piacerebbe quello che vedo”. Troppo severa con se stessa Margherita Aresti, classe 2000 e originaria di Cassino (nella provincia di Frosinone), che pur volendo era impossibile non beccare in chiaro sulla Rai nelle ultime settimane, palleggiandosi tra il fenomeno di Noi siamo leggenda (in onda ogni mercoledì) e Un professore 2 (il giorno dopo, il giovedì).
Ad avvicinare i personaggi interpretati da Aresti nelle due serie, Nina e Viola, sono la grinta e la determinazione. Le stesse che hanno reso più forte l’attrice, anche in mezzo ai dubbi e alle incertezze di un mestiere in cui, spesso, si rischia di cadere. Ma che regala anche tanta magia, la stessa di quando da piccola si perdeva nella fantasia de La bussola d’oro, ritrovata in un piccolissimo ruolo di cui non può dire ancora nulla.
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In queste settimane è stata tra i protagonisti di due serie Rai, in onda una di seguito all’altra: Un professore 2 e Noi siamo leggenda. Le mancherà?
Sarò sincera, non ne ho idea. Ho visto l’ultima puntata di Noi siamo leggenda insieme a Sofya Gershevich, che nella serie interpreta Greta Bauer. Quando è finita ci siamo girate l’una verso l’altra, ci siamo guardate e ci siamo strette la mano. Sembravamo delle pazze, ma era un modo per dirci: il nostro viaggio è finito.
Condivide la scelta di Viola, che interpreta in Noi siamo leggenda, di andarsene nell’ultima puntata?
Si sentiva troppo stretta nel mondo che aveva attorno. Pensava di non essere capita. Allora ha deciso di andarsene. Non so cosa ne sarà di lei, ma condivido il suo volersi spingere nella ricerca di qualcosa di più profondo, di una consapevolezza a cui ancora non è arrivata. Nonostante il mio carattere sia totalmente diverso dal suo, non posso che lodarne la forza, la sfacciataggine, il coraggio, anche l’intraprendenza. Ha un modo di fare che può sembrare scomodo, ma ammiro il suo fregarsene di ciò che pensa la gente.
Perché, lei se ne preoccupa molto?
Non molto. So incassare i colpi e per ora sto bene.
Quindi nessuna paura quando ha saputo che, soprattutto con Un professore, si sarebbe dovuta confrontare con il fandom?
Non nego che, dopo l’uscita delle puntate, evito sempre di entrare sui social. So che anche il più piccolo commentino potrebbe farmi affrontare con fatica la giornata. Ma questo non riguarda mai gli altri, quanto me stessa. Sono una perfezionista, quando dico che nel futuro spero di migliorarmi è perché lo desidero veramente, voglio spingere sempre di più l’asticella. Poi il resto viene da sé, non mi preoccupo di come devo vestirmi per uscire il sabato sera, ma quando si tratta del mio lavoro sono in prima linea. In questo spero di aver preso da Viola di Noi siamo leggenda. A lei non interessa ciò che pensa la gente e anch’io voglio liberarmi dalla pressione del giudizio esterno.
Ha tenuto anche i capelli biondi.
All’inizio li odiavo. Mi piace molto cambiare, soprattutto per immedesimarmi meglio in un personaggio. Abiti e capelli sanno farti percepire diverso. Ora mi sento in una fase in cui sto sperimentando. E sto tenendo il biondo, almeno per il momento. Blu, viola, rosso, nero. Tutto avrei immaginato di diventare, ma mai bionda.
Da Nina di Un professore, invece, cosa ha preso?
Ho capito a fondo il significato intimo dell’amore. Non ho una figlia, ma interpretando Nina adesso so cosa vuol dire voler proteggere qualcuno. Di suo mi tengo la determinazione, il non fermarsi mai davanti a nulla. E il fatto che l’amore è più forte di qualsiasi cosa.
Rivedremo Nina e Viola prossimamente?
Nina si è circondata finalmente delle persone giuste. Questo le porterà qualcosa di nuovo. Ma non so dire altro. Non so bene se ci saranno altre stagioni di Un professore o di Noi siamo leggenda. In caso, ne sarei contenta. Se una storia arriva a un pubblico, è sempre bello tornarci.
Si sarebbe mai aspettata di diventare una figlia ufficiale di mamma Rai?
Non mi aspettavo nemmeno di fare l’attrice, alla fine. Ho cominciato Sopravvissuti subito dopo il lockdown e devo ammetterlo, durante la pandemia avevo perso la motivazione. Ero lì per lì per abbandonare, poi è arrivata la notizia della serie Rai. Un segno. Che rientra perfettamente nella mia idea per cui ogni cosa accade a suo tempo.
Quindi non smaniava per diventare attrice?
Nessuna smania. Mi sono preparata, ho finito gli studi al liceo linguistico e poi mi sono concentrata sulle lezioni di recitazioni da YD’Actors – Yvonne D’Abbraccio Studio, luogo che frequento ancora oggi e in cui sento di potermi esprimere pienamente.
Paura dei possibili rifiuti?
Sì, ma ce ne sono stati tantissimi, lo ritengo normale. Era l’intero periodo covid che mi ha demoralizzato, mi ha fatto sentire sola. Ma adesso, anche dopo i miei primi lavori, sento di non avere più bisogno di appoggiami a nessuno. Ho imparato a bastarmi, ho fatto questo concetto mio e mi ha permesso di entrare più in connessione con me stessa. Ora mi prendo il mio tempo, vado al cinema da sola. Poi, ovviamente, mi piace ancora fare festa e vedere gli altri.
Con Nina ha approfondito il rapporto genitoriale. I suoi come l’hanno presa quando ha detto loro che avrebbe fatto l’attrice?
Ho perso mia madre qualche anno fa, ma sapeva benissimo il mio desiderio. E mi ha dato tutti gli strumenti per capire come approcciarmi al mondo della recitazione. Anche lei faceva spettacoli, mi portava a vederli, oppure andavamo al cinema insieme, anche quando i film ancora non potevo capirli a pieno. Mi ha traghettato verso la sua passione per l’arte e venendo da una realtà molto piccola come Cassino, in cui sono nata, mi ha dato il suo pieno supporto, ma senza mai forzare le cose. Non mi ha mandato a Roma prima del tempo, il mio obiettivo da adolescente era finire il liceo. A differenza di mio padre, che invece da subito mi ha detto vai, fai quello che vuoi. Ma solo perché gli trasmettevo un grande senso di sicurezza. Insomma, aveva capito che non poteva fare altro che accettarlo.
E di quei film visti al cinema, ce n’è uno di cui ricorda l’impatto sulla sua vita personale, ma soprattutto lavorativa?
La bussola d’oro. Lo so, è una storia per bambini, ma ricordo con chiarezza che quando l’ho visto da piccola ho pensato che anche io volevo correre come la protagonista a galoppo di un orso. Anch’io volevo fare parte di quel mondo di fantasia, sentirmi coraggiosa come la protagonista, avere un animo da guerriera. E poi nel film c’è Charlize Theron, che odiavo e amavo. E che attrice meravigliosa è.
Però il suo preferito è Al Pacino.
È Dio. Pensiamo al Riccardo III. Ci ha messo dieci anni per realizzarlo, c’è anche un documentario sulla lavorazione in cui si vede l’amore e la dedizione, lo studio approfondito per capire le sfumature del personaggio e portarlo in vita dopo tutto quel tempo.
Con Noi siamo leggenda non galopperà su di un orso, però ha che fare con dei superpoteri, seppur non direttamente. È fan del genere?
Non particolarmente, anche se mi piace molto Spider-Man, colpa però di mio fratello che mi ci ha fatto una testa tanta. Nell’affrontarlo, poi, ero ancora più spaventata. Viola non ha dei poteri, ma si interfaccia con quelli di Massimo, interpretato da Emanuele Maria Di Stefano. Dovevo guardare le sue mani e attingere da tutto l’immaginifico possibile per credere al fatto che contenessero del fuoco, e non dei led che si accendevano e spegnevano a comando.
Sopravvissuti, Un professore e Noi siamo leggenda. Quindi lavorare con Lino Guanciale, Alessandro Gassmann e Claudia Pandolfi. Cosa ammira dei suoi colleghi?
Di Lino Guanciale mi ha sorpreso l’accortezza avuta nei miei confronti. L’umiltà nel chiedermi se mi trovavo bene sul set, come andava, preoccuparsi più per me che del suo lavoro. Una sensibilità che ha dimostrato anche Gassmann. Ormai per me tutti i professori sono così, come Dante Balestra. Tra un ciak e l’altro si metteva a giocare con noi ragazzi, scherzava continuamente, sapeva mettersi al nostro livello e non mancava mai di ascoltarci. Ci chiedeva: “Come l’hai sentita la scena? Io bene, che dici?”. Claudia, invece, è un cavallo pazzo. È un vulcano di energia.
A cosa aspira per i prossimi progetti?
Voglio fare cinema d’autore. Ho fatto un piccolissimo ruolo in un film che mi ha fatto innamorare ancora di più del mio lavoro. Sono stati tre giorni di riprese per un progetto di cui sono felicissima e in cui sono al centro di una scena molto importante. Un’apparizione. Una piccola parte, ma piena di magia.
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