Brie Larson su Lezioni di chimica: “L’amore è casualità. Non ha limiti e non si sa quando arriverà”

"È stato così bello per me poter fare qualcosa di amorevole e dolce, che non parlasse sempre delle cose più oscure che accadono nel mondo", ha spiegato la protagonista e produttrice esecutiva della serie Apple TV+

[Questo articolo contiene spoiler sul finale di Lezioni di chimica].
L’attrice premio Oscar Brie Larson ha avuto ruoli secondari in commedie romantiche come The Spectacular Now e Un disastro di ragazza. Ma in Lezioni di chimica che ha avuto la possibilità di raccontare una storia d’amore tutta sua.

La serie è tratta dall’omonimo romanzo di Bonnie Garmus e Larson è anche produttrice esecutiva. Ha lavorato a stretto contatto insieme allo showrunner Lee Eisenberg, che ha sviluppato la serie. Intepretare Zott – una chimica che non può più affidarsi alla “prevedibilità” quando si innamora del ricercatore, anche lui in chimica, Calvin Evans (Lewis Pullman) all’Hastings Laboratory – è stata una vera sfida per lei.

Trovare il modo di rappresentare una donna che non deve sacrificare la sua intelligenza per amore, ma che deve imparare ad aprirsi per riceverlo è stato gratificante, ha raccontato Larson a The Hollywood Reporter. “Penso che sia una rappresentazione molto dolce di com’è lavorare con qualcuno che ami”.

Come ci si sente dopo la fine dello sciopero degli attori e quindi a tornare a promuovere questo progetto ?

Sono così entusiasta anche solo di poter sentire che cosa ne ha tratto la gente. Abbiamo passato molto tempo a pensarci, a sognare ad occhi aperti e a lavorarci. Sono felice di sentire cosa è arrivato al pubblico e in quali aspetti si identificano.

Che cosa l’ha colpita di più di questa storia, al punto da spingerla a prendere le redini sia come protagonista sia come produttrice esecutiva?

Non ci sono abbastanza parole per esprimere quanto il personaggio di Elizabeth Zott mi sia sembrato importante dal momento in cui ho iniziato a leggere il libro. Il tono mi ha colpito e sorpreso. La confluenza di scienza e amore è, in ultima analisi, l’argomento essenziale. Capire su quale dei due aspetti organizziamo la nostra vita e renderci conto che si tratta di entrambi. Si tratta di un processo, di cura e meticolosità, ma c’è anche il destino e la casualità. E credo che l’amore rientri in questa categoria. Non si può contenere. Non si sa quando arriverà. Quindi sentire che queste due cose si scontrano in questa serie mi è sembrato davvero arricchente.

Come si colloca la sua esperienza in una serie televisiva come questa, ambientata in un altro periodo storico rispetto agli altri suoi progetti?

Devo dire che dopo circa due settimane mi sono sentita molto confusa. Il mio mondo, a parte quando dormivo, era quello degli anni cinquanta. Tutti erano vestiti in quel modo e le uniche macchine che vedevo erano quelle d’epoca. E l’Hastings Laboratory era un gigantesco set, tutto era collegato. A un certo punto ho dovuto ricordare a me stessa: “sono nel centro di Los Angeles, mi chiamo Brie”. Indossare i costumi, per esempio, è una cosa molto diversa da come mi vesto nella vita di tutti i giorni. Questo, fin dall’inizio, mi ha aiutato a entrare nello spirito di ciò che stavamo realizzando.

Lee Eisenberg dice che lei ed Elizabeth condividete alcune caratteristiche, in quanto siete entrambe…

…prepotenti? (ride, ndr.) Probabilmente molto categoriche e prepotenti.

Spiritose e incredibilmente concentrate, a dire il vero. In quali aspetti di Elizabeth si identifica e quali ha trovato difficili da interpretare?

Sono molte le cose in cui mi identifico. Sono molto concentrata, in effetti. Se c’è qualcosa che voglio fare, riesco a non mollare e sono molto dedita alle cose che amo e a quelle che voglio fare. E, sì, sono prepotente e categorica. Credo in ciò che è vero. Penso anche di essere brava ad ascoltare. Sono piuttosto chiara su quello che provo e non ho paura di dirlo. Ma credo che la differenza più grande tra me ed Elizabeth sia che io sono molto più emotiva di lei. La bellezza della vita mi fa piangere in continuazione. Anche la tristezza mi fa piangere, ma direi che sono costantemente commossa e toccata dall’umanità, mentre Elizabeth non è una che piange. Non ne ha la possibilità. A volte dovevo fare delle riprese in cui mi lasciavo andare a un grande pianto e poi continuavamo a filmare perché mi sentivo toccata così profondamente. Quindi mantenere questo senso di distacco è interessante. Il fatto di poter esplorare diversi modi di stare al mondo è una parte bella del mio lavoro. Ma io sono emotiva. Non ce la faccio.

Come avete fatto lei e Lewis Pullman a trovare la chimica unica tra Elizabeth e Calvin sul set?

Parte del mio interesse iniziale per questa storia è che le rappresentazioni dell’amore sono così sacre e così importanti. Ma significa anche che sono molto difficili da affrontare. Ognuno ha avuto le proprie esperienze di vita. Quindi, come si fa a parlarne? Per fortuna abbiamo avuto un regista straordinario che è stato bravissimo a guidarci e a estrarre il discorso, perché non abbiamo molto tempo per parlare di un amore così grande. È stato così bello per me poter fare qualcosa di amorevole e dolce, senza parlare sempre delle cose più oscure che accadono nel mondo. E mentre andavamo avanti con la storia, ho pensato che quella storia d’amore fosse davvero l’àncora. In un libro si ha la possibilità di essere nella testa di qualcuno e di riflettere in modo diverso; in una serie tv dobbiamo mostrare tutto. Ma credo che sia una rappresentazione molto dolce di come si lavora con qualcuno che si ama.

Anche l’amicizia tra Elizabeth e Harriet (Aja Naomi King) è un rapporto inaspettato che si sviluppa. Può parlarci di cosa questo apporta alla storia nel suo complesso?

Quando abbiamo iniziato a parlare della serie, è diventato chiaro che non potevamo raccontare quella storia in quel periodo senza riconoscere il quadro più ampio e il contesto di ciò che stava accadendo. Così, abbiamo avuto dei consulenti davvero straordinari che hanno potuto parlare con noi di Sugar Hill, di quella zona e di ciò che stava accadendo. Aja Naomi King è davvero brillante. E… Mi viene quasi da piangere. È così bella, così vera e onesta, e ci teneva così tanto. Mi sono sentita così grata che abbia lavorato così duramente e si sia sentita in dovere di raccontare questa storia, e io ero lì a sostenerla. È difficile parlare di tono e di come mostrare la realtà, e sono stati giorni difficili. Ma c’eravamo l’une per l’altra e ne sono davvero felice.

Traduzione di Nadia Cazzaniga