Quando Kathleen Kennedy ha preso le redini della Lucasfilm nel 2012, una delle sue priorità è stata quella di spostare il veterano di Star Wars Dave Filoni nel mondo della narrazione live-action. Uomo chiave nel settore dell’animazione Lucasfilm, Filoni è stato assunto dallo stesso creatore di Star Wars, George Lucas, che ne era stato anche il mentore nella serie animata The Clone Wars (2008). Il piano di Kennedy ha avuto successo: oggi Filoni è produttore esecutivo di molte serie live-action di Star Wars su Disney+, tra cui The Mandalorian e The Book of Boba Fett, nonché delle prossime Ahsoka e Skeleton Crew, oltre ad aver diretto almeno una mezza dozzina di episodi.
Prima di affidare a Filoni The Mandalorian, insieme all’ideatore della serie Jon Favreau, Kennedy gli ha fatto fare esperienza sul set con J.J. Abrams e Rian Johnson, la cui guida – secondo lo stesso Filoni – sarebbe stata particolarmente utile. “Rian mi ha spinto in prima linea, mettendomi la camera in mano e immergendomi sul set”, dice a The Hollywood Reporter. “Ancora oggi mi rivolgo a lui se ho un dubbio. È un regista di talento. Sono stato molto fortunato a trovarmi in un ambiente in cui potevo semplicemente sedermi, ascoltare e imparare”.
Quando The Mandalorian ha svelato ai fan di Star Wars l’esistenza di una creatura simile a Yoda, il famoso Grogu, una delle prime domande rivolte agli autori della serie riguardava la corretta collocazione della creatura nel contesto della trilogia sequel. A tal proposito, la risposta di Filoni è sempre stata questa: la galassia è abbastanza grande da permettere a Grogu di esistere in quel periodo senza dover necessariamente interagire con le storie di Rey (Daisy Ridley) e Kylo Ren (Adam Driver). “A quanto ne so io, c’è sempre un modo per far tornare le cose. La storia parla di altro, ci porta altrove, non per forza deve avere a che fare con lui”. Più di recente, durante una conversazione avvenuta a ridosso della première della terza stagione di The Mandalorian, Filoni ha rivelato qualche dettaglio sulla post-produzione di Ahsoka.
Con Jon Favreau state portando avanti Star Wars in live action da diversi anni. Immagino che avvertiate una certa pressione. Il fatto che Andor abbia ricevuto critiche positive ne ha alleviato il peso?
“Non so. È sicuramente molto importante: Tony Gilroy ha fatto un lavoro eccezionale con Andor. Mi piace il fatto che la gamma di storie originate da Star Wars diventi più ampia, ma c’è sempre un po’ di ansia quando hai a che fare con qualcosa che la gente ama così tanto. Proviamo a fare del nostro meglio e siamo felici se un’altra squadra riesce nel suo lavoro. Quando giravano Andor io facevo Rebels: quel che abbiamo in comune è la passione per Star Wars”.
Ha un attore che è una star globale, Pedro Pascal, in grande ascesa. Quanto è stato difficile convincerlo a continuare a indossare l’elmo in The Mandalorian?
“L’elmo è parte del personaggio. Anche se ha il volto coperto, emerge tutto il suo talento, la sua personalità. Non mi sorprende che stia avendo tanto successo. Si tratta di un attore bravissimo ed è un piacere collaborare con lui”.
Prima di passare alla regia live-action, ha fatto da assistente sul set di Rian Johnson in Star Wars: gli ultimi Jedi, giusto?
“Sì, con Kathleen Kennedy abbiamo pensato fin da subito di mettermi alla prova con la regia live action. E lei ha fatto tutto quello che era possibile per coinvolgermi nei progetti e insegnarmi le basi. Sono stato sul set di J.J. [Abrams] per Il Risveglio della Forza, su quello di Gareth Edwards [per Rogue One] e su quello di Rian [Gli Ultimi Jedi]”.
Ora che ha diretto almeno mezza dozzina di episodi in tutte le serie di Star Wars, quanto si sente sicuro come regista live-action?
“Abbastanza. Noto una grande differenza tra la mia prima esperienza di regia nella prima stagione di The Mandalorian, e quello che sto facendo ora. E lo devo a Jon [Favreau], che è un grande maestro e un amico. Anche Kathy mi ha insegnato molto, ma le basi mi sono state date da George Lucas, che come tutti sanno è un eccezionale regista e autore. Tutto ciò che mi ha insegnato mi serve ancora oggi. Anche le tecnologie che stiamo utilizzando, sono cose di cui lui già mi parlava: mi piace dire che sono stato molto ben addestrato. Mi ha insegnato ad affrontare le sfide del set – qualcosa di molto diverso dall’animazione”.
Ahoska: come va la post-produzione della serie?
“Mi sta piacendo molto. È qualcosa che non avrei mai pensato di poter fare, nonostante la mia esperienza con Star Wars. Scrivere, dirigere e lavorare con così tante persone rappresenta per me l’apice della mia carriera. C’è ancora molto da fare, ma ho una grande squadra che mi sostiene. Sono cautamente ottimista (ride). Tanto i fan me lo faranno sapere. Lo fanno sempre”.
Alla fine ha capito il posto di Grogu nella trilogia sequel?
“È un domandone. E riguarda tanti altri personaggi, non solo Grogu. Che fanno durante quegli eventi? Dove sono? Ma se c’è una cosa che ho imparato dopo aver fatto The Clone Wars, che ha una storia che si incrocia profondamente con quella di altri due film della saga, è che c’è abbastanza spazio per tutti in questa galassia. Da bambino, quando Yoda diceva a Luke: “Quando me ne sarò andato, tu sarai l’ultimo degli Jedi”, lo prendevo sul serio. Ora sappiamo che non è così. Ci sono tante altre persone che avrebbero potuto usare la forza, e forse Luke è l’ultimo Jedi solo dal punto di vista di Yoda. Quindi: aspettiamo e vediamo come si evolve il tutto. Per quel che ne so, c’è sempre un modo per far incastrare le cose. Sempre che sia necessario farlo”.
Infine, come descriverebbe la terza stagione di The Mandalorian?
“Una grande avventura. Jon è dotato di una creatività infinita. Dopo aver visto Iron Man, ho pensato: “Accidenti, sarebbe perfetto per Star Wars“, e non sono mai rimasto deluso dalla nostra collaborazione. È la persona perfetta con cui lavorare a una storia così grande”.
La terza stagione di The Mandalorian è su Disney+.
Questa intervista è stata tagliata per ragioni di chiarezza.
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