La mattina dell’annuncio della sua nomination agli Emmy, Michael Shannon era fuori per un caffè con un’amica. “Mi era passato di mente”, ha detto l’attore a The Hollywood Reporter in una conversazione subito dopo l’annuncio.
Shannon è candidato come miglior attore protagonista in una serie limitata per il suo ruolo in George & Tammy di Showtime (disponibile su Paramount+), in cui interpreta la leggenda della musica country George Jones accanto alla collega Jessica Chastain, candidata per il ruolo di Tammy Wynette. La serie è una reunion per i due protagonisti, che sono apparsi insieme per la prima volta nel thriller psicologico Take Shelter del 2011 del regista Jeff Nichols. Raccontando la complicata relazione e l’eredità nell’industria musicale di questa coppia di potere, George & Tammy vede Shannon intraprendere il percorso “sbalorditivo” della vita del suo personaggio.
“La cosa tragica di queste persone è che danno così tanto di sé”, dice Shannon a proposito di Jones, “eppure sentono che non è mai abbastanza”.
Due volte candidato all’Oscar, per le sue interpretazioni da non protagonista in Revolutionary Road e Animali notturni, Shannon ottiene ora la sua prima nomination agli Emmy. È stata Chastain a parlargli entusiasticamente del ruolo – “Sapeva che mi piace cantare”, osserva Shannon – e a convincerlo ad accettarlo.
In una conversazione pochi giorni prima dello sciopero della SAG-AFTRA, il sindacato degli attori, Shannon si concentra sugli sceneggiatori e sulla possibile minaccia dell’intelligenza artificiale nel settore.
Congratulazioni per la sua nomination. Come è andata quella mattinata?
Mi era passato di mente che era il giorno in cui poteva succedere, perché mi trovavo a Chicago. Stavo prendendo un caffè con una mia amica e all’improvviso il mio telefono ha iniziato a impazzire. E ho detto: “Oh, forse non è il momento giusto per un caffè”. Praticamente sono al telefono da allora.
È a Chicago per lavoro?
La mia amica Judy Greer è qui per uno spettacolo (Another Marriage allo Steppenwolf Theatre, ndr). Ero con lei perché abbiamo lavorato insieme in televisione, in un episodio di Room 104 sulla HBO. Sono solo in visita. In realtà non sto lavorando in questo momento, mi sto prendendo una pausa estiva. Sembra che tutti noi ci prenderemo una pausa.
Per quanto riguarda la sua candidatura per George & Tammy, che cosa l’ha spinta ad accettare il ruolo di George Jones?
È stata Jessica. L’idea è stata sua ed è venuta da me. È molto appassionata a questo progetto. Sapeva che mi piace cantare e mi ha detto: “Non è un’opportunità straordinaria per integrare il canto in un ruolo da attore?”. Era difficile controbattere. Ma a dire il vero non sapevo molto di George Jones. Ho dovuto fare molte ricerche. Ma una volta che mi sono impegnato, mi sono buttato a capofitto. Ho letto molto, ho guardato interviste e performance e mi sono immerso in questa storia.
Qual è stato l’aspetto più difficile di questo ruolo?
Credo che l’epicità del percorso di quest’uomo sia davvero sbalorditiva. È davvero passato dagli abissi della disperazione e dell’oscurità ed è riuscito in qualche modo a tirarsi su. È davvero tragico che sia stata Tammy a morire così giovane. In qualche modo è riuscito a invecchiare, sa? Ha dato gran parte del merito alla sua ultima moglie, Nancy, ma era qualcosa dentro di lui. Ha trovato un senso di autostima, credo. Perché la cosa tragica di queste persone è che danno così tanto di loro stessi, eppure sentono che non è mai abbastanza, o lottano ancora con sentimenti di disgusto per se stessi, anche se stanno dando così tanto al mondo. È davvero ironico.
Le piace interpretare persone realmente esistite?
È un processo diverso. In realtà, mi piacciono entrambe le cose. Mi piace molto usare la mia immaginazione, credo sia divertente. Quando interpreti persone reali, devi comunque usare la tua immaginazione perché, per quanto tu possa leggere molti libri su qualcuno, non sei mai del tutto sicuro di quale sia la verità. In ogni libro c’è una versione diversa di ogni storia. Quindi devi arrivare un po’ alle tue conclusioni. Se qualcun altro avesse interpretato George Jones, probabilmente sarebbe stato completamente diverso da quello che ho fatto io. Ma io ho fatto la versione che era convincente per me.
Ha detto che è stata Jessica a portarla nella serie. C’è qualcuno sul set che l’ha colpita?
Beh, Jessica. È la mia eroina. Mi ha lasciato senza parole ogni giorno. Ero lì seduto a guardare quella donna che cantava Stand by Your Man a cappella in una stanza con 300 comparse. L’unica cosa che si sente è la sua voce, e non c’è una band dietro di lei o altro perché si sta cercando di ottenere una voce pulita. Sono rimasto lì a guardarla mentre lo faceva e ho pensato: “È la persona più coraggiosa che abbia mai visto in vita mia”. Ma avevamo un grande cast: Steve Zahn, David Wilson Barnes, Walton Goggins.
Questa è la sua prima candidatura agli Emmy. È stato candidato a due Oscar, oltre che a un Golden Globe e a un SAG Award. È gratificante per lei ricevere questi riconoscimenti?
Se qualcuno dice di non esserne lusingato, devo mettere in dubbio la sincerità di ciò che dice. È qualcosa che si immagina, fin da quando si inizia a lavorare nel settore. “Come sarebbe se salissi sul palco e tenessi in mano il piccolo trofeo e potessi fare un discorso?”. È un sogno a occhi aperti, quindi quando diventa realtà è piuttosto strano. Ciò che rappresenta è il riconoscimento dei tuoi colleghi del settore. E loro sanno quanto sia difficile realizzare qualcosa che valga, quindi ricevere la loro conferma è molto significativo.
Ha parlato del fatto che la SAG-AFTRA potrebbe unirsi alla WGA nello sciopero in corso. Come attore, perché lo sciopero è importante per lei?
La mia preoccupazione principale è per gli sceneggiatori, davvero. Si meritano di meglio. Non ho dubbi al riguardo. Perché sono la genesi di tutto ciò che facciamo. Nessuna delle persone a capo di questi Studios, che percepiscono stipendi multimilionari, ha la più pallida idea di come si scriva una sceneggiatura. Scrivere sceneggiature è molto difficile. E poi dicono che forse possono farlo i computer. Non sono convinto che sia possibile.
Quello che fanno gli sceneggiatori è bellissimo e importante, ed è facile che la gente si approfitti di loro. So che mi avete chiesto dello sciopero della SAG, ma scioperare per la SAG significa essere solidali con loro. Direi che, in generale, le persone che creano le parole potrebbero essere trattate meglio di quelle che si limitano a diffonderle. Questo vale per ogni settore. È il mondo in cui viviamo.
Intervista modificata per ragioni di lunghezza e di chiarezza.
Questa intervista è stata realizzata prima dell’inizio dello sciopero SAG-AFTRA, il 14 luglio.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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