Il team di Monarch: Legacy of Monsters sa che ci sono grandi aspettative per il loro ingresso nel franchise dei mostri della Legendary, casa di Godzilla, King Kong e altri Titani.
Ma durante una conversazione con The Hollywood Reporter dopo il loro panel al New York Comic Con del mese scorso, lo showrunner Chris Black e il produttore esecutivo Matt Fraction hanno dichiarato di non aver voluto cercare di eguagliare la portata o il punto centrale dei film sui mostri della Legendary. Al contrario, Black – un veterano della tv – e Fraction, uno sceneggiatore con un curriculum importante nel mondo dei fumetti Marvel, erano più interessati a come il mezzo televisivo potesse aiutare a sostenere – e non ostacolare – il tipo di storia che avrebbero potuto raccontare all’interno del MonsterVerse.
“Nei film, il rischio è sempre: ‘I protagonisti moriranno?’. In televisione, ci sono 10 episodi. Questo è il nostro cast, e non vogliamo sbarazzarci di loro nel quarto episodio”, dice Fraction. “Quando arrivi a questo, non è perché ti vuoi preoccupare della possibile morte dei personaggi. Vuoi vedere come vivono”.
“Sentivamo che non potevamo fare una serie di successo che fosse solo una serie sui mostri. Doveva essere una serie sulle persone che vivono in un mondo in cui i mostri sono reali”, aggiunge Black. “Si trattava di trovare quel delicato equilibrio tra la spettacolarità e l’intima storia umana. Sapevamo che, nella pratica, avevamo un budget generoso con cui realizzare una grande spettacolo, ma non possiamo fare quello che fanno i film”.
“E non dovreste provarci”, conclude Fraction.
Monarch: Legacy of Monsters, la trama
La serie Apple TV+, che ha debuttato venerdì 17 novembre e pubblicherà nuovi episodi ogni settimana, danza tra due linee temporali e tre generazioni. Nel 1959, tre persone – un giovane Lee Shaw (Wyatt Russell), un giovane William Randa (Anders Holm) e Keiko (Mari Yamamoto) – iniziano un viaggio nel deserto del Kazakistan, alla ricerca della fonte di un disturbo.
Nel 2017, subito dopo gli eventi del reboot di Godzilla della Warner Bros. del 2014, una giovane donna di nome Cate (Anna Sawai) arriva in Giappone per sistemare gli affari del suo famoso padre Hiroshi (Takehiro Hira), ma si imbatte in una scoperta inquietante. Hiroshi viveva una doppia vita, con una seconda famiglia, che comprende il fratellastro di Cate, Kentaro (Ren Watabe) e sua madre (Qyoko Kudo).
Insieme alla versione più anziana di Shaw (interpretato da Kurt Russell), il mistero che si cela dietro questi mostri e l’uomo che gli dava la caccia riuniscono tutte queste persone nel tempo, in una serie che, secondo il team creativo, ha lavorato attentamente con Legendary per non interferire con le loro controparti dell’universo cinematografico.
Ma comunque non le ignorerà. I fan dei film sul grande schermo saranno lieti di sapere che Monarch inizia letteralmente con una sequenza in cui compare il Randa di John Goodman, con l’attore che riprende il suo ruolo da Kong: Skull Island. Ma Black e Fraction sono sicuri che la loro sia una storia umana, basata su una nuova interpretazione dei film che va oltre gli scontri che i fan hanno imparato ad amare.
L’importanza del lato umano
“Per costruire una serie televisiva dalle fondamenta, devi creare qualcosa a cui la gente voglia tornare ancora e ancora e ancora. Quindi penso che ciò che li farà tornare settimana dopo settimana non saranno necessariamente le grandi battaglie tra mostri. Deve essere un gruppo di esseri umani di cui si vuole seguire il viaggio”, spiega Black.
Per Fraction, questo ha dato alla serie l’opportunità di creare personaggi, in particolare nella trama ambientata nel 2017, in cui gli spettatori potessero davvero riconoscersi. I personaggi principali non sono agenti della Monarch, scienziati o soldati delle operazioni speciali, ma insegnanti e grafici. “Queste sono le persone che volevamo inserire in questo mondo”, osserva Black.
“Non hanno una formula magica. Non hanno un’invenzione segreta. Sono come me e te, gente che deve togliersi le scarpe e la cintura in aeroporto. Sono al piano terra di questo nuovo mondo”, continua Fraction. “E poiché la serie parla di ciò che verrà dopo e di come renderlo sempre peggio e sempre più pericoloso, parte del divertimento è che più si va avanti, più la banda inizia ad accumulare esperienza in questo mondo. Così, ogni volta che salgono di livello, la posta in gioco aumenta. Si arriva a una cacofonia assoluta”.
Concentrandosi sui personaggi, il franchise ha anche la possibilità di esplorare la definizione di mostro in un modo diverso e altrettanto profondo. Creature come Godzilla e King Kong esistono da tempo, al pari di altri mostri classici di Hollywood come l’Uomo Lupo, Frankenstein e Dracula, come rappresentazioni del periodo in cui sono stati realizzati i loro film. Parlano delle paure culturali e sociali di un Paese, delle sottili (e a volte non così sottili) tensioni geopolitiche tra luoghi dell’Occidente e dell’Oriente, del potere del mondo naturale contro quello industrializzato e dell’eredità – compresi i danni – che questi scontri lasciano dietro di sé.
Il personaggio di Cate
Con Monarch: Legacy of Monsters, Black e Fraction sottolineano che nella prima stagione il mostro più grande non sarà uno dei giganteschi ragni o granchi dell’Isola del Teschio, anche se certamente lasceranno un segno o due sugli umani che li incontreranno.
“L’evento traumatico di Cate è quando suo padre se ne va, non quando Godzilla attacca”, dice Fraction.
“È l’essere abbandonata nel momento del bisogno”, aggiunge Black. “E ovviamente la perdita dei suoi studenti durante l’attacco. Ma il trauma più importante della sua vita – suo padre – la motiverà”.
“I film parlano di città che vengono distrutte”, dice Fraction a THR. “Questa è una serie sulle persone che sono state distrutte. Cate è il relitto”. L’attenzione agli archi emotivi del cast di Monarch permette alla serie di esplorare, a livello umano, lo stesso tipo di domande che i fan si pongono da decenni sui Titani, la cui distruzione e difesa li vede oscillare tra il ruolo di eroi e quello di cattivi. “È nel terzo episodio, credo, che Shaw dice ‘Questa è la tua eredità’ e Cate dice ‘Questa è la mia maledizione’”, racconta Black. “Questo è il suo viaggio: deve scegliere. È una maledizione o un’eredità? È qualcosa che sto rifiutando o che sto accettando?”.
“È stato divertente giocare con lei e Kitaro nel corso di questa stagione”, osserva Fraction. “Ogni nuova cosa che imparano, ogni nuovo passo che fanno, ogni nuovo pezzo del puzzle che trovano, ricontestualizza tutto quello che c’era prima. Quindi, ognuno di loro si sente sempre diverso e intraprende questo viaggio che a volte funziona con loro due insieme e a volte no. Sono sempre fuochi d’artificio”.
Questo approccio alla linea temporale del 2017 ha influenzato anche il modo in cui la serie ha affrontato i flashback di Shaw, Bill e Keiko. Black rivela che alla fine il trio ha avuto più scene nonostante la linea temporale degli anni Cinquanta “all’inizio del processo di sviluppo non fosse destinata a essere una componente così importante”.
“Poi abbiamo scoperto che c’era così tanta storia da raccontare e che quei personaggi erano così interessanti da seguire”, continua. “Ci siamo resi conto che non doveva esserci una divisione perfetta tra le due linee temporali, ma che dovevamo puntare molto di più su quella storia”.
“Senza svelare nulla, la funzione dei flashback è sempre quella di informare e fare da sfondo al presente. Ma ci sono anche momenti in cui si può mettere il pubblico davanti ai personaggi del presente perché si è visto il loro passato”, aggiunge Fraction. “Quindi è stato un modo non solo per riempire quel mondo e la sua mitologia, ma anche per sottolineare ciò che stava accadendo e rendere il presente più rilevante e più importante, per creare una trama più ricca e un affresco più grande”.
I flashback contribuiscono anche a espandere la linea temporale dell’intero MonsterVerse. “Tutto ciò che avete visto nei film risale agli anni Settanta”, dice Black. “Improvvisamente, c’era così tanto spazio per muoverci, anche all’interno dei quattro film”.
Sebbene i personaggi promettano di essere altrettanto – se non più – interessanti dei mostri, il duo afferma che, anche con un budget più ridotto, i fan possono comunque aspettarsi che la loro serie offra quegli scontri leggendari. “Entrambi siamo arrivati a questo progetto con un amore profondo e duraturo per l’universo dei mostri, e vogliamo vedere quei mostri come chiunque altro. Quindi per noi era importante non fare una scrematura, e non voglio fare spoiler, ma ci sarà un ritorno di quello grande e grosso”, spiega Black.
Anche Fraction fa le sue anticipazioni, e pare ancora più entusiasta dei nuovi mostri che la serie introdurrà. “Volevamo far crescere questo mondo, e le creature che lo popolano”, dichiara.
“Volevamo anche meritarcelo. Che quando apparissero, si sentisse che la storia lo meritava. Che qualcosa nel viaggio dei nostri personaggi, nella ricerca della loro eredità, avesse messo i mostri sul loro cammino. Quindi non è casuale”, aggiunge Black.
Al di là delle battaglie epiche, gli incontri con i mostri influenzeranno i percorsi della squadra, da quello che stanno scoprendo su Hiroshi a quello che stanno scoprendo su se stessi.
“Non avevamo una formula per cui dopo tre episodi bisogna per forza vedere un mostro”, spiega lo showrunner. “Doveva tutto essere guidato da: come si presentano gli ostacoli e le opportunità per i nostri personaggi? E così ci guadagnavamo un’apparizione di una delle nostre creature tradizionali come Godzilla – quelle che amiamo e con cui siamo cresciuti – o di quelle nuove, perché volevamo espandere l’universo”.
“Sono nella struttura dei personaggi e della storia”, conclude Franction. “Stiamo costruendo il tutto intorno alla famiglia e a un fratello e una sorella che cercano il loro padre”.
Monarch: Legacy of Monsters è disponibile in streaming su Apple TV+.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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