Alaska, ultimo giorno di sole dell’anno. Una notte perpetua si allunga sulla fittizia cittadina di Ennis mentre una distesa bianca di neve avvolge ogni cosa. A dieci anni esatti dall’esordio sulla Hbo di True Detective, la serie antologica creata a scritta da Nic Pizzolatto, con protagonisti i detective Rust Cohle (Matthew McConaughey) e Marty Hart (Woody Harrelson) sulle tracce di un serial killer nella calda Louisiana, ecco che lo show antologico torna con Night Country (dal 15 gennaio in esclusiva su Sky e Now). E questa volta al calore e alla languidezza del sud degli Stati Uniti contrappone il freddo e il ghiaccio del circolo polare artico.
Un’intuizione della regista e sceneggiatrice Issa López. Un nome da tenere a mente, perché se la showrunner è già conosciuta e acclamata in Messico molto presto sarà la next big thing di Hollywood, complice True Detective ma anche un western sulla mitologia dei licantropi prodotto da Guillermo del Toro, un horror, Our Lady of Tears, prodotto dalla Blumhouse e The Book of Souls, adattamento del racconto di Matthew Baker prodotto dal creatore di Fargo, Noah Hawley. Ma la contrapposizione delle ambientazioni tra il primo e il quarto capitolo non è l’unica idea avuta da López per creare un richiamo diretto alle vicende raccontate nel 2014.
True Detective: Night Country, una stagione femminile
Se la seconda e la terza stagione di True Detective portavano con loro il peso delle aspettative dovuto a quell’incredibile esordio dato – molto – dalla coppia di detective protagonisti, è anche vero che l’attesa di rivivere le stesse emozioni non è stata ripagata con personaggi, storie e dinamiche umane all’altezza.
Night Country ne è invece l’antitesi e paradossalmente in quell’opposizione le due stagioni si parlano. Perché a quell’esordio prettamente maschile Issa López contrappone, invece, una stagione fortemente femminile. Sotto ogni punto di vista. A partire dalle due protagoniste, le detective Liz Danvers (Jodie Foster) ed Evangeline Navarro (Kali Reis).
Due ossi duri. Due ex colleghe con un caso irrisolto alle spalle. L’omicidio di una nativa – proprio come Navarro e la figlia di Danvers – il cui fascicolo torna sulle scrivanie della stazione di polizia dopo la misteriosa sparizione di un gruppo di scienziati da una stazione di ricerca. Tutto merito di un elemento ritrovato nella base artica che riporta alla ragazza.
Ma niente detective buona e detective cattiva. Danvers e Navarro, nonostante le differenze caratteriali, sono fatte della stessa pasta. Ruvide e inaccessibili all’apparenza, scalfite da traumi nel profondo. Il personaggio di Jodie Foster cerca di nascondere il passato – senza riuscirci – nell’abisso della sua memoria, mentre quello di Kali Reis sputa tutto il dolore fuori con un’aggressività che usa come protezione.
Reis, ex campionessa mondiale in due classi di peso e di origini nativa americana, supporta attivamente il movimento Missing and Murdered Indigenous Women. Il suo ruolo in True Detective e la storia raccontata da Lopez assumono così un peso ancor più significativo. Foster, che di Night Country è anche produttrice esecutiva, interpreta il suo ruolo più importante della sua carriera in una serie tv. Arrabbiata, scontrosa, chiusa, la sua Danvers è anche il personaggio capace di regalare brevi parentesi ironiche mostrando una gamma di emozioni articolata. Una fuoriclasse contro cui, però, Kali Reis non sfigura mai.
Tematiche attuali
Una storia di fantasmi e vendetta la cui atmosfera notturna e angosciante è racchiusa fin dalla sigla sulla note di Bury a friend di Billie Elish. True Detective: Night Country nel corso dei suoi sei episodi ha il merito di andare oltre il mero racconto crime inserendo elementi narrativi capaci di vibrare nel nostro presente. È questa la sua forza maggiore: unire al genere di appartenenza tematiche che ne rafforzano il contenuto e lo rendono “riconoscibile”.
Dalla violenza contro le donne al tentativo di riappropriarsi della propria eredità culturale, dal razzismo alle malattie mentali passando per il cambiamento climatico, il suo impatto e le proteste ambientaliste. Una stagione più a fuoco, la migliore dopo quella del 2014, in cui – nonostante tutto il dolore e il male che l’attraversa – si avverte una nota di speranza. Un ritorno alla luce dopo l’oscurità.
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