C’è chi vede ombre nere allargarsi sulla Germania. Sì, anche sulla settima arte. L’ultradestra tedesca, che sta volando a quote senza precedenti nei sondaggi che nel paese di Goethe e di Brecht si sfornano a ritmo continuo, lo dice a chiare lettere: tutto quello che è diversità, “green culture”, inclusione o uguaglianza di genere dovrà sparire dai criteri per la concessione dei fondi pubblici per il cinema nella Repubblica federale. In una mozione presentata pochi giorni fa al Bundestag, il parlamento tedesco, l’Afd – Alternative fuer Deutschland, messa sotto osservazione dai servizi segreti interni del paese – chiede la “de-ideologizzazione” dei finanziamenti di Stato nella produzione dei film in vista dell’annunciata riforma della legge per la promozione del cinema (FFG). Con ciò intendendo – esplicitamente – i riferimenti a quelli che secondo la formazione nazional-populista guidata da Alice Weidel e Tino Chrupalla sono principi di esclusiva pertinenza progressista: tra cui, per dire, la sostenibilità ambientale e le pari opportunità.
A detta degli ultradestri, questi principi se applicati ai fondi pubblici rappresentano “un restringimento della libertà artistica attraverso una cerniera ideologica”.
Non solo: il partito di super-destra – corteggiato in Italia dalla Lega di Matteo Salvini – critica pure il progetto di trasformazione dell’Istituto federale per la promozione dei film in un’agenzia per il cinema, (proposta dei Verdi). L’Afd, afferma la mozione, teme che con siffatta agenzia lo Stato rinunci ad esercitare il suo controllo sulle “qualità artistiche” dei film tedeschi.
Sane famiglie tedesche
In sostanza, per l’ultradestra tedesca il sano cinema tedesco dovrebbe limitarsi a narrare sane famiglie bianche, composte da padre maschio e madre femmina, persone che possibilmente si disinteressino della crisi climatica o se non altro nutrano sentimenti di sospetto verso attivisti climatici. L’interesse per il cinema della destra radicale tedesca non è nuovo: due anni fa l’Afd chiedeva al Bundestag di ridurre il numero dei film a cui versare dei fondi pubblici, limitandoli a quelli suscettibili di avere successo al botteghino. L’argomento era che i premi dei grandi festival verrebbero assegnati “sempre di più in base a criteri ideologici e non di estetica cinematografica”. Anche qui, il fatto che l’Istituto federale per la cinematografia consideri tra i propri criteri principi generali come la diversità veniva declassato a semplice “propaganda”. Insomma: il quadro è chiaro.
Ora, facciamo un passo indietro: è vero che allo stato attuale la proposta dell’Afd non ha possibilità concrete di essere accolta. Alle elezioni federali del 2021 non è andata oltre il 10,3% dei voti, e fino ad oggi tutti gli altri partiti hanno escluso qualsiasi forma di collaborazione con la formazione nazional-populista. La quale non sta al governo da nessuna parte, né a livello regionale o locale (un tentativo di eleggere un presidente Afd in Turingia anni fa causò una terremoto politico in tutto il paese), men che mai a livello federale. Per ora, l’ultradestra rimane confinata nel ruolo di paria del sistema politico tedesco.
Non solo: il partito viene “attenzionato” dai servizi segreti interni tedeschi per le sue sospette vicinanze con formazioni ancora più estreme, per non dire ai limiti dell’eversione. Nel mirino c’è anche il leader Afd della Turingia, Bjorn Hoecke (a detta di molti il leader “reale” del partito), accusato spesso di replicare nei suoi discorsi armamentari retorici propri del Terzo Reich. Abbastanza perché la Germania di Angela Merkel, e oggi la Germania del governo “semaforo”, riuscisse a tenere l’Afd in un angolo della vita politica nazionale.
Afd, sondaggi di fuoco
Ebbene: lo scenario potrebbe cambiare radicalmente nel giro di una manciata di mesi. Questi i fatti: nel corso più o meno di un anno i valori dell’Afd nei sondaggi elettorali sono cresciuti esponenzialmente. Anzi, si sono raddoppiati: dal 12% in cui sembrava confinata – punto più punto meno – dalle elezioni del 2017 in poi (quando riuscì ad entrare per la prima volta nel Bundestag, scombussolando antichi equilibri politici tedeschi), stando alle intenzioni di voto di oggi la formazione nazional-populista è passata oggi ad essere la seconda forza politica del paese, superando di varie lunghezze finanche l’Spd del cancelliere Olaf Scholz.
A Berlino passano di mano in mano, nello sgomento generale, i sondaggi effettuati a ritmo continuo dai principali istituti demoscopici: in tutti l’Afd oscilla tra il 20 e il 23% dei consensi, ed è più del doppio rispetto al risultato del voto federale del 2021. Certo, in mezzo c’è l’onda lunga della pandemia e l’impatto della guerra in Ucraina (il partito di Weidel e Chrupalla, per dirlo con eufemismo, non è esente da vibrazioni pro-russe), ma la maggior parte degli osservatori non sa che pesci prendere.
Ora, immaginatevi un film distopico sul futuro prossimo tedesco, che però molto presto, domani, potrebbe doversi privare di quest’aggettivo. Vediamo, ancora una volta, i fatti sui quali gli sceneggiatori potranno costruire l’ossatura di un ipotetico nuovo Germania Anno Zero. Ebbene. L’onda nera rischia di diventare tempesta l’anno prossimo: ci saranno le elezioni europee, certo (9 giugno), ma si tornerà anche a votare in Turingia, Sassonia e Brandeburgo (1 settembre). Nel cuore di quella che un tempo era la Ddr.
Se si andasse alle urne oggi, in Brandeburgo Alternative fuer Deutschland sarebbe di gran lunga il primo partito, con il 32% dei consensi, staccando così i socialdemocratici di 12 e i cristiano-democratici di 14 punti. In Sassonia, l’Afd sfiora addirittura il 35% (contro il 29% della Cdu e il 7% dell’Spd). Anche in Turingia, sempre secondo gli istituti demoscopici, l’ultradestra sotto la guida del già citato Bjorn Hoecke – colui che pochi anni fa chiamò il monumento dell’Olocausto a Berlino “una vergogna”, considerando la cultura della memoria degli orrori della Germania nazista un fardello di cui il paese dovrebbe finalmente liberarsi – mette a segno il 32% dei consensi, contro il 20% di Cdu/Csu e il 10% dei socialdemocratici. Sono numeri che fino a pochi mesi fa sembravano pura fantascienza, in Germania.
Un blockbuster sul day after
Nei palazzo del potere a Berlino inizia a serpeggiare il panico. Eccolo il filmone sul “day after” di queste elezioni, con le bandiere garrule anti-europee, anti-migranti e anti-gender dell’Afd a sventolare orgogliose, facile vediamo il blockbuster sul “nuovo muro” che divide in due la Germania, questa volta essendo il colore nero a occupare l’est del paese, scatenando uno tsunami che squassa il centro dell’Europa.
La domanda che corre a Berlino e nelle capitali europee è semplice: se sarà valanga, come sembra, resisterà ancora il “muro di fuoco” degli altri partiti verso l’ultradestra? Due settimane fa i cristiano-democratici un tempo governati da Angela Merkel e oggi da Friedrich Merz hanno fatto passare al parlamento regionale della Turingia un disegno di legge insieme all’Afd, ancora una volta causando una bufera politica nazionale.
Il disastro potrebbe ripetersi a giorni, grazie ad una proposta di legge del gruppo Cdu volta a vietare la “genderizzazione” del linguaggio (ossia il linguaggio inclusivo, ovverosia neutro), e dove si ipotizza una legge “per il corretto uso della lingua”, fondata sull’assunto che la genderizzazione porterebbe a “conflitti culturali”, dato che “mette in discussione il tradizionale sistema binario composto da maschio e femmina”: ebbene, è una tesi da sempre sostenuta anche dall’Afd. Che, secondo le gole profonde (e gli analisti) sarebbe pronta a votare insieme ai cristiano-democratici. A livello locale, si contano numerosi casi in cui esponenti della Cdu si dicono aperti ad un rapporto “pragmatico” con l’ultradestra.
Anche in Sassonia, a Bautzen, la Cdu qualche mese fa ha dato il suo appoggio all’ultradestra su una mozione anti-migranti. Imbarazzante per il partito di Kohl e di Merkel, la cui politica “delle porte aperte” rappresenta un passaggio cruciale nella storia recente della Germania.
La marcia dell’Afd su Berlino
Ma che faccia avrebbe una Germania in cui l’Afd – nata dieci anni fa come partito anti-euro e poi radicalizzatosi ad ogni giro di boa – dovesse fare il suo ingresso in alcuni cruciali centri di potere? Prendete, appunto Bjorn Hoecke: definito dall’intelligence un “estremista di destra”, parla degli Stati Uniti come di “una potenza aliena in Europa” e definisce la Russia “il partner naturale” della Germania. Di recente ha scatenato un putiferio una sua intervista con l’emittente Mdr, in cui si è detto favorevole all’esclusione di bambini disabili dalle scuole “normali”.
L’Afd ha da tempo difficoltà a tenere sotto controllo le sue anime ai limiti con l’eversione: prendete l’ex capogruppo del Brandeburgo, Andreas Kalbitz – poi cacciato dal partito per il suo passato di membro in un’organizzazione di matrice neonazista – il quale fu visto marciare al fianco di estremisti e violenti durante le manifestazioni di Chemnitz culminate in una vera e propria “caccia allo straniero” simile ad un pogrom. Funzionerebbe bene come flashback nel nuovo Germania Anno Zero.
Gli sceneggiatori del film distopico sul futuro prossimo della Germania avranno pur dato uno sguardo ai programmi dell’Afd: l’equal pay day istituito per favorire la parità di stipendio tra uomini e donna è bollato come uno “strumento di propaganda”, le quote rose verranno abolite, l’interruzione di gravidanza proibita, gli asili troppo inclusivi saranno chiusi dato che sono “volti a strappare i bambini ai loro genitori”.
Capitolo migranti: il programma ufficiale dell’Afd prevede la “completa chiusura” delle frontiere esterne dell’Ue nonché la costruzione di centri per rifugiati provenienti dall’Africa “in Stati sicuri”, mentre ai confini tedeschi si riattivano “severi controlli per impedire attraversamenti illegali” senza escludere l’innalzamento di “barriere fisiche”. Per quanto riguarda il diritto d’asilo, non dovrà essere più “abusato come veicolo di immigrazione di massa”. Ogni immigrato “ha l’obbligo di adattarsi alla sua nuova Patria, non viceversa: chi si oppone alla propria integrazione deve essere sanzionato”, anche a rischio di perdita del proprio permesso di soggiorno.
Notevoli anche la scene da girare a Bruxelles e nelle altre capitali d’Europa nel caso di una forte affermazione dell’Afd alle elezioni europee del 9 giugno 2024: “Consideriamo l’Ue irriformabile, un progetto fallito”, si afferma nel preambolo del suo programma elettorale. Per quanto riguarda la politica migratoria, l’ultradestra punta alla creazione di una “Fortezza Europa”, ove sostenere gli Stati membri “nella protezione delle frontiere esterne e nelle espulsioni”. Infine, i nazional-populisti tedeschi chiedono il “riavvicinamento” alla Russia di Putin, comprensivo di abbandono delle sanzioni economiche.
Presidiati dalla paura
“La paura presidia queste memorie”, scriveva Philip Roth nelle prime righe di Complotto contro l’America, romanzo di fantapolitica che immagina gli Usa divenuti alleati di Hitler a seguito della vittoria di Charles Lindbergh alle presidenziali del 1940. Nel Brandeburgo, la comunità queer già esprime paura, come riferisce a Focus online il coordinamento Queer Brandenburg. Le persone gay e lesbiche “sono sempre più preoccupate per la loro sicurezza”, dice il responsabile del progetto, Jirka Wtischak: “L’Afd ha abbattuto i suoi freni inibitori, non c’è più un ‘muro di fuoco’ sui temi dell’odio e della violenza contro le minoranze. C’è il timore che la protezione delle minoranze stia diminuendo”.
Nel film “distopico” questa scena non la vedremo. Niente finanziamenti, grazie all’ultradestra tedesca. Sipario chiuso.
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