Convergence è l’ennesima prova che League of Legends – come franchise – può dominare il panorama dell’intrattenimento dei videogiochi. L’universo di personaggi creato da Riot Games da anni continua a dimostrarsi affascinante sia per il pubblico più settoriale e appassionato, sia per quello generalista.
Complice anche l’uscita di Arcane, che con la sua scrittura e animazione ha travolto anche chi del videogioco League of Legends – di quel Moba iper competitivo – non sapeva assolutamente niente. E Convergence e l’ennesima espansione del franchise, che annovera anche il videogioco ritmico Hextech Mayhem, il gioco di ruolo a turni Ruined King, e quello d’azione The Mageseeker. E il videogioco d’avventura in singolo giocatore Song of Nunu arriverà nel prossimo futuro.
Convergence segue la storia di Ekko, giovane abitante della città steampunk (genere che unisce tecnologia all’avanguardia in un ambientazione Vittoriana, ndr) chiamata Zaun, e che – dopo l’improvviso crollo di un edificio vicino alla fabbriche – entra in contatto con il sé stesso dal futuro. Perché Ekko è un personaggio che già nel videogioco originale ha la capacità di manipolare il tempo, è un inventore.
Ma addirittura riuscire a viaggiare lungo la linea temporale? Beh, questa è certamente una sorpresa, nonché un bel mistero da risolvere. Poiché qualcosa di strano sta capitando per le strade di Zaun, e sta interessando il suo presente e il suo futuro. Tocca quindi al giovane inventore punk trovare il bandolo della matassa di questa faccenda.
Riavvolgere il tempo
Dai primi minuti di gioco salta all’occhio che la narrativa non brilla certamente per una grande scrittura, anzi è piuttosto semplice. Convergence è, in tutto e per tutto, semplice. Ma forse la sua ambizione non è quella di essere complesso, ermetico o – addirittura – ampolloso.
Nella sua semplicità c’è anche il principale punto di forza del titolo di Riot Forge. Perché può coinvolgere una grande quantità di pubblico, di qualsiasi età e conoscenza del linguaggio videogioco. E perché sviluppa una mappa labirintica – con una visuale a scorrimento – e predispone una struttura con alcuni elementi che rimandano ai classici Metroid (1986) e Castlevania (1986).
Lo stile artistico cartoonesco muove un comparto visivo curato e poco pretenzioso, inquadrando la città steampunk in una palette di colori cupa e fluorescente: c’è disagio per le strade, nei bassifondi la parola d’ordine è sopravvivenza. Ed è un’aria strana quella che si respira a Zaun, con bande che lottano per la supremazia, magia, tecnologie e cristalli esplosivi.
Convergence trascina in un intrattenimento leggero, senza troppi fronzoli e con una curva di apprendimento crescente. Accompagna i giocatori e le giocatrici alla scoperta delle regole del gioco, con un target di riferimento molto giovane, che sta scoprendo i videogiochi e si sta appassionando. E riesce nel suo intento di creare un’avventura di “ingresso”, adrenalinica e in un mondo affascinante attentamente costruito dai creatori di League of Legends. Ekko manipola il tempo, e anche i giocatori non si accorgeranno dei giri d’orologio.
Per questa recensione è stata provata la versione Nintendo Switch di Convergence: A League of Legends Story
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