Rob Daviau è una rockstar dei giochi da tavolo, ospite d’onore a Lucca Comics&Games 2023: praticamente la Woodstock della cultura nerd. Game designer statunitense, 53 anni, il suo nome è associato a decine di giochi, proprietà intellettuali originali o legate a celebri franchise televisivi e cinematografici.
Proprio per questo Daviau si definisce “Molto fortunato. Ho lavorato a Star Wars, Marvel, Stranger Things, Il Signore degli Anelli, Harry Potter“, racconta in un’intervista a THR Roma. “Insomma, ho fatto quasi tutto ciò che volevo. Ho reso il me stesso bambino molto felice”.
Gli inizi della carriera, e Pandemic! Legacy
Daviau realizza board game da 25 anni. Ha cominciato la sua carriera entrando in Hasbro nel 1998, realizzando diversi giochi dai marchi monolitici (Trivial Pursuit, Risiko, Monopoly). Ha lavorato per la casa editrice statunitense per 14 anni e poi ha aperto la sua azienda, Restoration Games (Crossbow&Catapult, Unmatched, Return to Dark Tower), lavorando in contemporanea come freelance. Daviau ha anche firmato un grande successo dei giochi da tavolo, ovvero Pandemic! Legacy: la versione “lunga” del gioco da tavolo creato da Matt Leacock.
Un’esperienza in cui i giocatori collaborano per fermare una pandemia, pubblicata molto prima dell’avvento del Covid. “Giocarci durante il lockdown pandemico è stato “strano”, ricorda Daviau. “Nel gioco c’è ogni sorta di fantascienza cinematografica, quindi cattivi sinistri e tanto altro – continua il designer – mentre nella vita reale c’era solo il terrore molto concreto di morire. Oltre a una tonnellata di piatti che dovevano essere continuamente lavati”. E aggiunge: “È stato più spaventoso e più noioso, nella vita reale”.
Le vendite del gioco sono aumentate durante la pandemia di Covid-19, un fatto dovuto – secondo il designer – al desiderio delle persone di esorcizzare il momento. “Un po’ come fischiettare spensieratamente mentre si cammina vicino a un tetro cimitero”, sintetizza Daviau.
Rob Daviau sullo sviluppo di Stranger Things
Daviau ha lavorato di recente anche al franchise della serie Netflix Stranger Things. Pubblicato da Cmon nel 2023, la produzione di Stranger Things Upside Down è cominciata ancora prima della pandemia, e finita nel febbraio del 2021. Un gioco cooperativo in cui i giocatori, che interpretano i protagonisti della popolare serie, cercano di fermare le creature che arrivano dal Sottosopra una stagione dopo l’altra. Non proprio un gioco legacy, genere in cui Daviau eccelle, ma con quel tipo di attitudine e la giocabilità tipica dei titoli di Cmon, come Marvel United o Cyberpunk 2077: Gangs of night city.
Stranger Things ha un il tabellone di gioco a due “facce”. Da una parte la stagione uno, dall’altra la stagione due: “Si può giocare da un lato, prendere confidenza con la meccanica, e poi passare all’altro, un po’ più difficile”. L’intenzione è quella di seguire la scia della serie televisiva, con ulteriori “stagioni” in sviluppo. “Eravamo d’accordo sul non voler inserire quattro stagioni nella scatola di gioco, anche perché la quarta non era ancora uscita su Netflix quando abbiamo cominciato a lavorare sul prototipo. Abbiamo quindi deciso di fare un tabellone a due lati, con le due stagioni. Se il gioco piace, ne faremo altre”.
L’evoluzione dei personaggi
I personaggi crescono durante le stagioni, le loro abilità si evolvono. Nella serie come nel gioco. “Nella prima e seconda stagione Steve Harrington non è un vero e proprio personaggio principale. Lo sarà solo alla terza”. Nella prima stagione del gioco da tavolo, i partecipanti devono salvare Will dal Sottosopra. Nella seconda, bisognerà disintossicarlo dal “veleno” del Sottosopra. Per farlo, i giocatori scelgono un personaggio della serie, con la propria “scheda” e un set di carte. Attraverso le carte, i giovani protagonisti si muovono sul tabellone, nei luoghi iconici di Hawkins, ottenendo oggetti e controllando la propria paura mentre combattono gli orrori che provengono dal Sottosopra.
L’inizio della produzione
All’inizio dei lavori su Stranger Things Upside Down, a trascinare Rob Daviau nell’avventura è stato il designer di Pandemic! Matt Leacock, che poi non era più riuscito a seguire il progetto. Netflix voleva – racconta Daviau – “un gioco che i nuovi giocatori potessero imparare senza difficoltà”. Ma allo stesso tempo l’obiettivo era coinvolgere anche i giocatori appassionati. “Avevamo bisogno di un sistema che fosse facile da capire”.
“Avevo questo vecchio gioco cui ho lavorato, che non è mai uscito. Sentivo che avrebbe potuto funzionare con Stranger Things – aggiunge – perché era un cooperativo”. Si trattava di un prototipo ambientato in epoca vichinga, con i giocatori impegnati a “chiedere aiuto a Loki” per risolvere alcune situazioni. Il dio della discordia avrebbe aiutato i giocatori “ma sempre a caro prezzo”. “E in Stranger Things questa regola di gioco è stata trasposta nel personaggio di Undici,” spiega Daviau. Che infatti non è giocabile.
“Lei è una supereroina, gli altri sono solo ragazzini in bicicletta,” afferma Daviau. “Tutti avrebbero voluto essere lei, ma la matematica del gioco si sarebbe ‘rotta’”. “Undici è qualcuno cui ci si rivolge per essere aiutati, un po’ come le carte di Merlino in Shadow over Camelot (gioco da tavolo, ndr)”.
La partita con i Duffer Brothers
Nei giochi da tavolo la matematica è fondamentale per bilanciare tutti gli elementi. Sono dunque necessarie tantissime prove. “Servono un paio di mesi di gioco prima di capire se hai fatto tutto bene,” confessa Daviau. Alle prove del gioco, racconta, hanno partecipato anche Matt e Ross Duffer, creatori della serie televisiva.
“Abbiamo giocato online, attraverso un simulatore. I loro commenti sono stati interessanti: non quel tipo di feedback che ti aspetti da un’azienda che ti cede la licenza di un prodotto. Erano proprio note su regole e meccaniche di gioco. Sono appassionati giocatori e ho saputo dall’editore che hanno apprezzato”.
Rob Daviau confessa che ha sempre lavorato su “otto-dieci” progetti contemporaneamente. E ancora oggi lavora su più fronti, ma “meno di prima. Durante la pandemia ho compiuto 50 anni e ho deciso di rallentare”. Ora il game designer statunitense si vuole concentrare sulla sua azienda, Restoration Games.
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