Starfield, la recensione: un’avventura sci-fi maestosa (ma troppo tradizionale)

La nuova esperienza spaziale di Bethesda convince senza sperimentare troppo nell'immaginario fantascientifico, costruendo un gioco di ruolo confortevole e senza troppi fronzoli. Disponibile per Xbox Series X|S e PC

Starfield è la risposta a una doppia necessità. Da una parte, Bethesda stava continuando a campare con i soliti due franchise, portandoli avanti allo stremo delle loro forze, senza portare effettivamente niente di nuovo in un panorama videoludico rappresentato da storici e ineludibili franchise e feroci ma inascoltati richiami di cambiamento. Dall’altra invece ci sono i giocatori e le giocatrici, che dalla software house nordamericana aspettavano un segnale di ripresa, una ventata di aria fresca dopo aver visto la debacle di Fallout 76 e della sua catastrofica esperienza online, nonché il continuo e imperterrito riproporsi di The Elder Scrolls V: Skyrim in tutte le salse dal 2011. 

Insomma, era palpabile la necessità di qualcosa di nuovo, e Starfield è un’ottima risposta a questo bisogno. Un’opera mastodontica che riporta Bethesda sul piedistallo dopo anni di grande stasi creativa. Ma nonostante questa apprezzata ripresa, “pad alla mano”, è innegabile che Starfield sia la più classica delle narrative nella più classica visione dell’epopea spaziale. E se da un lato ciò è confortevole, perché adatto a tutti i palati, dall’altra parte dimostra nuovamente l’incapacità di prendersi qualche rischio, soprattutto di fronte a competitor che con la creatività hanno viaggiato lungo. 

Obsidian Entertainment tra tutte, che con The Outer Worlds ha sì realizzato un videogioco di ruolo abbastanza canonico, ma cucendogli addosso un vestito eccentrico, bizzarro, e costruendo una narrativa politica e satirica eccellente.

Una storia canonica

Starfield comincia in una miniera in cui vengono estratti materiali vitali per le colonie. Sembra una giornata come le altre, fino a quando una strana anomalia non attira l’attenzione dei minatori: uno strano manufatto, che emette luce propria e risplende nelle profondità delle grotte. La tentazione di toccarlo è più forte di qualunque pensiero razionale, per un piacere della scoperta e dell’esplorazione. Ed in quel momento, una visione: uno spettacolo di suoni e luci dallo spazio profondo. Un’allucinazione che travolge il/la protagonista (con avatar completamente personalizzabile), che cade come corpo morto cade. 

Sì, questo manufatto certamente ha una storia dietro di sé. Ma quale? In quel momento la nostra vita da minatori termina per dare spazio a un brillante futuro a bordo di una nave, e con un equipaggio che man mano si amplierà (menzione d’onore per l’umorismo robotico di Vasco, il robot accompagnatore della nostra nave), composto da persone intenzionate ad andare in fondo a questo mistero, e che questo manufatto lo conoscono bene. In giro per i sistemi colonizzati ce ne sono altri di questi manufatti, alcuni ancora incastonati nelle profondità mentre altri sono dispersi, vittime di contrabbando o nelle mani di persone che non ne conoscono il significato, e che farebbero di tutto per tirare su un po’ di crediti. 

Starfield

Starfield. (Courtesy of Bethesda)

Starfield, già un classico

Lì ha inizio l’avventura spaziale di Starfield, tra fazioni in guerra e mercenari pronti a tutto;  equilibri politici vacillanti e inseguimenti in astronave. Uno splendido viaggio, affascinante, che può durare dalle 20 alle 100 ore di gioco, e che regala scorci incredibili e momenti di pura adrenalina. Ma in tutto questo, l’esperienza risulta molto frammentata a causa dei tanti caricamenti di gioco, che smorzano il coinvolgimento dei giocatori nella loro avventura ruolistica che, come classico Bethesda, permette certo anche una discreta rigiocabilità. E le sezioni di guida dell’astronave, forse la vera grande novità di questo titolo, sono sì maestose, ma anche parecchio statiche.

In tutto questo, Starfield ne esce come un videogioco di fantascienza piuttosto tradizionale, che osa il giusto nelle meccaniche e regala più di un momento di gioia. Il gameplay generale – soprattutto lato sparatutto – è migliorato notevolmente rispetto al classico approccio Bethesda, e la progressione dei personaggi è più semplice e intuitiva. Gli ambienti – soprattutto le città – per quanto classiche, sono belle cartoline con una topografia facile da ricordare, immediata. Ma mentre si vola nello spazio, o si libera una stazione spaziale da mercenari e pirati, c’è una sensazione persistente, come di una forza che frena le potenzialità immense di questo titolo. Forse è il motore di gioco, che ormai da diversi anni non è aggiornato in modo adeguato e non sta rispondendo bene alle stesse necessità artistiche dello studio. Un risultato comunque modesto, per una software house che ha puntato alle stelle, arrivando – per ora – soltanto alla luna.

Per questo articolo è stata provata la versione Xbox Series S del titolo. Starfield è uscito il 6 settembre per Xbox Series X|S e PC al prezzo di €79,99.