Si dice che indossare un visore della realtà virtuale è un po’ come immergersi nel mare, o galleggiare. I flutti ti trascinano e ti cullano. E muoversi fuori dall’acqua non è più la stessa cosa. La realtà, dopo aver provato quella virtuale, non sarà più la stessa.
A un minuto di vaporetto dal Lido, l’Isola del Lazzaretto Vecchio si erge maestosa. Un viaggio verso Alcatraz, come l’ha definita il traghettatore. E in fondo, messo piede sull’imbarcazione, non ha mancato il parallelismo. Nel Quattrocento è stato luogo di confinamento per gli affetti – o sospetti tali – da malattie infettive, circondati dal mare della Laguna.
Quel traghettatore, ora, è il primo step nel viaggio verso il contenitore di mondi di Venice Immersive, la sezione della Mostra del Cinema di Venezia dedicata alla realtà virtuale ed estesa (extended reality).
Mattoni a vista, grandi saloni, tende bianche che dividono i posti delle installazioni artistiche e della tecnologia VR. Uno stile medievale (ma anche un po’ industriale) che si addice alla videoarte, che la contiene e che la esalta in un contrasto visivo coinvolgente. Una cornice suggestiva, quella del Lazzaretto.
Il Lazzaretto: un portale per molti mondi
Anzi, sembra che la videoarte abbia occupato quel luogo in un impeto collettivista, in un tentativo di affermare la propria legittimità e la propria esistenza, di far sentire la sua voce in mezzo al tradizionale cinema d’autore e mainstream. Un altro mondo, pieno di mondi e di realtà nuove, sperimentali.
Qui è dove la Mostra di Venezia raggiunge silenziosamente il suo apice, ed è tra quelle mura che anno dopo anno si sta formando una sezione di grande risalto internazionale nella scena VR e XR: la Biennale Cinema sta facendo una scommessa sul futuro. Al Lazzaretto Vecchio si plasma l’innovazione del medium cinematografico, ma anche dei videogiochi. Perché tra il cinema a 360 gradi e le esperienze visive, ci sono anche installazioni immersive come Sen, realizzato da Keisuke Itoh che ospita tre persone in una cerimonia giapponese del Tè virtuale, e videogiochi più pop. Wallace & Gromit in “The Grand Getaway”, in cui i personaggi in stop-motion creati dallo studio Aardman (con il marchio di fabbrica della claymation di Peter Lord) si lanciano in una nuova avventura tra puzzle folli e umorismo.
Venice Immersive: esperienze e Games
Protagonista indiscusso del lato games anche il nostalgico e frenetico Pixel Ripped 1978, di Ana Ribeiro e della sua Arvore Immersive Games, un gioco sul creare videogiochi, con riferimenti costanti – e mai casuali – alle perle della cultura arcade firmate Atari. E poi c’è Chen Xiang VR, in cui gli utenti vivono un’epica avventura nei panni di una divinità cinese dell’Oltretomba, e Aufwind, che attraverso una postazione che rievoca l’abitacolo di un aereo racconta la storia taciuta delle prime donne pilota nella Germania degli anni Dieci del Novecento: Charlotte Möhring e Melli Beese, che volevano volare fuori dalla “roccaforte” maschile dell’aviazione, una storia di lotta che prende vita nei pixel.
Nel tour di Venice Immersive, c’è anche la possibilità di leggere un libro senza effettivamente leggerlo, con l’avventura AR Jim Henson’s The Storyteller: The seven ravens, sviluppata dallo studio Felix & Paul. Attraverso il supporto di speciali occhiali e di un libro con pagine cartonate colme di codici QR, un’animazione prende vita dalle pagina e racconta la storia di questa ragazza e della sua maledizione, alla ricerca dei suoi sette fratelli, che da piccoli sono stati trasformati in sette corvi. E infine ci sono anche i mondi di VR Chat, il videogioco online in cui moltissimi utenti vivono la loro sfera sociale. Tanti club virtuali e tanti ambienti da esplorare, anche con l’ausilio di guide.
Uno spazio espositivo, quello di Venice Immersive, che può regalare sorprese nei giorni di Venezia 80, aperta nella serata di ieri e che continuerà fino alle premiazioni del nove settembre. E per le edizioni future, il destino della sezione è tutto da scrivere, anche nelle volontà del direttore artistico Alberto Barbera. Dal suo Lazzaretto, Venice Immersive avrebbe tutte le carte in regola per “invadere” il Lido. Magari, un giorno. A un minuto di vaporetto.
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