Se non siete troppo addentro nel mondo dei fumetti (e dei comics americani, in particolare), il nome dell’appena scomparso John Romita Senior (esiste anche un Junior, anche lui fumettista) potrebbe non farvi suonare alcun campanello. Se però avete dato uno sguardo alle immagini che accompagnano questo articolo, è molto probabile che le abbiate trovate in qualche maniera familiari, e non solo perché raffigurano l’interpretazione più classica e nota di Spider-Man, il simpatico tessiragnatele di quartiere che tante volte, oltre che nei fumetti, è apparso al cinema, in televisione, nei videogichi e su qualsiasi prodotto si possa stampare l’immagine di qualcuno, ma perché quelle immagini rimandano a tutta quell’estetica che Roy Lichtenstein, uno dei padri nobili della Pop Art, ha reso popolare in tutto il mondo, esposto in ogni museo e su mille poster, cartoline, borse e magliette.
C’è però un piccolo ma importante dettaglio da segnalare: non fu John Romita a ispirarsi a Lichtenstein ma Roy Lichtenstein a depredare il lavoro di Romita (oltre a quello di Jack Kirby). In sostanza, se è verissimo che Lichtenstein ha avuto l‘idea di sottrarre, decontestualizzare e ricontestualizzare l‘arte dei fumetti, per darle un senso nuovo, è altrettanto vero che quell‘arte non gli è mai appartenuta e che è stata creata da altri, da Romita, in particolare. Notevole per un italoamericano che, per tutta la vita non ha avuto altra ambizione artistica che disegnare le gesta di gente in calzamaglia, no?
Ma chi era John Romita e come ha fatto il suo lavoro a diventare il paradigma stesso dell’estetica pop degli anni settanta e ottanta?
John Romita Sr., la biografia
Nato a New York nel 1930, la sua carriera nel mondo dei comics comincia nel 1949 per la Timely-Atlas, una casa editrice specializzata in fumetti d’azione e d’orrore. In questo frangente, Romita conosce un giovanissimo Stan Lee e si fa notare da lui per il stile morbido, raffinato, adattissimo per quei fumetti romantici che, negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale stanno andando fortissimo, soppiantando quelli di supereroi che, invece, sembra non funzionino più come nel periodo prebellico. Assieme a Stan Lee, Romita inizia quindi a raccontare storie di ragazze innammorate e triangoli romantici e lo fa per parecchi anni, fino a quando non gli vengono affidate alcune storie di un tentativo di rilancio del personaggio di Captain America, creato da Joe Simon e Jack Kirby prima del conflitto, ben prima della nascita della Marvel.
Romita si diverte parecchio a disegnare scene d’azione ma quell’incarnazione dell’eroe a stelle e strisce ha poco successo e lui torna a disegnare storie di baci e patemi.
Ma per la DC Comics.
Gli anni passano e le mode cambiano: Stan Lee reinventa la Timely-Atlas, trasformandola nella Marvel e, assieme a una manciata di altri artisti rivoluzionari, reinventa il concetto del supereroe, portandolo nel mondo moderno. I fumetti romance passano di moda e i tizi con superpoteri e superproblemi si fanno paradigma del concetto di fumetto americano stesso. Il successo incontrato dalla Marvel è enorme e presto Lee si trova nella necessità di coinvolgere altri artisti per stare dietro a una produzione massacrante.
John Romita e la Marvel
Si ricorda di John Romita e del suo stile romantico e innovativo. Lo contatta e gli affida le storie di un personaggio minore, Daredevil, che valgono come banco di prova per poi farlo subentrare in pianta stabile a Steve Ditko, il creatore grafico di Spider-Man, sulle pagine del comic book dedicate al ragnetto. Quella di Lee è una intuizione geniale perché se Ditko è un genio visionario che ha dato al supereroe un aspetto strambo, originale e innovativo, ma anche un poco inquietante e respingente, Romita è invece un disegnatore che fa della gradevolezza, dell’armonia e del bello, il suo cavallo di battaglia. Nelle mani dell’artista italoamericano, il corpo di Spider-Man muta, facendosi più atletico e massiccio, più schiettamente eroico, e lo stesso succede a Peter Parker che da sgradevole nerd che era, quando a disegnarlo c’era Ditko, diventa un amichevole bonaccione, appena uscito da una storia rosa. Inutile dire che dove però Romita da il meglio è nel tratteggiare le figure femminili: reiventa Gwen Stacy, trasformandola nella fidanzata d’America per eccellenza, e introduce graficamente Mary Jane, facendone sin dalla prima apparizione, un personaggio iconico. Con Romita, anche lo stile narrativo di Lee trova una nuova ispirazione e le storie di Spider-Man un nuovo respiro.
Non più solamente un fumetto di un supereroe che si picchia con dei supercattivi dall’aria strana e inquietante ma un fumetto romance in cui, ogni tanto, esplode l’azione e il dramma. È in questi anni e con la gestione di Lee e Romita che Spider-Man trova il suo massimo splendore, diventando il fumetto più popolare e venduto d’America. Poi Romita passa a disegnare le strisce del supereroe per i quotidiani (un lavoro che, all’epoca, era ritenuto molto più prestigioso di quello sui comic book) e, infine, accetta il ruolo di art director della Marvel. Da quella posizione definisce e sorveglia lo stile visivo della Casa delle Idee, dando modo a tanti giovani e straordinari talenti di mettersi in luce.
Il ritiro e la sua influenza sul mondo del fumetto e dell’arte
Appende la matita al chiodo nei primissi anni ottanta e da quel momento torna al tavolo da disegno solo per sporadiche comparsate celebrative, tutte dedicate all’Uomo Ragno. A guardare la sua carriera con distacco, non ha disegnato moltissime pagine (specie se messo a confronto di gente come Jack Kirby o John Buscema), non ha creato un suo personaggio e, anche la sua corsa su Spider-Man, è stata relativamente breve.
Ma, allora, perché oggi è così celebrato? Perché il suo stile armonioso ma mai lezioso, la bellezza delle sue protagoniste e protagonisti, la bontà delle sue scene d’azione, il suo talento, il suo gusto e la sua sensibilità hanno smussato gli angoli di quello stile selvaggiamente estremo che caratterizzava la Marvel dei primi anni, sdoganandolo per la massa, per il pubblico generalista, che dalla Marvel dei primi anni era in qualche maniera respinta o intimorita.
Romita (e John Buscema) ha preso l’eredità di Ditko e Kirby e l’ha ingentilita e tradotta, rendendola sexy senza per questo sminuirne il portato innovativo e dirompente.
Ancora oggi, Romita è ricordato come uno delle personalità più importanti e incisive non solo per quello che riguarda Spider-Man ma per il fumetto americano in generale. Uno di quegli artisti che meriterebbe di stare in un musero e che, infatti, nei musei ha trovato posto.
Solo che le sue cose sono state firmate da Roy Lichtenstein.
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