Per comprendere la personalità di Milan Kundera, scomparso a 94 anni, è illuminante leggere la motivazione della sua prima espulsione dal partito comunista: “Eccessivo individualismo”. Era il 1948, e si era iscritto al partito solo due anni prima, credendo sinceramente in quegli ideali che vedeva costantemente traditi da una realtà triste, squallida e soprattutto liberticida.
Venne riammesso sei anni dopo e visse nella speranza che quanto c’era di buono in quegli ideali avrebbe finito per trionfare, ma venne espulso definitivamente nel 1968, quando si schierò a favore della primavera di Praga. Si trasferì a Parigi mentre i suoi libri erano banditi nella sua Cecoslovacchia, a cominciare dallo Scherzo, ispirato dalla prima espulsione, e Il libro del riso e dell’oblio, con il quale esorcizzava le vicende della seconda.
Fenomeno editoriale planetario
Fu Mitterrand in persona ad adoprarsi affinché ottenesse la cittadinanza francese tre anni prima che il suo capolavoro L’insostenibile leggerezza dell’essere divenisse un fenomeno editoriale di dimensioni planetarie. Nel personaggio di Tomas, un chirurgo condannato a lavare le finestre per aver espresso critiche al partito c’è molto di personale, così come nella sua insopprimibile esuberanza erotica, in una vicenda che si svolge nel periodo dell’invasione sovietica del 1968.
Milan era un uomo di poche parole, a volte anche brusco, che amava circondarsi solo di amici fidati, o dialogare con altri autori che apprezzava. Come Philip Roth, che ricambiava la stima e caldeggiava la sua opera nel mondo intellettuale americano. Non si può escludere che uno dei motivi che avvicinasse i due scrittori fosse la solidarietà rispetto all’accusa di misoginia nella descrizione dei personaggi femminili: imputazioni superficiali per chiunque conoscesse le rispettive e dolenti storie interiori. Insieme a Roth è stato John Updike a renderlo popolare negli Stati Uniti, paragonandolo a Camus ed esaltandone la purezza e brillantezza: solo negli ultimi anni, quando ha cominciato a scrivere in francese, la sua reputazione critica ha cominciato ad appannarsi, ma oggi sono in molti a riscoprire racconti come Immortalità, nel quale immagina un incontro tra Goethe e Hemingway in paradiso.
Gli uomini pensano e Dio ride
Nonostante l’amarezza di esser stato costretto all’esilio, la disillusione rispetto agli ideali di gioventù e persino un’accusa di delazione, poi fattualmente smentita, nei confronti di un agente occidentale condannato a 14 anni di carcere, Kundera è riuscito a non farsi mai travolgere dal risentimento, teorizzando che l’unico modo per non soccombere di fronte ai tradimenti della vita è quello di non prenderla sul serio.
Kundera amava ripetere il proverbio yiddish secondo cui gli uomini pensano e Dio ride, e in un’intervista rilasciata pochi mesi prima del crollo del muro di Berlino dichiarò: “L’ambizione della mia intera esistenza è stata quella di unire la massima serietà delle domande con la massima leggerezza della forma. La combinazione di una forma frivola con un soggetto serio smaschera immediatamente la verità sui nostri drammi -sia quelli che avvengono nel nostro letto che quelli che recitiamo nel grande palcoscenico della storia- mostrandoci quanto siano terribilmente insignificanti. E viviamo sulla nostra pelle l’insostenibile leggerezza dell’essere”.
Nascere poeti
Era nato come poeta, Kundera, e il linguaggio dei suoi romanzi risente in maniera evidente di questa formazione, così come della passione per il jazz, ereditata dal padre Ludvik, famoso pianista. Nei momenti più difficili si improvvisò volta musicista, muratore e persino astrologo, divertendosi a redigere oroscopi con messaggi ostili indirizzati ai suoi avversari. Era profondamente e orgogliosamente eclettico, e anche questo approccio nei confronti dell’esistenza era stato giudicato come un pericoloso elemento di individualismo.
Grazie agli insegnamenti di un cugino molto più anziano, che aveva lo stesso nome del padre, si appassionò al cinema, e a Parigi cominciò a conoscere film di ogni parte del mondo, vietati nel suo paese, spesso per motivi grotteschi: Miracolo a Milano era stato bandito dopo che un censore si era reso conto che il volo finale dei senzatetto sulle scope era indirizzato verso l’occidente. Anche di questo rise molto, per non cadere nella disperazione.
La lunga risata di Milan Kundera
Contando i cortometraggi e i lavori televisivi, sono ben venti gli adattamenti dai suoi scritti, ma noi ricordiamo Lo Scherzo e soprattutto L’Insostenibile leggerezza dell’essere diretto da Philip Kaufman con Daniel Day-Lewis, Juliette Binoche e Lena Olin. Non si tratta di un film immortale, ma riesce a catturare come l’eros rappresenti un segno di vitalità, libertà e ribellione in un mondo oppresso dall’ideologia. E in occasione della realizzazione della pellicola avvenne un episodio che immortala meglio di ogni altro il carattere dello scrittore anche rispetto al proprio lavoro: durante la preparazione del film Daniel Day-Lewis e Juliette Binoche avevano vissuto una torrida storia d’amore che si era interrotta proprio all’avvio delle riprese.
Quando si trattò di girare la prima scena intima, Kaufman mostrò grande preoccupazione di fronte all’evidente freddezza tra i due protagonisti, e mentre continuava a tentare ogni trucco per mostrare sullo schermo un calore e un’alchimia ormai scomparsa, Kundera reagì con una lunga, incontenibile risata.
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