Profondamente legata alla città di Firenze, dove tutto è cominciato, la mostra Gucci Visions, allestita nello spazio Gucci Garden nella centralissima Piazza della Signoria, ripercorre il secolo con un viaggio immersivo nella creatività e nella maestria artigianale italiana della maison.
Una visione completa degli oltre 100 anni di storia della casa di moda e lusso attraverso un omaggio ai modelli emblematici, agli elementi iconici, al talento dei direttori creativi che si sono succeduti alla guida del brand e ai maestri artigiani che hanno realizzato le varie creazioni.
Guccio Gucci: l’origine
L’itinerario della mostra si apre con una cronologia illustrata sulle scale che portano poi a otto sale tematiche. C’è la Metaverse, con una poltrona da gaming di ultima generazione che mostra le iniziative della maison in questo ambito: Gucci town su Roblox, Gucci Vault Land in The Sandbox e Otherside Relics by Gucci, realizzato in collaborazione con Yuga Labs.
C’è poi la sala Stars che celebra il rapporto con le celebrities: dai primi incontri di Guccio Gucci con l’alta società all’hotel Savoy di Londra, fino ai look per il jet set internazionale dagli anni ’50 ad oggi. Tutto tra specchi e schermi digitali, dove spiccano nove abiti su misura creati appositamente per star del cinema e della musica.
Travel è dedicata alla vocazione per il viaggio tipica della maison fin dal 1921, quando Guccio Gucci fondò il marchio iniziando a produrre articoli di valigeria. La sala Icons è una vetrina per tre creazioni leggendarie: Bamboo 1947, Horsebit 1955 e la Jackie 1961. Nella sala Bamboo la maison celebra i quasi otto decenni di questo modello unico.
Codes, invece, è un’esperienza immersiva e caleidoscopica in cui i visitatori vengono circondati dai motivi e dagli emblemi della griffe: la lettera G con le sue numerose varianti, il monogramma dell’incrocio GG, il morsetto equestre e il nastro Web.
Tom Ford e gli altri
La sala Fashion invece è dedicata ai look scelti dall’archivio situato a Firenze a Palazzo Settimanni, disposti in modo da creare coppie di modelli in dialogo tra loro. Gli abiti vanno dagli anni ’60 ai giorni nostri, e rivelano come i direttori creativi si siano impegnati a mantenere intatte delle ‘conversazioni’ avanti e indietro nel tempo. A venir preso ad esempio è il completo in velluto rosso di Alessandro Michele, che riprende la versione di Tom Ford. Infine la sala Flora, che esplora l’iconico motivo commissionato da Rodolfo Gucci a Vittorio Accornero de Testa nel 1966.
La mostra, oltre ad esibire, rivela attraverso idee innovatrici come Gucci sia rimasto per oltre un secolo all’apice della creatività e della qualità nel settore del lusso, in molti casi definendo e rinnovando profondamente il mondo del fashion. Ieri come oggi, ci si augura, anche grazie all’arrivo del nuovo direttore creativo Sabato De Sarno.
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