Addio a Harry Belafonte, re del calypso e campione dei diritti civili

Il grande interprete americano-caraibico è morto a 96 anni per insufficienza cardiaca nella sua casa nell'Upper West Side di Manhattan. Il suo album Calypso, del 1956, fu il primo a vendere oltre un milione di copie

Addio a Harry Belafonte, attore, produttore e cantante. A 96 anni, il grande interprete capace di usare la sua celebrità internazionale per attirare l’attenzione sui diritti civili e le ingiustizie in tutto il mondo è morto martedì per insufficienza cardiaca congestizia nella sua casa nell’Upper West Side di Manhattan con la moglie Pamela al suo fianco, come ha confermato a The Hollywood Reporter il suo portavoce di lunga data, Ken Sunshine.

La star caraibico-americana ha ricevuto il Jean Hersholt Humanitarian Award dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences nel novembre 2014, è stato premiato con il Grammy alla carriera nel 2000 ed è considerato anche uno dei maestri nella fusione del pop, del jazz e dei ritmi tradizionali di tutto il mondo, realizzando oltre 30 album. La sua canzone Day-O (The Banana Boat Song), ormai un classico senza tempo, ha reso la musica calypso un fenomeno mondiale.

Harry Belafonte alla premiazione dei Governors Awards 2014

Harry Belafonte alla premiazione dei Governors Awards 2014

 

Uno dei suoi tre album in classifica nel 1956, Calypso, che conteneva Day-O e un’altra hit, Jamaica Farewell, rimase in cima alla classifica pop di Billboard per ben 31 settimane ed è accreditato come il primo LP a vendere 1 milione di copie.

Sul grande schermo, alla fine degli anni Cinquanta, Belafonte fu uno dei primissimi sex symbol non bianchi e un idolo delle sale cinematografiche. Nel film Island in the Sun (1957), prodotto da Darryl F. Zanuck, è un uomo politico è inseguito romanticamente da una donna bianca e ricca (Joan Fontaine), trama che all’epoca creò notevoli controversie (e grandi incassi).

In due film usciti nel 1959, interpretò un rapinatore di banche di fronte a un socio razzista (Robert Ryan), in Odds Against Tomorrow di Robert Wise e sopravvisse a un disastro nucleare – e poi lottò con Jose Ferrer per l’attrice svedese Inger Stevens – in The World, the Flesh and the Devil. Entrambi i film vennero finanziati dalla sua società, la HarBel Productions.

Alla marcia della libertà con Martin Luther King

Belafonte – che trovava ispirazione in figure come Eleanor Roosevelt e Paul Robeson – contribuì a radunare le celebrità per la Marcia della Libertà su Washington nel 1963, quando Martin Luther King Jr. pronunciò lo storico discorso “I Have a Dream”. In seguito, partecipò alla marcia dell’Alabama da Selma e Montgomery (un filmato di repertorio lo ritrae nel film Selma del 2014), si esibì a Parigi e Stoccolma per i primi concerti di beneficenza sponsorizzati in Europa a favore di King e si sedette accanto alla vedova al funerale di Martin Luther King.

Belafonte è stato la forza trainante dell’organizzazione no-profit USA for Africa, lanciata per sconfiggere la carestia e che ha generato il singolo di grande successo We Are the World, che ha riunito artisti come Michael Jackson, Bruce Springsteen, Bob Dylan e Ray Charles. Un anno dopo, ha guidato la campagna Hands Across America del 1986, a favore dei poveri degli Stati Uniti.

 

Harry Belafonte ad una serata di tributo a Martin Luther King alla Brooklyn Academy of Music di New York

Harry Belafonte ad una serata di tributo a Martin Luther King alla Brooklyn Academy of Music di New York

 

Belafonte, premiato al Kennedy Center nel 1989, è stato anche attivo negli sforzi per porre fine all’apartheid in Sudafrica e per liberare Nelson Mandela.

“Questa serata non è un incontro casuale per me”, ebbe a dire Belafonte durante il suo discorso di accettazione dell’Hersholdt. “Oltre al trofeo d’onore, c’è un altro aspetto che conferisce a questo viaggio una sorta di meraviglioso finale hollywoodiano. Essere premiato dai miei colleghi per il mio lavoro a favore dei diritti umani, dei diritti civili e della pace”.

Da Harlem all’Actor’s Studio

Harold George Belafonte Jr. è nato a New York il primo marzo 1927. Nel 1936 la madre, donna delle pulizie, trasferisce la famiglia da Harlem alla nativa Giamaica, dove vive per cinque anni. Dopo il ritorno a New York, frequenta la George Washington High School, ma abbandona gli studi per arruolarsi nella Marina degli Stati Uniti. Dopo il congedo, Belafonte trovò lavoro come aiuto custode, ma sognava di diventare un intrattenitore. Per aver riparato l’appartamento di un inquilino, ricevette due biglietti gratuiti per l’American Negro Theatre (“Per me si aprì l’universo”, disse), fu accettato e finì per ottenere il ruolo di protagonista nella commedia di Sean O’Casey Juno and the Paycock.

In seguito Belafonte si iscrisse all’Actors Studio e all’Erwin Piscator’s Dramatic Workshop della New School for Social Research: tra i suoi compagni di corso c’erano Tony Curtis, Walter Matthau, Bea Arthur, Elaine Stritch, Rod Steiger e Marlon Brando. Iniziò anche un’amicizia che durò tutta la vita con un altro attore in difficoltà, Sidney Poitier, i cui genitori erano originari delle Bahamas.

Verso la celebrità

Alla New School, l’esecuzione di una sua canzone originale, Recognition, gli valse un applauso e lo spinse a considerare una carriera musicale. Trovò lavoro cantando standard come Pennies From Heaven per 70 dollari a settimana in un locale notturno di New York. Comprò un locale nel Greenwich Village e si avvicinò alla musica folk, ritenendola il modo migliore per combinare le sue doti di attore e cantante. Si esibisce per tre mesi al Village Vanguard, debutta al cinema come preside di una scuola al fianco di Dorothy Dandridge in Bright Road (1953) e nel 1954 vince un Tony Award per la sua interpretazione nel musical Almanac di John Murray Anderson.

Dopo aver firmato con la RCA Records, nel 1956 Belafonte pubblica due album che lo portano alla celebrità: Belafonte, che raggiunge anche il n. 1 della classifica di Billboard, e Calypso, dal sapore di India occidentale, mentre Mark Twain and Other Folk Favorites, uscito nel 1954, era balzato al numero tre della top ten. “Quando canto Banana Boat Song, ricordo che è una canzone sul lavoro”, dichiarò  Belafonte in un’intervista del 2011 con NPR. “Parla di uomini che sudano tutto il giorno e sono sottopagati, e implorano l’addetto al conteggio di venire a fare un conteggio onesto, contando le banane raccolte. E a volte, quando non riuscivano a ottenere denaro, gli davano un bicchiere di rum”.

Un musical con Duke Ellington

Belafonte usò il suo potere per portare interpreti afroamericani sotto i riflettori producendo The Strollin’ Twenties, un musical del 1966 che ricordava Harlem nel suo periodo di massimo splendore e che vedeva la partecipazione di Duke Ellington, Sammy Davis Jr., Diahann Carroll, Nipsey Russell e Joe Williams, e il progetto ABC del 1967 A Time for Laughter, che presentava i comici Richard Pryor, Redd Foxx e Moms Mabley. Nel 1968,  apparve con la cantante inglese bionda e con gli occhi azzurri Petula Clark nel suo speciale della NBC. Durante una canzone, Petula toccò l’avambraccio di Belafonte – la prima volta che un uomo di colore e una donna bianca si toccavano in prima serata, come ricordò il produttore e regista Steve Binder in un’intervista del 2004 – e quel contatto scatenò una polemica in tutti gli Stati Uniti.

Cinque mesi dopo, Belafonte si trovò di nuovo nell’occhio del ciclone quando, durante la registrazione di uno show televisivo, si esibì in un lungo medley di calypso mentre su uno schermo alle sue spalle scorrevano i filmati della tumultuosa convention democratica del 1968 a Chicago. La CBS tagliò la canzone “e inserì invece uno spot per Richard Nixon… eravamo furiosi”, ha ricordato Tommy Smothers in un’intervista del 2000. “Quel pezzo non si è mai visto in televisione”.

Cowboy, allenatori e gangster

Con Sidney Poitier Belafonte è stato co-protagonista in Buck and the Preacher (1972), un western prodotto dalle rispettive case di produzione, e ha fatto nuovamente coppia con il suo amico in Uptown Saturday Night (1974), questa volta interpretando il capo di una gang del ghetto. Ha poi interpretato il famoso allenatore di football Eddie Robinson in un telefilm della NBC del 1981, è stato un bigotto in White Man’s Burden (1995) ed è apparso nei panni di un gangster in Kansas City (1996) di Robert Altman e come uomo che descrive un linciaggio in BlacKkKlansman (2018) di Spike Lee. Il suo libro di memorie, My Song, è stato pubblicato nel 2011.

Belafonte si è sposato tre volte: con l’infermiera Marguerite Byrd, con la ballerina Julie Robinson e con la fotografa Pamela Frank, che gli sopravvive, così come le figlie Shari, Gina (entrambe attrici) e Adrienne e il figlio David (produttore), i due figliastri Sarah Frank e Lindsey Frank e otto nipoti.

Nell’intervista rilasciata alla NPR, ha ricordato ciò che sua madre gli aveva detto quando aveva 5 anni, qualcosa che ha plasmato la sua vita per sempre. “Era tenace nel voler evitare che la sua dignità venisse schiacciata”, raccontò. “E un giorno, combattendo contro le lacrime, mi disse: “Non lasciare mai che l’ingiustizia passi senza essere contestata”. E questo è diventato una parte profonda del Dna della mia vita. Molte persone mi chiedono quando ho deciso di diventare un’attivista? Ed io rispondo: “Sono stata a lungo un’attivista prima di diventare un’artista”.

Ha collaborato Duane Byrge