“Benjamin Netanyahu è responsabile di tutto questo”, accusa il regista israeliano Ari Folman, “certo non è il solo, ma è il principale responsabile”. Risponde al telefono da un piccolo paese a 40 chilometri di Tel Aviv, sulla spiaggia, dove si trovava quando sono arrivate le prime notizie degli attacchi, alle 6 del mattino del 7 ottobre, sferrati dal gruppo fondamentalista religioso Hamas (considerato organizzazione terroristica dall’Unione europea) che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza. “Sono al sicuro, sano e salvo, ma non sto bene, le immagini sono spaventose”.
Folman è autore del film d’animazione Anna Frank e il diario segreto (2021), premiato al Cartoons on the bay di Pescara con il Pulcinella Awards, e del documentario d’animazione vincitore del Golden Globe Valzer con Bashir (2008), in cui racconta il massacro di palestinesi e sciiti libanesi nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, del 1982, compiuto dall’esercito libanese, con la complicità di quello israeliano. Un lungometraggio d’animazione, un documentario, ma anche un racconto autobiografico.
“Non potevamo credere ai nostri occhi: in televisione e sui social network, le immagini sono spaventose”, racconta il regista nel corso della telefonata con The Hollywood Reporter Roma. “Centinaia di morti, bambini, donne e anziani catturati e fatti ostaggi: è una situazione che nessun essere umano può e deve tollerare”.
L’incredulità e lo shock di Ari Folman
Ora in Israele, spiega il regista a THR Roma, c’è un forte scetticismo nei confronti del governo e dei mezzi di informazione: “Non sappiamo cosa sia successo, e come sia successo, e perché l’esercito ha impiegato 10-12 ore a raggiungere i civili che sono stati catturati”, attacca Folman, spiegando che milioni di telespettatori guardano increduli i notiziari chiamandoli al telefono e chiedendo ai presentatori di contattare l’esercito per salvarli “e si sentono i terroristi fuori dalle loro porte”.
Forte critico del governo presieduto da Benjamin Netanyahu, in una precedente intervista con THR Roma Ari Folman aveva dichiarato che il leader del partito Likud è “controllato da razzisti, da persone che non credono nell’uguaglianza tra ebrei e arabi, e che non credono nella democrazia”, nonché “ostaggio di ministri fondamentalisti religiosi”.
“Il governo Netanyahu ha trascurato tutto ciò che non fosse quella che loro chiamano ‘justice revolution’”, sottolinea il regista, facendo riferimento a una controversa proposta di riforma che sbilancerebbe i rapporti di equilibrio tra esecutivo e giudiziario, diminuendo i poteri della corte suprema. Una legge che ha scatenato diverse manifestazioni di protesta come quella del 23 settembre a Tel Aviv, dove la folla ha sventolato una gigantografia di Benjamin Netanyahu con la scritta “dittatore in fuga”.
“Sono stati avvertiti più volte di questo pericolo, ma loro hanno sempre ignorato la questione, e questo è il risultato”, aggiunge Folman. “Non si capisce come i servizi segreti o chicchessia non abbia mai avuto sentore di questa operazione, che è stata chiaramente orchestrata per mesi e nel dettaglio. Tutto ciò non ha senso”.
Ed è anche “troppo presto”, conclude il regista, per sapere se la battaglia per l’uguaglianza tra israeliani e palestinesi si esacerberà: “Quando si entra in conflitti come questi, non si ha idea su come andrà a finire”. E conclude, Ari Folman: “Ora è solo dolore”.
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