“Grazie Enea, grazie Enea, grazie Eneaaa!”. L’urlo di Sabrina Impacciatore, gioioso e strozzato dalle lacrime, è il simbolo di uno dei racconti di cinema e spettacolo più belli degli ultimi anni. Per sentirlo (da un’ora, 14 minuti e 25 secondi fino alla fine), dovete ascoltare uno dei più bei podcast italiani – appena due puntate per adesso (la seconda, dedicata a Marco Risi, è ai livelli di eccellenza della prima) – Dicono di te.
Malcom Pagani, intervistatore sopraffino da sempre – lo ha dimostrato su vari quotidiani e periodici (la preferita di chi scrive: Claudio Ranieri), ha esordito in questo formato per Tenderstories e Chora Media, proprio con l’attrice italiana divenuta diva a Hollywood grazie a The White Lotus, la Monica Vitti incompresa dei nostri anni arrivata ora alla nomination agli Emmy Awards. E proprio al giornalista e ora anche produttore racconta quel sabato pomeriggio in cui ha saputo che “un giovane regista, Michele Bianco, aveva un piccolo progetto per lei”.
Un feroce e geniale scherzo dei suoi agenti che sapevano che da almeno due settimane la loro assistita aspettava di sapere se il provino per la Valentina di The White Lotus fosse andato bene. Provino che era riuscita a sostenere grazie alla sua tenacia – era su un altro set – e rischiando il tutto per tutto. Quattordici giorni d’inferno, in cui non ha pensato ad altro. Finché non si arrende e decide di andare al Teatro Brancaccio a vedere l’amica e collega Diana Del Bufalo in Sette spose per sette fratelli. “Almeno per tre ore non ci penso” disse quel giorno a se stessa.
“A metà spettacolo suona il telefono e io vedo in 3D la foto dei miei agenti. Non so come sono uscita dal teatro, mi sa come Benigni all’Oscar, sgomitando tra le vecchie e camminando sulle poltrone. Non potevo rispondere, ma l’ho fatto lo stesso, anche se non ero arrivata all’uscita, ero accovacciata in un angolo della sala. Rispondo, agitata, e loro mi dicono ‘Sabrina, ma che hai capito, mica ti chiamiamo per The White Lotus. C’è questo film d’esordio di un giovane regista, Michele Bianco, un piccolo progetto per cui vogliono te’. Michele Bianco, ma chi è, mi dico. Chiedo loro se ne sanno qualcosa. Chi è, cosa ha fatto. Michele Bianco ripeto ad alta voce. Silenzio. Capisco”. “Mike White” dice sottovoce Pagani, con una nota sorridente, quasi bambina. Solo sentire il podcast rende l’idea della potenza del racconto.
Comincia a urlare Sabrina, ci porta in quel teatro, in quel telefono. “Ho urlato, pianto, riso. Poi ho chiamato mia mamma. Mio papà Enea era morto da un mese, lei aveva il Covid, era disperata. Le ho urlato “Mamma!!! Sono stata sceltaaaa”. E lei urla più di me: Grazie Enea, grazie Enea, grazie Eneaaaaa! Capisci, aveva pregato mio padre in quelle settimane d’attesa”.
Piange Sabrina, mentre ride. Noi con lei. Malcom Pagani, che in queste interviste intesse conversazioni in cui non ci sono solo domande competenti e profonde, ma anche contrappunti, in cui lui è il tramite, il veicolo ma anche un protagonista attivo – presto chiameremo queste le sue “interviste definitive”, ma in verità sono dialoghi filosofici, umanistici ed emotivi – non commenta. Si capisce dal suo silenzio che è commosso. E che è rapito, perché quel momento di totale verità è l’ulteriore conferma che Sabrina Impacciatore, anche nel raccontare se stessa, è tra le migliori interpreti del mondo.
“Non sapevo che fare – confessa -, ero su di giri, ma non potevo non tornare dentro, Diana ci sarebbe rimasta male. Così mi risiedo sulla mia poltrona. E lo spettacolo diventa ‘Otto spose per sette fratelli’. E sì, perché la gioia e l’entusiasmo che avevo dentro li traduco in applausi, urla continue ogni volta che facevano qualcosa. Un ballo, una canzone, un passo, qualsiasi cosa. Non riuscivo a trattenere la felicità”.
La serata degli Emmy Awards si terrà il 18 settembre 2023 a Los Angeles. Qui tutte le nomination.
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