Aveva appena vent’anni, Emmanuelle Debever, quando apparve nei due maggiori film della sua carriera, Un jeu brutal (1983) di Jean-Claude Brisseau, e Danton di Andrzej Wajda. Si è uccisa lo scorso 7 dicembre, gettandosi nella Senna, a quanto afferma il giornale francese Libération. Un gesto estremo che arriva anche dopo anni di denunce di violenza subite all’interno del mondo dello spettacolo.
Già nel 2019, alla morte di Brisseau, condannato per molestie e aggressioni sessuali affermò: “”Avrei voluto che mi dirigesse con più delicatezza”. E sono recenti anche le dichiarazioni riguardo Gérard Depardieu, di cui fu la prima accusatrice ‘ufficiale’ per violenza sessuale. “Il mostro sacro si è concesso molte cose durante le riprese di Danton. Approfittando dell’intimità all’interno di una carrozza ha fatto scivolare la sua grossa zampa sotto le mie sottovesti. Io ho cercato di non permettergli di arrivare a me. Da lì è nato il mio sguardo in quella scena, fisso sul patibolo”.
È stata una delle rare occasioni in cui il nome di Emmanuelle Debever, presto scomparsa dagli schermi dopo una serie di ruoli nei primi anni Ottanta, è tornato alla ribalta della cronaca. È morta a 60 anni.
L’inchiesta televisiva su Depardieu
Debever, la cui morte appunto è stata al momento classificata come suicidio, si è tolta la vita nello stesso giorno della messa in onda del programma Complément d’enquête, che il 7 dicembre ha dedicato una puntata speciale all’attore francese e alla sua lunga storia di abusi, confessata già in una prima intervista nel 1978.
Il programma ha avuto un enorme impatto sull’opinione pubblica. Michel Saint-Jean, responsabile di Diaphana, una delle maggiori case di produzione e distribuzione cinematografica indipendenti in Francia, ha affermato che nessuno al momento vuole più lavorare con Depardieu. “Come molte persone, penso che Depardieu sia il più grande attore francese. Ma ciò che è successo è oltremodo spregevole. Potrò ancora produrre o distribuire un film con Depardieu? La mia risposta è no”, ha dichiarato.
Non entra nei dettagli, ma il messaggio è chiaro. Sulla scia di Complément d’enquête, in cui si vede Depardieu sessualizzare una bambina coreana a cavallo, un altro produttore afferma: “È stato detto tutto, la mostruosità di ciò che quest’uomo è capace di dire e il silenzio assordante che lo circonda. È indelebile. Per la prima volta, questi non sono i racconti delle vittime, è come se fossero riprese dal vivo, abbiamo le immagini. Se si considerano tutte le storie e i racconti delle vittime che hanno scosso il settore finora, non si è mai visto nulla di simile!”
Sembra essersi interrotta adesso, quindi, grazie all’inchiesta televisiva, la spirale di silenzio intorno all’attore, nonostante diverse donne lo avessero già accusato e denunciato in passato. L’ultima, solo un giorno prima della messa in onda del programma, era stata Hélène Darras. Il numero di testimonianze è arrivato a 16 e potrebbe aumentare.
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