L’americano Fins (al secolo Luan Trinh), 30 anni, è un creatore di mondi virtuali per VRChat, il videogioco multigiocatore a metà strada tra la piazza di un paese e un luna park. Il suo mestiere – difficile da spiegare, ma molto affascinante – lo ha portato fino alla Mostra del Cinema di Venezia, in competizione nella sezione Venice Immersive con uno dei suoi mondi: un luogo virtuale, o meglio un’esperienza, dal titolo Complex 7. L’ambientazione è post apocalittica e gli spettatori, indossato il visore per la realtà virtuale, sono robot incaricati di riscoprire la cultura degli esseri umani.
Fins vive a Las Vegas e da qualche tempo, raggiunta una certa notorietà nell’ambiente, è stato assunto dall’azienda produttrice di VR Chat, trasformando quella che era una passione in un lavoro. Originario del Vietnam, è emigrato negli Stati Uniti nel 2005. I suoi genitori, ha raccontato in un’intervista a The Hollywood Reporter Roma, sono entrambi artisti. Da loro ha ereditato la passione per l’arte, che poi ha espresso in modo innovativo con la realtà virtuale. Occhiali tondi e sempre sorridente, è emozionato. Per lui non è soltanto la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia: è anche la prima volta che appare pubblicamente, cioè fuori dalla “piazza virtuale” di VRChat.
VR Chat: cos’è?
Chi lo osserva con una lente distorta, lo considera come un mondo separato dal nostro in cui scappare e nascondersi dalla realtà. Per me non è così. È un’estensione della realtà. Un luogo in cui incontrare amici e persone cui si vuole bene, vivere avventure, persino imparare. Non vedo cosa ci sia di male. Ma c’è come un gigantesco muro, uno stigma nei confronti di chi utilizza in questo modo la realtà virtuale.
Quale sarebbe lo stigma?
L’idea che la realtà virtuale sia una nicchia destinata a scomparire e che le persone che giocano in VR non abbiano una vita, non escano di casa. Del resto, negli anni, la rappresentazione della realtà virtuale è stata a senso unico: gente che indossa uno “strumento distopico” e agita le braccia a vuoto. Eppure dietro a quel visore c’è una persona. Qualcuno che si sta realizzando, che sta incontrando gente da tutto il mondo, che vive un’esperienza. Che magari sta scoprendo qualcosa di sé.
In che senso?
Visto da fuori, il mondo di VRChat pare abbastanza strano, popolato da centinaia di persone ciascuna col suo avatar (l’alter ego nei videogiochi, ndr): animali, robot, anime giapponesi. Ma nella realtà virtuale, l’avatar è l’immagine – modificabile, personalizzabile – con cui una persona sceglie di presentarsi al mondo. C’è chi, in questo modo, ha scoperto cose di se stesso che non aveva mai elaborato razionalmente.
Realtà espansa: che rapporto c’è tra il mondo di VRChat e quello reale?
Uno dei miei lavori più popolari in VRChat si intitola Aquarius. Un acquario che contiene un buon numero di specie acquatiche, dalle balene agli squali o le mante. Attraverso un tablet, che si può ottenere giocando, si ricevono informazioni sulle specie, i loro nomi, le caratteristiche, e se siano in pericolo di estinzione. Il pesce è virtuale, ma le conseguenze dell’inquinamento degli oceani e dell’overfishing sono reali. Un giorno, magari, quel pesce non esisterà più nell’oceano, ma soltanto in versione virtuale. Aquarius è un ponte tra mondo virtuale e reale, un modo per fare divulgazione. Pensiamo a chi vive nel mezzo del deserto e il mare non lo vede mai. Attraverso una simulazione virtuale, ha la possibilità di fare esperienza diretta del mare. Gli basta indossare un visore ed entrare in VRChat.
Quando ha capito di voler diventare un creatore di mondi?
Ad essere sincero, lo faccio sin da bambino. Soprattutto con alcuni giochi Nintendo, in cui veniva offerta la possibilità di creare mappe e livelli. Passavo più tempo a far quello che a giocare. Mi ha influenzato molto anche The Sims, quel videogioco in cui puoi costruire, arredare e abitare una casa. Direi che mi piace creare spazi vissuti dalle persone, mi fa stare bene. Quando ho scoperto di VRChat su YouTube sono rimasto sorpreso: potevo finalmente creare mondi e renderli disponibili a chiunque. L’ho installato subito, mi sono avvicinato alla community e ai controlli del gioco, ho scaricato Unity (programma per creare videogiochi, ndr) e ho iniziato a dare forma al primo mondo, circa cinque anni fa.
C’è un progetto che avrebbe voluto realizzare, ma che non è ancora riuscito a fare?
Ho questa idea, Lost World: un mondo ispirato ad Avatar di James Cameron. Quando vidi per la prima volta il film rimasi affascinato e attratto da Pandora, volevo farne parte a tutti i costi. Vorrei esplorarne gli ecosistemi, scoprirne le creature. Cerco di farlo da quando uso VRChat, ma non ci sono mai riuscito. Tecnicamente è molto complicato. Ci sto lavorando di nuovo, da un paio di anni: sarà il mio progetto più ambizioso. Il progetto dei progetti.
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