Una splendida storia d’amore ha fatto nascere canzoni meravigliose senza tempo, brani come Sweet Dreams (Are made of this) o Here Comes the Rain Again vengono puntualmente cantate dalle nuove generazioni che partecipano ai talent musicali. Dave Stewart, insieme all’ex compagna di vita e di palco Annie Lennox, ha sfornato numerose hit, diventate nel corso degli anni degli evergreen. Alla loro separazione, il fondatore degli Eurythmics – parallelamente alla sua carriera da solista – ha coltivato il suo amore per il cinema componendo diverse colonne sonore. Alla ricerca continua di nuovi stimoli si è imbattuto e innamorato del sound dei romani Mokadelic (autori delle musiche di Gomorra, una delle serie preferite del musicista inglese), a tal punto da definirli dei moderni Pink Floyd.
Durante la pandemia, l’artista plurivincitore di Grammy Awards e Golden Globes li ha contattati su Instagram per collaborare al suo nuovo progetto presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Who to Love è il titolo del disco e del cortometraggio prodotto da Dave Stewart Entertainment e Grøenlandia per la regia di Giorgio Testi.
Cosa significa per lei oggi Who To Love?
È un progetto nato dalla spontaneità. Ho sentito il lavoro fatto dai Mokadelic su Gomorra e sono andato letteralmente fuori di testa per la musica, la partitura, i suoni. La mia immaginazione si è scatenata. Ho lavorato e scritto canzoni. Li ho cercati, ho chiesto loro di collaborare, poi di trovare una grande attrice o attore e un regista bravo. Adesso siamo qui con un progetto con dieci canzoni che sono diventate anche un film drammatico. È incredibile! È la legge dell’intenzione.
Lei canta “Non ho paura di dire chi amo”. Per molti però non è così semplice.
Sì, ma quella canzone ha un sacco di implicazioni perché si tratta di cercare di trovare se stessi. Nella prima canzone, Brings Me Home, nel video si vedono le due persone interpretate da Greta Scarano che cercano di toccarsi attraverso la propria mano cercando di entrare in contatto l’una con l’altra, in verità sono la stessa persona. Solo allora, quando ti ami, puoi finalmente dire “non ho paura di dire chi amo”.
Come è riuscito a convincere Greta Scarano a cantare?
Greta è una grande attrice che sa suonare la batteria, quindi sapevo che conosceva il ritmo. Così durante il Covid le ho proposto di fare una prova e le ho mandato qualcosa da cantare. Me lo ha rimandato e mi è piaciuto, mi sono detto “andrà bene”.
Secondo lei è più brava a cantare o a recitare?
Lei è un’attrice incredibile, e come molte attrici o attori, quando deve fare altro, come per esempio cantare, ha una capacità di imparare e di adattarsi impressionante. Greta è davvero molto brava.
Questo progetto è stato definito un’opera rock, ma ha dei suoni molto dark, elettro.
Il rock è diventato un’etichetta molto chiusa per definire qualcosa di specifico. Perfino i Depeche Mode vengono definiti un gruppo elettro, ma è in verità sono elettrorock. Who to Love è sicuramente un’opera elettronica, ma ci suono anche la chitarra, quindi è anche un po’ rock.
Come mai avete deciso di trasformare questo disco in qualcosa di cinematografico?
È stato all’inizio, non appena è nata la prima canzone Time is a Masterpiece. Mi ha fatto venire in mente l’idea di qualcuno che perde le tracce di se stesso e la cognizione del tempo. Lo vedevo chiaro nella mia testa. Mi è successo lo stesso con Sweet Dreams degli Eurythmics. Anche allora ho immaginato subito il video, cosa avrebbe fatto Annie, la mucca che entrava nella stanza. Era tutto molto surreale.
Cosa rappresenta per lei Adaliyn, la protagonista del video interpretata da Greta Scarano?
Rappresenta le donne. Ho lavorato con molte donne nel corso degli anni, da Sinead O’Connor ad Aretha Franklin, a Gwen Stefani ad Annie, davvero tante. Ho avuto molte conversazioni con loro in diversi momenti, e penso che prima o poi tutti nella vita hanno l’idea che il tempo possa leggermente scomparire. Si scrivono canzoni che si basano su cose accadute nella tua vita e sui ricordi, la tua mente parla in continuazione. La musica è un buon antidoto al tempo che passa. Credo che anche gli esercizi di respirazione, la meditazione e lo yoga possono fare la stessa cosa.
Com’è stato cantare in italiano?
Come gli italiani o i francesi che parlano in inglese. Ci sono alcune cose che sono molto difficili da far capire con la bocca. Come cantare l’amore sempre qui! Greta rideva al telefono perché sbagliavo gli accenti. È stato piuttosto complicato, ma anche cantare in francese è complicato. L’italiano è strano perché ci sono nomi femminili per cose maschili. D’altra parte sono a Roma, uno dei miei posti preferiti al mondo. Mi piace che tutto qui sia totalmente folle.
È vero che ha un tatuaggio in italiano?
Sì, ce l’ho. Ho fatto scrivere Il tempo è un capolavoro sul sopracciglio destro
Sa che la sua voce è molto più sexy quando canta in italiano?
Non lo so. Dice davvero? Beh, forse dovremmo cenare insieme allora (ride).
Solo se porta anche Annie. A proposito, le ha fatto sentire questo ultimo lavoro?
Le ho mandato la prima canzone Bring me home e il trailer del film. Lo ha trovato fantastico!
Uno dei suoi figli si chiama Django. Lei è un fan dei film western?
No, ma è stato molto divertente perché non sono stato io a pronunciare per prima il nome. Fu suo fratello maggiore che aveva tre o quattro anni. Per qualche motivo disse: “Django”. E visto che adoro il chitarrista jazz francese Django Reinhardt ho detto “perché no”? Adesso poi c’è Django Unchained, Django con i Mokadelic che fanno la colonna sonora.
Anche lei ha firmato alcune colonne sonore.
Ho lavorato con Robert Altman per la colonna sonora di La fortuna di Cookie. Pensi che voleva che fossi con lui sul set mentre girava il film, mentre la notte lavoravo alla colonna sonora con una vecchia chitarra blues e un armonium. Quindi l’esatto opposto del film che ho fatto con Paul Verhoeven, Showgirls, che ha voluto invece un’orchestra di cento elementi. Mi è piaciuto molto fare la colonna sonora di Beautiful Girls di Ted Demme, un grande film che ho fatto con Natalie Portman e Uma Thurman girato nel sud della Francia, dove ho suonato praticamente tutto io.
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