Dopo l’arresto di Grace Jabbari, l’ex-fidanzata di Jonathan Majors che aveva accusato l’attore di averla aggredita lo scorso 25 marzo, si è creata enorme confusione attorno al caso. Alcune parti coinvolte non sono sicure del motivo dell’arresto, sapendo che non ci sono accuse formulate contro di lei, mentre un esperto esterno la definisce una “trovata pubblicitaria”.
Nel frattempo, Majors, tramite un avvocato, ha definito la decisione del procuratore distrettuale di non perseguire Jabbari e di portare avanti invece la causa contro di lui “una grave ingiustizia”. Jabbari si è consegnata per l’arresto al decimo distretto di Manhattan mercoledì 25 ottobre, sospettata di aggressione e danneggiamento. L’arresto è avvenuto in relazione a una denuncia incrociata che Majors aveva presentato contro di lei a giugno. Majors è accusato di molestie e aggressione nel suo caso, il cui processo è previsto per il 29 novembre.
I fatti precedenti
Dopo la presentazione della denuncia incrociata, alla fine di giugno è stata emessa per Jabbari una investigatory card, o I-Card, un documento interno della polizia di New York che avverte gli agenti dell’esistenza di una probabile causa legale in corso.
Tuttavia, nei documenti del tribunale relativi al caso Majors, i procuratori, venuti a conoscenza della I-Card, affermano di aver informato la polizia di New York l’8 e il 12 settembre e che i procuratori stessi avrebbero “rifiutato di portare avanti qualsiasi accusa presentata dalla polizia di New York contro la signora Jabbari in relazione alle accuse tardive fatte dall’imputato riguardo all’incidente del 25 marzo”. Questo è stato comunicato anche all’avvocato della difesa nel caso Majors il 26 settembre e all’avvocato di Jabbari il 21 settembre.
Giovedì 26 ottobre l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan ha dichiarato di aver “ufficialmente rifiutato di portare avanti il caso contro Grace Jabbari perché privo di fondamento processuale”. Il caso è stato chiuso e sigillato. Ross Kramer, l’avvocato che rappresenta Jabbari e che l’ha accompagnata alla stazione di polizia, ha dichiarato di non avere ancora ben chiare le motivazioni alla base degli ultimi eventi. “Non abbiamo ottenuto una risposta soddisfacente dalla polizia di New York sul perché abbiano ritenuto di dover eseguire quell’arresto”, ha detto Kramer.
Kramer ha poi aggiunto che lui e Jabbari hanno trascorso circa 90 minuti alla stazione di polizia mercoledì 25 ottobre, a partire dalle 18.00, mentre la polizia di New York compilava i documenti per un mandato di comparizione, che la obbligava a tornare in tribunale in una data futura per essere chiamata in giudizio. Tale appuntamento è ora annullato, dato che lo Stato ha dichiarato di non voler procedere con le accuse.
I due erano a conoscenza dell’imminente arresto e si erano accordati in modo che Jabbari, cittadina britannica, si consegnasse appena sarebbe tornata negli Stati Uniti per motivi (a suo dire) non legati alla testimonianza nel processo Majors. L’accordo era che il processo sarebbe stato archiviato e sigillato dall’ufficio del procuratore distrettuale il giorno successivo, ha affermato Kramer.
Le dichiarazioni dei legali
“È spiacevole che una persona sopravvissuta alla violenza domestica debba essere trattata come una colpevole e debba passare un’ora e mezza in un distretto di polizia senza alcun motivo. Ma Grace è una persona molto forte e resiliente, è riuscita a lasciarsi tutto alle spalle e ora andrà avanti”, ha detto.
Un portavoce della polizia di New York non ha voluto commentare i motivi dell’arresto, se non per confermare l’arresto e il fatto che Jabbari si sia consegnata. Dustin Pusch, avvocato civile di Jonathan Majors, ha rilasciato giovedì 26 ottobre una dichiarazione a nome del suo cliente, sostenendo che il procuratore distrettuale “ha deciso unilateralmente e senza spiegazioni di non perseguire la signora Jabbari per le sue malefatte”.
“Anche se il signor Majors è grato che la polizia di New York abbia confermato il suo racconto, è una grave ingiustizia che il procuratore distrettuale continui a procedere con il caso contro di lui. Queste recenti rivelazioni sollevano gravi interrogativi sull’imparzialità e la trasparenza della discrezionalità dei procuratori, sul giusto processo e sulla pari tutela della legge”, si legge nella dichiarazione. Tuttavia, Cary London, avvocato per i diritti civili e la difesa penale di Shulman & Hill, con sede a Manhattan, ha dichiarato di ritenere molto insolito il fatto che la polizia di New York abbia raccolto la denuncia di Majors a giugno, dopo che l’incidente era avvenuto a marzo e abbia generato una I-Card per Jabbari, il che sembra essere una “trovata pubblicitaria”.
“L’arresto della signora Jabbari è una vera e propria trovata pubblicitaria del team di difesa del signor Majors. In un caso di violenza domestica, la polizia di New York di solito non arresterebbe mai la testimone denunciante, perché viene considerata una ritorsione”, ha spiegato. L’arresto non può essere citato come parte del controinterrogatorio di Jabbari al processo, ha aggiunto, il che significa che questo avrà “zero effetti legali”.
In genere, nei casi di violenza domestica, la polizia di New York arresta entrambe le parti il giorno stesso dell’incidente, se risulta giustificato, piuttosto che arrestare successivamente il testimone che ha sporto denuncia. L’arresto in sé è avvenuto perché, una volta attivata la I-Card per un sospetto, l’unico modo per chiudere il caso è procedere con l’arresto.
La dichiarazioni della difesa
Il team di difesa, guidato dall’avvocato Priya Chaudry, ha rifiutato di commentare la questione. Un portavoce dello studio ha dichiarato che non era disponibile a rispondere alle accuse che l’arresto fosse una trovata pubblicitaria. Sebbene la tensione non sia così alta, London ha notato che l’arresto arriva in un momento in cui c’è distacco tra il procuratore distrettuale e la polizia di New York, compreso un recente caso in cui Alvin L. Bragg, procuratore distrettuale di Manhattan, ha dichiarato che il suo ufficio porterà avanti le accuse contro l’agente di polizia Juan Perez, che avrebbe preso a pugni un uomo emotivamente disturbato mentre era di pattuglia.
Mitch Schuster, presidente del dipartimento processuale dello studio Meister, Seelig & Fein di Manhattan, ha aggiunto che il procuratore distrettuale ha un’ampia discrezionalità quando si tratta di decidere se portare avanti o meno un caso, “compresa la credibilità del denunciante, l’entità delle prove e se intentare una causa sia un uso efficace delle risorse giudiziarie”, mentre la polizia di New York procede all’arresto se viene identificato un sospetto e se vi è una probabile causa per ritenere che la persona abbia commesso il reato.
“A causa della discrezionalità concessa ai procuratori, queste decisioni potrebbero non corrispondere sempre”, ha scritto Schuster in un’e-mail a THR. L’ufficio del procuratore distrettuale non ha rilasciato commenti per questo articolo, ma i procuratori avevano dichiarato in precedenti documenti relativi al caso di Majors che la polizia di New York aveva informato l’avvocato della difesa della I-Card di Jabbari il 23 giugno, ma non aveva informato l’ufficio del procuratore di quella comunicazione fino al 14 settembre. Inoltre, i documenti affermano che l’ufficio del procuratore è venuto a conoscenza della I-Card solo il 30 agosto, dopo aver inviato diverse e-mail alla polizia di New York.
L’accusa aveva tentato di elaborare un ordine di protezione “per prevenire l’inquinamento di una futura giuria, evitare l’intimidazione dei testimoni e garantire la loro sicurezza” dopo che, a loro dire, il team della difesa aveva fatto trapelare prove e rilasciato dichiarazioni alla stampa. Una proposta congiunta, fatta di concerto con la difesa, è stata presentata alla corte, ma rifiutata dal giudice il 31 luglio.
A settembre, il team di Chaudry aveva presentato una mozione per archiviare il caso contro Majors nella sua interezza, sostenendo che i pubblici ministeri avevano insabbiato le prove, compresa l’esistenza della I-Card, durante le indagini. Tuttavia, il giudice ha respinto la mozione in tribunale mercoledì 25 ottobre, poche ore prima dell’arresto di Jabbari.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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