Da’Vine Joy Randolph è stata candidata agli Oscar martedì 23 gennaio mattina per la sua interpretazione di Mary nel film drammatico The Holdovers – Lezioni di vita, di Alexander Payne, in cui recita insieme al collega Paul Giamatti e all’esordiente Dominic Sessa.
Randolph è stata già riconosciuta per il suo lavoro: ha ricevuto una nomination ai Tony per la sua interpretazione in Ghost: The Musical, ed è attualmente la favorita nella categoria attrice non protagonista per The Holdovers, avendo già ricevuto premi ai Golden Globes e ai Critics’ Choice. Il personaggio di Randolph è in lutto per la perdita prematura del figlio, e la sua interpretazione nel film di Payne è ricca di sfumature e di delicatezza.
Con la notizia della sua prima nomination all’Oscar ancora fresca nella mente, Randolph si è commossa parlando con The Hollywood Reporter di questo riconoscimento, del ciclo di promozione stampa per The Holdovers che si sta concludendo e di ciò che le rimarrà impresso del ruolo di Mary.
Randolph, si è svegliata presto per guardare le nomination degli Oscar? Come ha ricevuto la notizia?
Sono appena rientrata da Parigi, dove sono stata per la settimana della moda. Sono atterrata a Los Angeles alle 3 del mattino. Mi sono detta: “Beh, tanto vale stare svegli e guardarlo in tv”. È stato davvero speciale.
Il suo nome è stato l’ultimo dei cinque chiamati, quindi, mentre guardava, era in ansia?
Ci sono abituata perché ho imparato che queste cose si fanno in ordine alfabetico di cognome. Quindi sì, trattengo sempre il fiato. So sempre che probabilmente sarò l’ultima.
Chi ha chiamato per primo dopo aver appreso la notizia?
Ho sentito Domingo, lo amo. È buffo, le persone che ho chiamato sono tutti i candidati. Quest’anno hanno ricevuto nomination tanti grandi artisti: Colman, la famiglia The Holdovers, Danielle Brooks, Emily Blunt. Queste sono state le persone che ho sentito subito.
Sono ormai mesi che si occupa della promozione stampa di questo film. C’è qualcosa che l’ha sorpresa parlando di The Holdovers, cose che ha scoperto o appreso durante i continui contatti con la stampa?
Direi che la cosa più importante è che sono continuamente sorpresa e commossa dall’impatto che questa storia, e in particolare la vita di questa donna, ha sulle persone. Questo sia nelle interviste che nella vita di tutti i giorni, e dal modo in cui le persone mi fermano per strada, o in aeroporto, o in aereo, e mi raccontano di come The Holdovers li abbia commossi, come il mio personaggio li rappresenti, o che ricorda loro la nonna, la vicina di casa. Questo non mi stanca mai.
Voglio sempre essere autentica nella mia narrazione e nella vita. Io i ruoli li vedo come spiriti, come se si portasse in vita quel personaggio. Si dice che il modo in cui si mantiene in vita una persona è raccontando la sua storia. È una cosa a cui mi sono sempre sentita legata quando ho iniziato a recitare.
L’idea che la storia di Mary, e delle donne che sono Mary nel nostro mondo, venga raccontata e che il suo spirito venga quindi mantenuto vivo, anche se non è una persona reale, è il motivo per cui faccio quello che faccio.
Tutti, alla fine, hanno a che fare con il dolore in qualche modo. E credo che questo personaggio rappresenti qualcosa che tutti noi dobbiamo affrontare prima o poi. Deve essere una responsabilità unica.
Sì, è stato complesso. Penso che, come lei, a volte io stessa minimizzo le cose e dico: “Oh, facciamo solo il lavoro che c’è da fare”. Non sempre riesco a stare nel momento giusto per me stessa. È una cosa che lei mi ha insegnato a fare. Ad essere presente, ma anche ad affrontare le cose e ad elaborarle.
A volte penso che, essendo una donna in questo settore, sono stata molto concentrata sul mio lavoro, facendo mosse strategiche nella mia carriera su ciò a cui dico sì e no. Oggi è il giorno in cui sento che tutte quelle notti in cui sono rimasta sveglia fino a tardi a guardare vecchi film, prendendo appunti su ciò che volevo dalla mia carriera, o su come volevo rappresentare il personaggio che stavo interpretando, tutta quella pianificazione e preparazione non è stata sprecata.
Essere un attrice, almeno per me, è intenso. Ci sono molti sacrifici, molto tempo da dedicare a se stessi. E mi rendo conto della benedizione, dell’opportunità che ho di avere questa carriera, di potermi definire un attrice. Non la prendo alla leggera e mi butto a capofitto nel mio lavoro. E quindi questo è un momento in cui sento di poter fare un bel respiro, e di poterne prendere atto. Ho quasi trent’anni. Quando si è in modalità lavoro la sensazione è quella di avere una visione limitata, per cui non sempre mi fermo a cogliere l’attimo.
È stato così travolgente, nel modo migliore e più bello possibile. Il mio proposito per oggi è quello di assorbire tutto, e rifletterci. Sul fatto che i miei genitori hanno visto in me qualcosa che io non vedevo nemmeno da bambina, e hanno investito tempo, denaro ed energia nel mio dono, per rafforzare il mio mestiere, per andare alle scuole d’arte dello spettacolo, per andare da certi insegnanti che mi hanno aiutato.
Sarò per sempre grata ai miei genitori per questo, e per essere andata a Yale, e per essere stata sotto la tutela di titani del mondo della recitazione. Per avere incontrato quelle persone che hanno creduto in me, e creato uno spazio per me.
Ci dica, signora Randolph, ci sono altri film o interpretazioni che l’hanno particolarmente commossa quest’anno?
Colman Domingo, ovviamente. Paul Giamatti, sicuramente. The Holdovers in generale, che ha ricevuto così tante nomination, è davvero emozionante. Emily Blunt, Danielle Brooks, tutti i candidati della mia categoria. Ho ammirato ognuna di loro e il loro lavoro, e quindi per me è pazzesco che il mio nome sia menzionato insieme ai loro.
Sono entusiasta di Lily Gladstone, penso che abbia fatto un lavoro bellissimo e che si sia calata in questo ruolo, e anche in tutta questa faccenda della stampa e dell’essere un attrice, sembra che l’abbia gestita con una tale compostezza, grazia e dignità, come se lo facesse da anni. Il che è bellissimo. È entrata in scena da sola ed è una gioia per gli occhi. E adoro Bradley Cooper, sono così felice per lui e per Maestro, ha fatto un lavoro bellissimo con quel film.
È un anno così emozionante e coinvolgente. Niente è stato frivolo. Anche Barbie ha un messaggio così bello e profondo. È stato un anno così potente e forte per il cinema.
Traduzione di Pietro Cecioni
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