Ostuni, 19 giugno 2022, Paul Haggis, premio Oscar in due anni consecutivi (per Million Dollar Baby come sceneggiatore e Crash – Contatto fisico come miglior sceneggiatore e miglior film), viene arrestato con l’accusa di stupro. Roma, 2024, il procedimento penale è ancora in corso e Haggis organizza un seminario con 20 attori e attrici, dal 26 al 28 gennaio. In mezzo, una storia dai contorni ancora da chiarire.
Sarà la procura di Brindisi, come confermato a The Hollywood Reporter Roma, a farlo tra poche settimane. “A metà febbraio presenteremo o la richiesta di archiviazione del caso o l’avviso di conclusione delle indagini preliminari”, afferma il procuratore Antonio Negro. Documento, quest’ultimo con cui la pubblica accusa dichiara di aver raccolto elementi di prova sufficienti a chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato. E quindi l’eventuale inizio del processo.
La motivazione è appunto l’accusa di violenza sessuale da parte di una donna, ventottenne all’epoca dei fatti, che ha affermato di essere stata violentata per tre giorni nell’alloggio del regista a Ostuni. Paul Haggis che si trovava nella città per la prima edizione del festival cinematografico Allora Fest, è stato condotto agli arresti domiciliari, revocati il successivo 4 luglio in seguito alla decisione del giudice delle indagini preliminari, Vilma Gilli.
La misura cautelare era stata infatti confermata per il pericolo che Haggis reiterasse il reato, ma dopo il lungo incidente probatorio della presunta vittima, ossia il colloquio in fase di indagini preliminari, non è stata più ritenuta necessaria. In seguito all’ordinanza del gip, la procura ha impugnato la revoca degli arresti domiciliari, portandola al tribunale del Riesame di Lecce che, tuttavia, ha rigettato il ricorso il 29 luglio 2022. Le indagini preliminari non sono tuttavia cessate e si concluderanno appunto a metà febbraio 2024.
Il workshop a Roma
Quel che è certo fino a oggi è che Paul Haggis sarà in Italia per un workshop di tre giorni, dal 26 al 28 gennaio sul processo di realizzazione del provino “dal lavoro sulla scena alla ripresa video”, come afferma il post Instagram che ne dà notizia. Tale post, pubblicato l’8 gennaio 2024, si trova sulla pagina dell’associazione Artisti 7607, nata come intermediario dei diritti di equo compenso degli attori e delle attrici, ma al tempo stesso impegnata nell’offerta di formazione professionale e assistenza (legale e fiscale) ai propri membri. “Artisti 7607 non è coinvolta in questo seminario”, dice però la presidente Cinzia Mascoli a THR Roma. Il giallo s’infittisce.
“È un’iniziativa privata di Paul Haggis, nata dopo che a dicembre è stato ospite di Michael Margotta all’interno di uno dei seminari offerti gratuitamente dall’associazione. Questo l’organizza autonomamente, noi non c’entriamo nulla”. Quando le vien fatto notare, tuttavia, che il post Instagram di promozione del workshop appare unicamente sulla pagina dell’associazione, la presidente risponde: “Abbiamo scelto di metterlo su Instagram perché ha partecipato in passato ad altre nostre iniziative sua sponte. Non prendiamo le distanze al punto da non divulgarlo, anche se non siamo noi a organizzarlo, ma Haggis in autonomia e con un assistente personale”. Una delle iniziative a cui fa riferimento Mascoli è ancora reperibile sul sito ed è il seminario offerto da Artisti 7607 nell’ottobre 2018, di cui Haggis e Margotta risultano co-titolari. Mentre l’uomo indicato come assistente personale di Haggis, e contattato per ulteriori informazioni, risulta tutt’ora nell’elenco di “Artisti mandanti” , quindi membri di Artisti 7606, disponibile sul sito ufficiale.
Attraverso la comunicazione con l’assistente non è stato possibile ottenere un incontro con Paul Haggis né è stata condivisa con THR Roma, nonostante ripetute richieste, la sede in cui si terrà il workshop. La sede viene infatti comunicata solo agli iscritti in seguito al pagamento di 330 euro o 280, per chi ha partecipato in precedenza, e 150 euro per i soli uditori. “Paul ringrazia per l’interesse, tuttavia mi ha riferito di comunicare che le sue classi non sono aperte a giornalisti e/o esclusive giornalistiche perché ciò potrebbe violare la privacy degli artisti che hanno bisogno di intimità e di protezione per esplorare i loro personaggi nel lavoro che Paul offre”.
Così, in seguito a contatto telefonico, risponde per email l’assistente di Haggis. Aggiungendo, riguardo la richiesta di maggiori dettagli sul workshop, che “la frequenza delle classi è di 3 o 4 all’anno con lo scopo di donare denaro a favore dell’ospedale pediatrico di St. Damien ad Haiti e alla scuola che Paul (Haggis, ndr) ha fondato in collaborazione con l’Organizzazione St. Luke ad Haiti, l’Academy for Peace and Justice, che si prende cura di migliaia di bambini tra i più poveri di quella nazione”.
Le controversie sul workshop
Di fronte all’interesse di THR Roma per il workshop tenuto in città dal premio Oscar Paul Haggis, è la presidente di Artisti 7607 ad anticipare immediatamente qualsiasi domanda sull’argomento: “Il tema è molto delicato e lo devo trattare con la delicatezza che richiede, perché stimo e conosco e Paul. Da presidente dell’associazione ho due anime, quella che deve preservare l’associazione e quella che stima l’uomo. Sono in disaccordo con l’ipocrisia del sistema e con i giudizi che riceve, ma avendo ricevuto delle proteste e delle esternazioni da parte di associazioni come Amleta, la questione è diventata ancora più delicata. Poi io ripeto che ritengo che il problema sia con Scientology, perché anche secondo la sua versione dei fatti, Haggis è stato scagionato per la vicenda del festival di Ostuni. Ha criticato Scientology e quindi si è ritrovato in una situazione complessa”.
Paul Haggis ha effettivamente fatto riferimento in passato al suo controverso abbandono della Chiesa di Scientology dopo 35 anni, come un motivo di persecuzione da parte del culto religioso. Tuttavia non è stato scagionato da alcuna accusa, poiché (ancora) non formalizzata in un processo penale.
“È tutto legale, in realtà”, sostiene Cinzia Spanò, presidente dell’associazione Amleta, associazione di attrici e collettivo femminista intersezionale nato per contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo, a proposito del workshop di Haggis. “È tutto fatto attraverso parametri di legalità, perciò la nostra azione si è limitata a un’email di segnalazione all’associazione Artisti 7607 e un post sui nostri social. Ma è proprio qui che la questione si fa etica, rispetto a che posizione si vuole prendere nei confronti della violenza contro le donne. Nel momento in cui cui si ci troviamo nel nostro paese, e di cui il femminicidio è solo la punta più visibile, chiediamo un’assunzione di responsabilità collettiva”, prosegue Spanò a nome di Amleta. “Altrimenti è inutile scendere il piazza il 25 novembre a gridare la nostra indignazione e parlare della violenza come un problema culturale. Sembra che non si sappia decifrare il significato di questa parola, culturale, ma è tutto ciò che ci circonda, anche le singole scelte, per esempio, di dare o meno visibilità sul nostro profilo a una determinata presenza”.
I fatti del 2022 e le accuse negli Stati Uniti
Come ricordato anche da Cinzia Spanò, Paul Haggis negli Stati Uniti è stato già giudicato responsabile in sede civile dello stupro della sua ex collaboratrice Haleigh Breest. Breest aveva denunciato Haggis nel 2017, nei primi mesi del movimento #MeToo, per una violenza avvenuta nell’appartamento del regista nel 2013. Il processo penale è stato archiviato, ma nel novembre 2022 nell’ambito del processo civile, il tribunale di New York lo ha ritenuto appunto responsabile dello stupro obbligandolo a pagare 7,5 milioni di dollari di danni compensativi, a cui ne ha successivamente aggiunti altri 2,5 di danni punitivi, per un totale di 10 milioni di dollari.
In questo processo Haggis è stato rappresentato dall’attuale legale di Jonathan Majors, Priya Chaudhry, che secondo quanto riportato dal New York Times il 10 novembre 2022 si è detta sorpresa e delusa dal verdetto ma soprattutto dalla decisione del giudice di far testimoniare altre quattro donne che avevano accusato Haggis di comportamento sessuale inappropriato.
La sentenza del tribunale civile newyorkese arriva dunque in seguito all’arresto in Italia (19 giugno 2022) e dopo diversi anni in cui Haggis era ricorso agli avvocati per dimostrare di non poter pagare i 9 milioni richiesti da Breest nel primo tentativo di accordo fra le parti. Al tempo Haggis aveva accusato a sua volta la donna di volerlo mandare in bancarotta. Elemento, questo della disponibilità di denaro, che ritorna nella connessione fra Paul Haggis e l’Italia.
Oltre al seminario romano i cui guadagni – come scritto nell’email dall’assistente di Haggis, andranno ad Haiti – “il regista nel febbraio 2022 ha guadagnato almeno 100 mila euro dall’Apulia Film Commission, allora presieduta da Simonetta Dellomonaco, per la realizzazione dello spot di Mesagne Capitale della Cultura 2024”, come racconta a THR Roma la giornalista Anna Puricella che nel 2022 per La Repubblica ha seguito le vicende intorno all’Allora Fest di Ostuni (oggi chiamato Ora Fest e con sede a Monopoli). Dopo la diffusione della notizia dello scandalo sessuale e dell’arresto ai domiciliari, infatti, i fondatori e la direzione artistica dell’Allora Fest si sono affrettati a prendere le distanze da Paul Haggis, individuandolo come un semplice ospite.
Solo pochi giorni prima, tuttavia, durante la conferenza stampa del festival, mandata in diretta sulla pagina Facebook della Regione Puglia e ancora visibile, Haggis compare al tavolo delle istituzioni, ringraziato direttamente dal presidente della regione Michele Emiliano. “Devo ringraziare Paul Haggis perché lui è diventato pugliese organizzando questa grande complicazione della sua vita (il festival, ndr). Ma ‘cosa fatta capo ha’, come si dice. Voglio ringraziarlo anche perché adesso ho la più grande collezione di messaggi da parte di Paul Haggis della storia del cinema e perché questo rapporto che si è stabilito tra me e Paul mi ha insegnato molte cose”, afferma il presidente Emiliano nel video Facebook, confermando di aver avuto comunicazione dirette con il regista e alimentando così anche l’ipotesi per cui Haggis fosse un fondatore “nascosto” del festival, prontamente allontanato dopo lo scandalo.
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