È una mattina di sole gelida a Roma, mentre il Campidoglio aspetta l’arrivo del feretro di Sandra Milo. Dieci, venti, trenta minuti, si fa attendere fino all’ultimo, come la diva che era e rimane. Intanto intorno tutto scorre come sempre, con i turisti ignari e le scolaresche in gita che affollano i corridoi. Alcune, perdendosi, attraversano l’ingresso di via del Tempio di Giove, proprio mentre le forze armate già sull’attenti si preparano ad accogliere per l’ultima volta Sandra Milo.
In un angolo, nascosta tra i giornalisti resta una ragazza, senza appunti e senza videocamera, solo con un paio di occhiali scuri e qualche lacrima impossibile da nascondere. Entra senza farsi notare nella Sala della Protomoteca, dove fino alle 19 sarà allestita la camera ardente. E lì resta in silenzio, ancora piangendo.
Si chiama Giorgia, non è parente e non conosceva la grande attrice, ma nel suo dolore c’è il lutto di un paese intero che amava l’allegria, l’ironia e l’intelligenza di Sandra Milo. “Non sono attrice”, sussurra Giorgia nel silenzio della Protomoteca, ma lavora nel cinema, in produzione, proprio grazie alla fascinazione provata per la prima volta per la grande diva. E per tutte le stelle degli anni Cinquanta e Sessanta. “Sono due giorni che piango. Forse non piangevo così dalla morte di Catherine Spaak”.
Torna in disparte, nel suo pianto, da sola, con lo sguardo alla bara di legno chiaro in fondo alla Protomoteca. Il profumo dei fiori si sente da lontano, una cascata di rose bianche, nella corona di Cinecittà e in quella dedicata, con amore dai tre figli.
Il ricordo dei figli
Mentre a lato scorrono alcune immagini dei più grandi film di Sandra Milo, a partire da 8½ di Federico Fellini, la gente inizia ad arrivare al Campidoglio, per un ultimo saluto. Si trattiene poco, un segno della croce, un pensiero, un mazzo di fiori lasciato sulla bara spoglia, che subito la figlia Debora Ergas si affretta a riposizionare a terra, con tutti gli altri. Lasciando sul feretro soltanto una foto, dell’acqua santa e un’immagine di Padre Pio.
Poco dopo è proprio Ergas, giornalista da quasi 40 anni in Rai, a voler fare una dichiarazione ai colleghi, nonostante il momento di grande fatica emotiva. Lo fa ricordando che la madre “ha sempre condiviso tutto, gioie e dolori, ascese e ricadute, successi e insuccessi”, solo la sua condizione fisica negli ultimi giorni era rimasta un segreto, custodito gelosamente. “Il cinema a volte l’ha osannata, ha volte l’ha dimenticata ma noi sappiamo che ha seminato solo amore e generosità. Madre sola di tre figli, è stata per noi un esempio infinito di dignità, indipendenza e autodeterminazione. Mia madre è stata prima di tutto una donna libera”, aggiunge.
La segue il fratello, Ciro De Lollis, che decisamente emozionato e provato ricorda di aver tenuto stretta la mano della madre fino all’ultimo respiro. E ringrazia il sindaco, il Campidoglio e “tutte le persone che le hanno voluto bene, perché quell’affetto è arrivato fino a loro”.
“Non ti dimenticheremo mai”
Il sindaco Roberto Gualtieri, più volte ringraziato, in questa mattina del 30 gennaio è assente per impegni all’estero. Ne ha fatto le veci l’assessore alla cultura Miguel Gotor, che ha aggiunto: “Sandra Milo era cittadina e amica di Roma, oltre che una della più grandi attrici della seconda metà del Novecento. Roma farà di tutto per ricordarla perché la sua storia, la sua biografia e il suo passaggio su questa terra meritano di essere ricordati”.
Mentre i concittadini di Roma continuano a raggiungere, lentamente, il Campidoglio per salutarla, Sandra Milo guarda tutti dalla foto, bellissima, scelta per ricordarla, accanto a un quaderno aperto e due rose bianche, che invitano a lasciare un pensiero. Lo sguardo cade sull’ultimo saluto scritto. “Grazie Sandra, merito tuo se ho iniziato a lavorare nel cinema, la tua interpretazione del L’ombrellone è unica. Non ti dimenticheremo mai. Giorgia”.
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