Scott Beck e Bryan Woods sono gli sceneggiatori di uno dei migliori horror degli ultimi anni, A Quiet Place – Un posto tranquillo. Il film è stato scritto insieme a John Krasinski, nel ruolo anche di protagonista e regista, e ha dato il via alla produzione di altri due sequel, uno già uscito nel 2020 e un altro rimandato a data da destinarsi. Un’idea nata da Beck e Woods stessi, su una società post-apocalittica invasa da alieni sensibili al suono. Un horror in cui i protagonisti non possono urlare, al contrario degli spettatori, che possono esprimere il loro spavento gridando a squarciagola. È da questa intuizione originaria che il duo, stavolta anche alla regia, si è dedicato al blockbuster preistorico 65 – Fuga dalla Terra. Peccato che non solo quello di A Quiet Place sia un soggetto ormai visto e rivisto – diremo, anzi, sentito -, ma nella riproposta che i due esordienti alla regia ne fanno, risulta banale e invecchiato.
Che poi, il vero problema di 65 – Fuga dalla Terra, è semplicemente che si tratta di un brutto film. La storia è quella di Adam Driver, interprete di Mills, pilota di una nave piena di passeggeri ibernati colpita da un meteorite e giunta sul pianeta Terra, ben 65 milioni di anni addietro rispetto ai nostri giorni. Un lavoro che avrebbe richiesto due anni di tempo, e che avrebbe allontanato l’uomo dalla sua famiglia e dalla figlia malata.
È la ragazzina il motivo principale per cui l’uomo ha intrapreso la missione: guadagnare abbastanza per curarla. Dopo la collisione è però un’altra bambina che Mills dovrà salvare, la piccola e sperduta Koa (Ariana Greenblatt), unica passeggera sopravvissuta. Insieme tenteranno di raggiungere la cima di una montagna per salire su una navicella e scappare. Il tutto agendo nel più assoluto silenzio, cercando di non disturbare i dinosauri che si nascondono attorno.
65 – Fuga dalla Terra: Adam Driver, cosa fai?
Con 65 – Fuga dalla Terra, la domanda è: cosa poteva andare storto? C’è un divo di Hollywood, anche tra i volti più apprezzati dell’immaginario autoriale. Un universo giurassico, in cui gli enormi bestioni del pleistocene vengono affrontati e abbattuti con pistole laser. C’è un rapporto padre-figlia surrogato, ricreato da quell’uomo che ricorda la famiglia lasciata a casa, mentre la bambina che lo ha affianca ha appena perso la sua.
Eppure tutti questi elementi, ottimi per intrattenere il pubblico che sa benissimo cosa aspettarsi da un film fantascientifico con i pupazzoni, non sono riusciti nemmeno a stuzzicare il divertimento dello spettatore, che si ritrova confuso e sconcertato dall’incapacità non solo del personaggio di Driver di mettersi in salvo, ma dell’intero film di voler funzionare.
La pellicola, proprio come i personaggi, arranca irrimediabilmente. Come quando Mills si butta di sua sponte in un laghetto di sabbie mobili o Koa utilizza tutta la sua dinamite per un unico – anche abbastanza piccolo – dinosauro. 65 – Fuga dalla Terra doveva raccontare la storia di un uomo e una bambina alla ricerca della salvezza (fisica e forse non solo), ma finisce per trasformarsi in un survivor movie for dummies, dove tutto ciò che i protagonisti decidono è esattamente ciò che non bisognerebbe mai fare.
E così vale per la pellicola. Che non è né originale, né cazzuta, né esilarante, né abbastanza trash. È solo noiosa. Un film dove i registi Beck e Woods sono riusciti a far recitare male anche Adam Driver. E allora speri che la fine sia davvero vicina, e che il meteorite in direzione della Terra arrivi il più presto possibile.
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