“Ora anche noi abbiamo il nostro eroe, non più solo calci in culo”. Non è certamente il linguaggio che ci si aspetterebbe da un film su un vigilante mascherato, ma la frase dello zio Rudy (interpretato da George Lopez) al giovane nipote Jaime Reyes (Xolo Maridueña) ha un significato che va oltre le semplici parole.
Di provenienza latina, nella periferia di Palmera City, il protagonista di Blue Beetle, così come la sua famiglia, vive nel pregiudizio di un universo inventato. Un mondo, quello dei fumetti della DC, che ricalca non solo la fisionomia delle città statunitensi, ma spesso il loro sentire comune.
In questo caso, un razzismo sistemico dilagante che mantiene chiuse le comunità così da lasciare i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri. Se afroamericani o latini, non ne parliamo. Una società che vorremmo effettivamente fosse solo creazione della fantasia, ma è pressoché realtà.
L’eredità latina dei cinecomics
Il fatto che lo Scarabeo abbia perciò scelto Jaime, è un atto di rivincita non tanto (o almeno, non solo) per il ragazzo, neolaureato che torna nella sua città con sogni da avvocato e futuro da addetto alle pulizie, quanto di un’intera collettività che può finalmente vantare il suo primo supereroe latino – più o meno, ma per scoprire a cosa ci riferiamo, dovete vedere il film.
Lo stesso vale anche per la DC. E per il mondo fuori dallo schermo, che al momento aveva avuto solamente l’attrice Xochitl Gomez nella parte di America Chavez in Doctor Strange nel Multiverso della Follia e l’interprete Tenoch Huerta, messicano, nel ruolo di Namor in Black Panther: Wakanda Forever (2021) – e che potrebbe perderlo viste le successive accuse sessuali mosse contro l’attore. Entrambi film della Marvel, nessuno di loro vero protagonista.
A dimostrazione che per le minoranze sia sempre più difficile trovare il proprio posto e, quando lo si raggiunge, riuscire a far valere la propria voce è comunque tutto un altro paio di maniche, Blue Beetle arriva nel momento di maggiore stanchezza da parte del pubblico (e quindi del botteghino) per i cinecomics, oltre che di estremo e delicato passaggio nelle fila della dirigenza DC.
È più che normale chiedersi: ma il film, diretto da Ángel Manuel Soto, fa o non fa parte del futuro piano di espansione di James Gunn? E, forse, lo è ancora di più non chiedersi nulla.
In ogni caso sì, Blu Bettle è “il primo personaggio del DCU” – attenzione, c’è una “E” in meno nel nuovo universo, ecco la prima differenza -, mentre quello su Superman sarà “il primo film” secondo l’ex padre dei Guardiani della Galassia. Un inizio sicuramente in sordina, considerando la portata del supereroe scelto e dell’origin story con cui parte. Che brutta, poi, non lo è affatto. Ma se è per questo, nemmeno epica.
Telenovelas e action in Blue Beetle
Blue Beetle ha la freschezza del suo giovane protagonista, l’ancora bravo Xolo Maridueña dopo la serie Cobra Kai, e il divertimento di un action che trae a piene mani dalla comunità latina. Gli stilemi delle telenovelas, più volte citate nel film, dettano l’esagerazione e l’esagitazione dei buffi personaggi che circondano Jaime, e che fanno da cassa di risonanza all’importanza delle radici e della casa che la famiglia del supereroe va a rappresentare.
C’è caoticità, c’è confusione, ci sono urla, salti e canzoni quando i personaggi sono tutti insieme. E c’è un senso d’appartenenza e responsabilità che Jaime incarna, pur con un scarabeo conficcato nella schiena – inaspettatamente e graditamente horror la scena in cui il protagonista si trasforma per la prima volta.
Sebbene la confezione ha quello stampo che spesso i cinecomics più chiassosi hanno presentato negli ultimi anni, dove l’impronta inizio anni Duemila regnava sovrana andando da Venom a Morbius (e no, state tranquilli, non lo stiamo paragonando ai due film), Blue Beetle intrattiene pur soffrendo nella sua seconda parte.
Gli effetti speciali si confondono, la risoluzione viene tirata per le lunghe, ma ormai è troppo tardi, perché quando tutto questo avviene vuoi già bene a Jaime e alla sua famiglia, almeno quanto basta per divertirti insieme a loro e a rimanere concentrato sulle sorti della battaglia finale. Forse Blue Beetle non avrà l’impatto culturale di una Wonder Woman o di un Black Panther, ma è un punto da cui cominciare, aspettando di vedere cosa ne faranno James Gunn e Peter Safran del nuovo “bimbo-scarabeo”.
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