Nel dicembre 2018, era arrivato Aquaman, con la quantità di fanfara appropriata per il momento. Era l’apice della cultura del fumetto (e del DCEU, DC Extended Universe) e uno dei suoi regnanti, Jason Momoa, era arrivato alla prima del film sul blue carpet con un tridente d’oro. Da vero sbruffone, si era esibito in una danza cerimoniale con membri della comunità Maori, mentre la moglie Lisa Bonet e i figli della coppia assistevano dai lati.
Le star Nicole Kidman e Amber Heard avevano portato il fascino e le urla dei fotografi. Dopo la proiezione, i festeggiamenti si erano spostati dal Chinese Theatre all’afterparty a bordo piscina del Roosevelt Hotel.
Il film avrebbe poi superato il miliardo di dollari di incassi, entrando a far parte di uno zenit per i film tratti da fumetti, in un anno che aveva visto l’uscita anche di Black Panther, Avengers: Infinity War e Spider-Man: Into the Spider-Verse.
Cinque anni dopo, le cose sono molto diverse. Il sequel, Aquaman e il Regno Perduto, è arrivato come una bassa e calma marea questa settimana, con un ricevimento pre-proiezione per gli influencer al centro commerciale di fascia alta The Grove. Gli unici talenti di primo piano presenti erano Momoa e il regista James Wan, che hanno posato davanti a un ritaglio di cartone del logo del film. Non c’è stato alcun afterparty e lo studio l’ha tecnicamente definita una “proiezione per i fan”, non una prima.
E questo, in un certo senso, racchiude l’arco malinconico del DC Extended Universe della Warner Bros, la serie di film che ha attraversato un decennio, ha reso famosi diversi attori e ha ispirato (nel bene e nel male) una schiera di fan così appassionata da essere diversa da qualsiasi altra.
È stata un’epoca inaugurata da un regista visionario la cui collaborazione con lo studio è stata interrotta; da film che non ci si aspettava avessero successo, come Aquaman, che ha incassato oltre 1,1 miliardi di dollari in tutto il mondo, e da film che avrebbero dovuto avere successo, ma invece hanno deluso, come Justice League. È stata un’epoca in cui molti film e progetti del DCEU sono stati trascinati dalle correnti in rapida evoluzione e dalle acque profonde dei media aziendali e persino degli scandali aziendali.
La marea è cambiata, molte volte, e non nel modo in cui tutti si aspettavano.
Da Zack Snyder a Christopher Nolan. E viceversa. La storia produttiva dei cinecomic DC
Il regista Zack Snyder è stato lodato e odiato per i toni cupi e saturi che hanno permeato il DCEU. Ma è importante ricordare che, a livello atomico, le radici di quell’universo possono essere fatte risalire a Christopher Nolan e all’allora capo della Warner Jeff Robinov.
Fu Robinov che, nel corso della trilogia del Cavaliere Oscuro di Nolan, fece grandi piani affinché Nolan producesse più film DC e forse supervisionasse anche l’intera linea, a partire da un film su Superman. Nolan, a sua volta, assunse Snyder per dirigere L’uomo d’acciaio, che il regista de Il Cavaliere Oscuro produsse.
La domanda sul perché Nolan non abbia continuato a supervisionare altri progetti non ha mai trovato una risposta esauriente. Probabilmente il suo unico obiettivo era quello di dirigere i propri film. Forse la visione finale di Snyder non faceva per lui. Alla fine, quest’ultimo ha ricevuto il suo più forte sostegno da Robinov e dal suo luogotenente, Greg Silverman, che è poi diventato presidente della produzione dopo l’uscita di Robinov nel 2013.
Nel 2014, il successore di Robinov, Kevin Tsujihara, ha presentato l’ormai famigerato piano per dieci film, con la promessa di un’alba che si staglia sulla torre dell’edificio del Daily Planet. Wonder Woman, Flash, Aquaman, Cyborg, Lanterna Verde, Suicide Squad, Shazam! e due film sulla Justice League furono tutti annunciati e messi in calendario. Lo studio, o il proprietario che c’era in quell’anno, voleva che il DCEU fosse come il Marvel Cinematic Universe, un paragone che aveva radici storiche nel mondo dell’editoria. Un paragone che affliggeva ingiustamente il DCEU e che Snyder non aveva alcun interesse ad accettare.
Non era destino che la DC diventasse come la Marvel, e gran parte di quella visione in dieci film non si è mai realizzata. Certo, Wonder Woman è diventato un vero e proprio fenomeno globale e Aquaman rimane il terzo film Warner di maggior incasso di tutti i tempi. Ma il primo ha anche dato vita a un sequel criticato, uscito nel bel mezzo della pandemia; un terzo capitolo è stato annunciato e poi pubblicamente nascosto sotto il tappeto. The Flash è finalmente uscito quest’anno, ma non è stato un successo di critica né di pubblico.
In mezzo a tutto questo, ci sono stati spin off e show collaterali. Ci sono stati Suicide Squad e Birds of Prey. E la Warner ha usato il suo anello del potere per accaparrarsi James Gunn per Suicide Squad, dopo che la Disney lo aveva temporaneamente licenziato come regista di Guardiani della Galassia Vol. 3. Alcuni dei film DC più importanti di questo periodo non facevano affatto parte del DCEU.
Joker del 2019 ha evocato il Martin Scorsese degli anni ’70 ed è stato un successo da un miliardo di dollari nonché vincitore di due Oscar, mentre The Batman del 2022, una saga criminale degna di essere paragonata a Michael Mann, ha portato a casa un solido incasso di 771 milioni di dollari a livello globale.
I grandi cinecomic del DCEU mai realizzati (e i guai “aziendali”)
E che dire dei film mai realizzati? Delle strade non percorse? Fermatevi un attimo davanti alle lapidi del film su Batman di Ben Affleck e di New Gods di Ava DuVernay (non è chiaro se la regista abbia o meno presentato una sceneggiatura completa allo studio). A David Ayer era stato assegnato il progetto Gotham City Sirens come premio di consolazione dopo che lo studio gli aveva tolto Suicide Squad.
La Warner aveva annunciato un film su Blackhawk prodotto da Steven Spielberg e ha fatto uscire un comunicato stampa su un film di Joss Whedon su Batgirl. E per non far piangere i suoi fan, non parliamo nemmeno del film su Superman con Henry Cavill, mai realizzato. E forse, se l’ego non si fosse messo di traverso, ci sarebbe stato un film, molto atteso, su Shazam contro Black Adam, ma la star di Black Adam, Dwayne Johnson, aveva rifiutato l’idea e puntato a un film tutto suo.
Lo show collaterale definitivo è stato quello aziendale. Tsujihara è stato estromesso per uno scandalo sessuale nel marzo 2019. Nel frattempo, la Warner e la DC sono state oggetto di un ping pong tra i proprietari AT&T, che ha preso il controllo nel 2016, e Discovery, che ha acquistato la società nel 2022. In tutto questo, un film su Batgirl già completato è stato messo nella Batcaverna e non si è più visto, facendo rabbrividire la comunità creativa.
Kevin Feige, capo della Marvel, ha dichiarato che l’acquisizione della Marvel da parte della Disney è stata “la cosa più bella che ci sia mai capitata”. Ha dato alla società più risorse e, cosa altrettanto importante, stabilità. Riuscite a immaginare come sarebbe la programmazione della Marvel se cambiasse proprietario o direttore di studio tante volte quanto la Warner?
Ed ecco il dilemma. Tutti volevano la DC, ma pochi sapevano cosa farne. E lungo il percorso, i critici e i media sono stati pronti a segnalare ogni fallimento percepito.
La realizzazione dei film DC è stata un vero e proprio riflesso dei suoi tempi. Snyder è diventato il portabandiera del culto della personalità in un momento in cui mezza America, o addirittura il mondo, elevava figure polarizzanti su piedistalli che sarebbero stati disposti a morire per difenderli. I film sembravano essere più grandi su Twitter che nel mondo reale, cosa che ha raggiunto il suo apice quando un esercito di Internet, reale o immaginario, ha contribuito alla creazione dello SnyderCut, un evento che probabilmente non si ripeterà mai più.
La maggior parte dei film in sé non ha avuto una forte presa – non è che Aquaman, nonostante sia stato un successo da 1 miliardo di dollari, sia una sorta di pietra di paragone culturale (in futuro, se gli diamo tempo?) – anche se Wonder Woman ha superato le aspettative, aiutata dal fatto che, come i braccialetti di Diana, stava reagendo contro la mascolinità tossica pervasiva del momento.
Una cosa che è rimasta impressa, tuttavia, è il casting. Una generazione è cresciuta credendo che Cavill fosse il Superman di tutti i Superman. Gal Gadot è stata perfetta nel ruolo di Wonder Woman. Ben Affleck è un Batman negato. Non era facile trovare la Trinità DC [Batman, Superman e Wonder Woman, appunto], ma Snyder e compagni ci sono riusciti.
Ezra Miller ha dato vita a un’ottima doppia interpretazione in The Flash, ma il film è stato penalizzato dai suoi problemi legali e di salute mentale, oltre che dai dirigenti della Warner che hanno dichiarato che si trattava di uno dei più grandi film di supereroi di tutti i tempi, cosa che non ha fatto altro che preparare la strada a una delusione. Zachary Levi e Asher Angel hanno catturato in modo eccellente la voce gemella di Shazam/Billy Batson in Shazam!, una delizia poco apprezzata realizzata dalla divisione New Line lontano da occhi indiscreti dei dirigenti e che lo studio non è riuscito a commercializzare in modo adeguato.
Alla fine, la somma delle parti era superiore al tutto. Arriva l’era dei DC Studios e di James Gunn
La probabile eredità reale e duratura del DCEU sarà rivelata solo tra qualche anno. Ricordatevi che i prequel di Star Wars erano antipatici a molti quando uscirono negli anni ’80, ma 20 anni dopo sono pietre di paragone per un’intera generazione, per la quale quei film sono Star Wars. Chissà che effetto avranno su chi è cresciuto con il DCEU.
Il prossimo anno, tuttavia, ci darà il tempo di fare un bilancio migliore. C’è solo un film DC in programma, Joker: Folie à Deux di Todd Phillips, che non è collegato ad alcun universo più ampio. Ci sarà un solo film dei Marvel Studios (Deadpool 3). Si tratta della prima vera pausa dal genere che il pubblico avrà forse da oltre un decennio (non contiamo i film Marvel della Sony del prossimo anno – Madame Web, Kraven – Il cacciatore e Venom 3 – che sono sempre sembrati dei lati B dei singoli di successo).
Questa pausa è positiva per la DC, perché sembra fare tabula rasa per il lancio dell’era dei DC Studios, la divisione lanciata quest’anno da Gunn e Peter Safran (stranamente, il protagonista e l’attore del poco visto Blue Beetle di quest’estate saranno in qualche modo portati nella nuova era. Perché quel personaggio e quell’attore? Il tempo ce lo dirà, credo). Il primo titolo sarà l’opera di Gunn sull’Uomo d’Acciaio, Superman: Legacy, che uscirà l’11 luglio 2025.
Solo allora gli studios, i fan e il pubblico sapranno davvero se il momento in cui ci troviamo è una temporanea stanchezza da supereroi o se il momento di dominio del genere è davvero finito.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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