“Se James Gunn dice che The Flash è bello, è bello” mormora qualcuno che si fida ciecamente dell’opinione del regista di Guardiani della Galassia e Suicide Squad, perché ogni fedele ha il suo profeta e il regista dei Guardiani della Galassia crea più fanatismo, positivo e negativo, di qualsiasi guru religioso.
Siamo nella mecca della cultura nerd, che per quelle coincidenze meravigliose che solo la vita, e Napoli, ti sa dare è confinante con quello che nella città partenopea è definito il Tempio, lo stadio Diego Armando Maradona. Ognuno ha i supereroi che si merita.
La fila lunghissima già dalle 13.30 non è per lo stadio. C’è un’altra celebrazione, un film, forse il più atteso della prossima estate.
The Flash.
L’attesa nella lunga coda è accompagnata da cori in supporto del Napoli, bandiere che sventolano e uno Spider-Man con una sciarpa azzurra. Diversi i visitatori in cosplay, un paio di questi vestiti persino da Jay Garrick e Barry Allen, rispettivamente i Flash della Golden (i primi eroi dagli anni ’40 a fine ’50) e della Silver Age (la seconda generazione di eroi da fine ’50 metà ’70).
A quanto abbiamo visto non hanno usato la supervelocità per saltare la fila.
Così The Flash si è mostrato al Comicon. Doveva arrivare dopo lo scudetto del Napoli e invece è arrivato prima, ma d’altronde il supereroe più veloce dell’universo dei comics non poteva fare altrimenti.
Supersonico è stato anche il lancio del prossimo blockbuster targato DC: annunciato venerdì dal Comicon (colpaccio della sezione cinema & tv), è arrivato lunedì al Teatro Mediterraneo, durante la Mostra d’Oltremare, per la prima proiezione europea del film interamente dedicato all’eroe di Central City, con Ezra Miller nel ruolo di Flash e Andy Muschietti (It) alla regia.
The Flash stacca il telefono
Una proiezione speciale, blindata. All’ingresso i telefoni sono stati spenti e messi dentro una busta di plastica (rimasti in possesso dei presenti). Personale di sala che passava con le torce per controllare che nessuno registrasse pezzi del film o scattasse foto. Una proiezione speciale perché quanto mostrato non è definitivo, hanno specificato a più riprese. Una proiezione speciale perché in lingua originale, senza sottotitoli. La sala gremita di gente, luci stroboscopiche rosse e pannelli a led con in loop alcune scene del trailer.
Prima di cominciare i saluti di Andy Muschietti e della sorella e produttrice, Barbara Muschietti, in un video preregistrato in cui ringraziano le persone in sala e presentano il film. “È stato un viaggio di quattro anni,” dichiara Barbara Muschietti, “siamo orgogliosi”. Ed effettivamente la produzione di questo ultimo film della Dc è stato un lungo viaggio, persino travagliato. Un viaggio della speranza: le questioni legali di Ezra Miller e i suoi comportamenti problematici dentro e fuori dal set non sono certo un mistero, e la pandemia ha rallentato la produzione di questa pellicola come di tante altre.
A ben pensarci è quasi un miracolo che The Flash arrivi nei cinema. Già lo si dava per morto.
The Flash stacca la spina
Funzionalmente morto è invece il multiverso Dc, un pot-pourri cinematografico con un’organizzazione creativa che definire schizofrenica è farle un complimento. Marvel, la concorrenza, ha invece sempre messo in gioco strutture più organizzate e piani di sviluppo narrativo ben definiti. The Flash è il capitolo che dovrebbe resettare questa linea piatta che abbiamo chiamato DC Extended Universe, che fino a ora è rimasto attaccato voracemente a una macchina mediatica dal retrogusto populista. Un accanimento terapeutico che poi a portato alla Snyder Cut di Justice League, a quelle quattro ore in bianco e nero che di artistico avevano poco, il più classico dei fallimenti di successo. O viceversa, non l’abbiamo ancora capito.
L’unica necessità di questo progetto partito con il piede sbagliato era, semplicemente, ricominciare da capo. Ma senza rinnegare il passato, anzi con coscienza dei propri scivoloni. Non era, e non è, veramente necessario “resettarli”, nascondendo tutto sotto il tappeto. Alla fine gli errori del passato ci portano a essere ciò che siamo ora. Questa è la filosofia con cui si sviluppa la storia di Barry Allen nei fumetti, nella serie televisiva targata CW, e che ora muove il sottotesto vibrante di questo ultimo film. E questa filosofia si applica perfettamente anche al contesto generale. Andava fatto, prima o poi.
Da Cinemacon di Las Vegas sino al Comicon, il velocista scarlatto è arrivato. Urla e fischi di gioia durante la proiezione, e almeno una decina di applausi corali. Insomma, quanto mostrato è piaciuto al pubblico, quasi sembrava di essere a un luna park. Una sbronza di immagini servite agli appassionati su un piatto d’argento. Volevano quello, lo hanno avuto.
Alla fine niente titoli di coda, le luci si accendono e parte l’ultimo scrosciante applauso. I mormorii del pubblico che esce dalla sala soddisfatto affiancato dai rumori delle buste di plastica divelte per riaccendere i propri telefoni.
Un responso più che positivo. Ma ancora non è la versione definitiva, per quella bisognerà aspettare il 15 giugno.
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